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TERAMO. Dati Istat alla mano, l’occupazione nel 2023 e nel primo trimestre del 2024 non è stata mai così alta negli ultimi anni in provincia di Teramo, e si è avvicinata ai livelli record toccati poco più di vent’anni fa. All’epoca, al culmine di una dinamica economica espansiva, sostenuta dai 100 miliardi di lire di investimenti del Patto Territoriale, il Teramano nel 2003 registrava il più basso tasso di disoccupazione tra tutte le province italiane, pari a quello di Bergamo e Brescia. Oggi non siamo tornati a quei numeri, ma ci siamo vicini. È in atto, insomma, un rilancio economico della provincia di Teramo, che peraltro potrà consolidarsi grazie agli incentivi che arriveranno nei prossimi mesi, con i nuovi sgravi fiscali per il Mezzogiorno e i bonus previsti dalla Zes unica.
IL COMMENTO
«I dati Istat e del Centro Studi di Banca d’Italia relativi al 2023 certificano una provincia dinamica, che ha il tasso di occupazione più alto in Abruzzo, con il 63,2%, e un tasso di disoccupazione generale che è un punto più basso rispetto alla media nazionale e regionale, perché è arrivato al 6,7%, addirittura al 5,2% tra gli uomini», osserva Stefano Cianciotta, amministratore delegato della Finanziaria regionale (Fira) e componente della segreteria tecnica della Zona economica speciale (Zes) alla presidenza del Consiglio dei ministri. «Se consideriamo che il tasso di disoccupazione del 4,5% è fisiologico, ed è un dato che la provincia di Teramo ha raggiunto agli inizi del 2000», continua Cianciotta, «possiamo affermare che oggi il Teramano soprattutto nell’occupazione maschile è in linea con il nord, e questo grazie a un sistema industriale composito, che è riuscito a superare crisi molto forti, come nel caso dell’automotive, allo sviluppo del settore agroalimentare, alla tenuta del turismo, al rilancio del tessile/abbigliamento e all’incremento del Pil determinato dal contributo delle costruzioni. Non è un caso, ad esempio, che tra i distretti industriali monitorati dal Centro Studi di Intesa San Paolo sono proprio quelli teramani, insieme con l’agroalimentare di Fara San Martino, a determinare la crescita dell’export abruzzese, che nel primo trimestre del 2024 ha fatto registrare un eloquente +13,8%».
LE NUOVE FACILITAZIONI
Fino al 31 dicembre è stata prorogata l’attuazione di “Resto al Sud” per le imprese e i giovani che vogliono investire nelle regioni del Meridione e di Decontribuzione Sud, con lo sgravio dei contributi fiscali fino al 30% per contratti di lavoro nuovi o stabilizzati. Tra i beneficiari delle misure i giovani under 35, che dal 1° settembre e fino al 31 dicembre 2025 avranno a disposizione tre nuovi incentivi per le assunzioni, come previsto dal decreto Coesione. Per le sole aziende del Sud sarà previsto uno sgravio fiscale fino a 650 euro al mese per lavoratore. Corsia preferenziale anche per le donne svantaggiate che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno, disoccupate da almeno sei mesi: uno sgravio per i contratti a tempo indeterminato che consiste in un esonero del 100% dei contributi previdenziali per due anni nel limite massimo di 650 euro a mese. «Queste misure», dice Stefano Cianciotta, «al pari delle nuove risorse comunitarie previste per la programmazione 21/27, che per l’Abruzzo ammontano ad oltre un miliardo di euro, puntano a rendere strutturali i dati positivi sullo sviluppo economico regionale, e in particolare per la provincia di Teramo, che nell’ultimo anno e agli inizi del 2024 è cresciuta più delle altre province abruzzesi».
La zona economica speciale
Cianciotta, visto il suo ruolo, non può non rilevare, infine, che «ulteriore sviluppo si potrà avere con l’attuazione piena della Zona economica speciale nel prossimo biennio. Entro il 31 dicembre 2026, infatti, devono essere completate le infrastrutture strategiche intermodali, come l’ampliamento del porto di Vasto e dell’interporto di Manoppello, che garantiranno la maggiore competitività del sistema industriale abruzzese».
©RIPRODUZIONE RISERVATA



 

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