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Ultim’ora news 23 agosto ore 20


Le imprese strategiche per l’economia italiana salvate negli ultimi quattro anni sono state ben 14. Richiedendo un investimento pubblico che supera i 121,4 milioni di euro per riuscire a garantire la continuità del business e il lavoro ai più di 4 mila dipendenti coinvolti. Lo strumento che ha reso possibile tutto questo è il «Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa» del ministero del Made in Italy, gestito da Invitalia.

Varato con il decreto Rilancio del 2020, durante il governo Conte II, il Fondo permette allo Stato italiano di acquisire partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio di imprese in difficoltà economico-finanziaria che propongono un piano di ristrutturazione, con il tetto massimo di 30 milioni (soglia innalzata durante il governo Draghi rispetto ai 10 milioni originari) e uscendo dopo al massimo cinque anni.

Le 14 imprese supportate

Dall’alimentare al turismo, passando per la componentistica e la siderurgia, sono tante le aziende italiane, spesso vere e proprie eccellenze del Made in Italy, che hanno richiesto l’aiuto del Fondo.

Nel settore dell’abbigliamento sono stati tre gli interventi pubblici per evitare chiusure e licenziamenti. Tutti per imprese del nord Italia. La cifra massima a disposizione, ossia 10 milioni a testa, è stata sborsata a favore di Corneliani, storico marchio di abbigliamento maschile di Mantova, e per Canepa, produttore di seta di San Fermo della Battaglia (Como). Più contenuta la somma versata da Invitalia per togliere dai guai finanziari Conbipel, la nota catena di abbigliamento piemontese: è bastato un aumento di capitale di 3,8 milioni di euro. Poi è toccato alla storica Conceria del Chienti Tolentino, ripartita dopo un periodo di difficoltà come una nuova società – CTC Conceria del Chienti Società Benefit spa – con soci Avm Sustainability al 51% e Invitalia con il 49%, che vi ha investito quasi 5 milioni di euro.

Sempre connesse al saper fare e al bello italiano ci sono le operazioni di salvataggio di Snaidero e di Bellotti. Nel primo caso Invitalia ha coperto quasi la metà del complessivo aumento di capitale da 15 milioni di euro (sottoscritto dal fondo Ccrii – DeA Capital Alternative Funds sgr – Amco e dal Fondo Salvaguardia Imprese) per il rilancio del gruppo friulano, produttore di cucine di design, versando 7 milioni di euro. Nel secondo lo Stato, sempre attraverso Invitalia, è entrato nel marchio storico nel settore della lavorazione del legno con un aumento di capitale di 3,5 milioni a cui si sono aggiunti gli 1,5 milioni versati dalla Corà Domenico e figli spa.

Non si può poi parlare di Italia senza pensare al mondo food & beverage e dunque non desta sorpresa il fatto che due delle operazioni di salvataggio più costose intraprese da Invitalia afferiscano al comparto alimentare. Sono 8,4 i milioni che il Fondo Salvaguardia Impresa ha destinato alla Pernigotti Holding, società costituita dal fondo Lynstone di JP Morgan, per rilanciare la produzione di un’eccellenza che vanta oltre 150 anni di storia. Mentre alla continuità occupazionale e produttiva di Walcor lo Stato italiano ha contribuito prima con un aumento di capitale da 3,6 milioni, poi con un finanziamento da socio (al 24,7%) da 4,5 milioni e ancora con un contributo a fondo perduto di quasi 2 milioni a favore della storica azienda di Cremona specializzata nella produzione di cioccolata.

Non è trascurabile l’importanza crescente del turismo per l’economia italiana. Con questa consapevolezza il 20 febbraio scorso il Fondo è entrato nel capitale sociale di Terme di Chianciano per risanare un’azienda termale classificata come Marchio Storico Nazionale, a fianco dell’azionista Terme Italia, società dell’imprenditore-finanziere romano Massimo Caputi. Invitalia ha partecipato con 2,9 milioni di euro a un aumento di capitale da circa 6 milioni complessivi.

Passando poi alla componente più industriale dell’eccellenza tricolore, si riscontra il maggior numero di interventi di sostegno pubblico: 5 su 14. Il più dispendioso è stato a favore dell’azienda casertana di costruzione e manutenzione del settore ferroviario Titagarh Firema spa: Invitalia è entrata al 31% a fianco a due investitori indiani e ha iniettato risorse per 27 milioni.

Hanno richiesto 10 milioni a testa i salvataggi pubblici della Slim Fusina Rolling, dell’ex Alcoa di Porto Marghera (Venezia), attiva nell’alluminio, e della Ceramica Dolomite spa, nata dalle ceneri della Ideal Standard Industriale srl, nota per la fabbricazione di articoli sanitari in ceramica. In quest’ultima operazione la newco è partecipata dalla Delfin sarl, la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio, da Luigi Rossi Luciani, dalla Za-Fin srl (holding dell’imprenditore Bruno Zago, azionista di riferimento del gruppo cartario Pro-Gest) e da Banca Finint.

Leggermente più basso l’impegno di 7 milioni profuso da Invitalia per il salvataggio della Società Appalto Lavori Pubblici (Salp) di Bagnaria Arsa (Udine), specializzata nella realizzazione di metanodotti, oleodotti ed acquedotti. Non molto lontani i 6,4 milioni impegnati dal Fondo per il piano di ristrutturazione di Sicamb, azienda di Latina specializzata nella produzione di sedili eiettabili e componentistica per il settore aeronautico.

Le altre operazioni in itinere

Sono in ballo poi 178 milioni per il salvataggio di altre 14 imprese in crisi, importanti per il sistema Italia. Nello specifico, quasi 67 milioni sono destinati a cinque operazioni in attesa solo del closing. Di questi, ben 28 andrebbero alla MerMec Ferrosud e altri 20 milioni alla Landi Renzo spa, attiva nel settore della produzione di parti e accessori per veicoli. Il mondo della siderurgia in crisi andrebbe ad attrarre 13 milioni nel complesso, divisi quasi equamente a favore della Fa spa (6 milioni) e della Tecnomeccanica Crevalcore srl (7 milioni).

Si aggiungono poi le nove operazioni dal valore di 111 milioni in fase istruttoria che dovrebbero essere presentate in cda entro l’anno, qui in ordine alfabetico: Arti grafiche Boccia, Bedeschi e Imprima, (tutte e tre dal valore di 10 milioni); ISA (8,75 milioni); Italian Green Factory (29 milioni); Jabil (2,25 milioni); SIAE Microelectronics (30 milioni); Tecno (4 milioni) e Util industries (7 milioni). Recentemente si è tirata fuori la Montalbano industria alimentare, rifiutando l’impegno da 3,9 milioni di Invitalia. Ma quest’elenco, a quanto risulta a MF-Milano Finanza, potrebbe presto arricchirsi tanto di nomi nuovi quanto di nuovi round per chi ha ancora bisogno di supporto pubblico per tornare in carreggiata. (riproduzione riservata)

 

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