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Dopo aver letto la sintesi del rapporto 2024 sulla ricostruzione ne abbiamo parlato con il Commissario Legnini. Sono trascorsi sette anni dal terremoto, ma ci sembra di capire che la grande “scossa” di quella che era un po’ la palude della ricostruzione è avvenuta negli ultimi tre mesi.

L’ultimo dato che emerge è che mancano ancora 950 milioni per rimettere in sicurezza l’isola. E questo, rispetto a qualche altro anniversario del sisma, è quello che in qualche modo però ci permette di affrontare in maniera compiuta la messa in sicurezza dell’isola d’Ischia. Perché, lo ricordiamo, dopo il 26 novembre 2022 le due ricostruzioni sono state unite sotto la sua responsabilità.
«Ha fatto una sintesi molto efficace. Prima del 26 novembre la ricostruzione era appena iniziata, dopo un lungo periodo di stallo. Poi c’è stata la paralisi causata dall’evento catastrofico di novembre e quindi abbiamo ripreso con fatica. Ci siamo dotati di quattro grandi programmi che stanno procedendo a buon ritmo. Io speravo e spero ancora più velocemente, ma le risorse e le strutture preposte alla progettazione e alla realizzazione degli interventi sono quelle che conosciamo e quindi cerchiamo di accelerare il passo. I quattro programmi sono: uno, quello della Protezione Civile, che si trova in una fase molto avanzata, con 200 interventi, la metà dei quali conclusi o in corso, il resto in fase di avvio di progettazione.

Due, quello relativo alla ricostruzione pubblica, con cinque o sei cantieri già partiti e altri cinque o sei che partiranno nei prossimi mesi. Tre, quello della mitigazione strutturale del rischio idrogeologico, cioè quegli interventi che saranno destinati a mettere in sicurezza in via definitiva l’isola, che abbiamo in fase di avvio. Quattro, quello relativo alla ricostruzione privata, che negli ultimi mesi ha subito una forte accelerazione, dopo aver fissato la prima scadenza vera per i percettori di CAS. Abbiamo ricevuto in tre mesi quasi 100 domande di ricostruzione, cioè più del doppio di quelle che erano arrivate in tutti gli anni precedenti. Saremo nelle condizioni, nei prossimi due o tre mesi, di avviare i cantieri per almeno 50 di questi edifici, alcuni dei quali condominiali con più unità abitative, e saremo nelle condizioni di cantierizzare almeno altri 50 o 60 interventi pubblici nei prossimi due o tre mesi. Il Comune di Casamicciola si è finalmente strutturato per dare una risposta importante e sta realizzando numerosi interventi. Ugualmente gli altri Comuni. Insomma, io guardo con cauta fiducia al prossimo futuro».

IL FINANZIAMENTO DELLA BEI

L’altro tema che emerge dalla sua relazione è quello di un intervento legislativo da parte di Governo e Parlamento che chiarisca quelle che sono le responsabilità. Molto è stato fatto da un punto di vista legislativo, la battaglia per i condoni per garantire ai cittadini che attendevano da anni delle risposte certe. Cosa manca ancora da un punto di vista legislativo per affrontare la ricostruzione di Ischia in maniera spedita?
«La ricostruzione sull’isola d’Ischia è iniziata e per alcuni aspetti procede bene, con programmi e progetti definiti, ma per completarla occorrono ancora tre cose. E io sono molto chiaro su questo. Primo: il piano di ricostruzione della Regione Campania, adottato il 31 luglio. Ci sono problemi con i Comuni. I sindaci hanno scritto, io ho scritto e nei prossimi giorni incontreremo il presidente della Regione per chiarire definitivamente questa procedura. Secondo: norme più incisive sul coordinamento. Fare la ricostruzione sull’isola di Ischia, realizzarla, è una delle cose più complicate. Io ne ho viste tante in Abruzzo, nel centro Italia e in diverse altre regioni. Qui è molto complicato. Non c’è solo il tema delle sanatorie edilizie, c’è da coniugare il rischio idrogeologico e quello sismico, c’è da gestire i processi di delocalizzazione, c’è da mettere insieme Sovrintendenza, Autorità di Bacino, Regione, Città Metropolitana, Comuni, soggetti privati.

C’è da esercitare un forte coordinamento. Occorrono poteri più incisivi, altrimenti il ritmo non sarà adeguato. Terzo: le risorse. Le risorse che servono per quest’anno ci sono, dall’anno prossimo ne occorrono di nuove e pluriennali. Io ho incontrato, insieme al sindaco di Casamicciola, il ministro Giorgetti. Ho ricevuto ascolto e attenzione. Sono fiducioso che ci potranno essere importanti stanziamenti con la prossima legge di bilancio. D’altronde noi abbiamo ricevuto, oltre al supporto tecnico-scientifico, anche un impegno deliberato dalla Banca Europea degli Investimenti, la BEI, che ci ha accompagnato in questo percorso e che ha già proposto formalmente al Governo italiano di finanziare la ricostruzione di Ischia. Si tratta di un finanziamento che la BEI, come da statuto della Banca e della Commissione Europea, eroga ai governi, non ai soggetti locali. Quindi anche su questo siamo a buon punto. Insomma, i passi che abbiamo fatto nell’ultimo anno daranno i frutti. Questa è la mia speranza. Nei prossimi mesi, alcuni forse anche nelle prossime settimane».

ACCELERARE IL RIENTRO A CASA

Commissario, giusto per fare il punto su dove siamo, quanto manca e cosa manca ancora, quante sono le persone che attualmente ancora non hanno una casa dopo l’evento sismico di Ischia?
«Le persone che erano fuori casa per larga parte vivono ancora fuori casa. Perché, come ho appena detto, la ricostruzione è appena agli inizi, soprattutto quella privata, e ci sono circa 1400 persone che sono assistite e che vivono in un appartamento in una condizione diciamo relativamente normale, ma non nelle proprie case. C’è il contributo di autonoma sistemazione che le sostiene, mentre quelle che sono state colpite dall’evento franoso rimangono in una coda di assistenza alberghiera. Si tratta di coloro che sono proprietari di case in zone tuttora interdette.

Alcune di queste aree saranno liberate nei prossimi mesi a seguito degli interventi che sia la Struttura Commissariale che il Comune di Casamicciola hanno in corso di realizzazione. Solo in una zona un intervento consentirà il rientro di 40-50 persone. Insomma, la misura che abbiamo adottato è la seguente: siete titolari di una prima abitazione, state fuori casa, presentate il progetto. Non mi riferisco ai titolari delle seconde case che, se vogliono e quando vogliono possono ricostruire, ma i titolari di prima casa devono presentare i progetti. Ecco, questo è il senso del le misure straordinarie che abbiamo adottato e che stanno dando risultati, ma non per tutti. Noi avevamo 160 nuclei familiari che al 31 luglio potevano presentare i progetti, ma solo 90 li hanno presentati. Gli altri 70-80 non l’hanno ancora presentato».

L’ACCORDO CON GLI ORDINI PROFESSIONALI

Secondo lei perché i professionisti disponibili a lavorare alla ricostruzione sono pochi? E questo è un dato oggettivo.
«Questa è la ragione per la quale abbiamo stipulato con gli Ordini professionali della Provincia di Napoli un accordo, una novità assoluta nella ricostruzione post-sisma, che è già operativo. Questo accordo ci permette di assegnare 30 giorni ai cittadini e alle famiglie inadempienti, non per loro responsabilità, immagino, per comunicarci se intendono presentare il progetto entro questo mese. Ai primi di settembre attiveremo questo potere sostitutivo e lo faremo.

Mi spiego: se una famiglia che può presentare il progetto non lo presenta, chiederò agli ordini professionali di indicarmi una terna di professionisti, convocherò il cittadino e gli dirò “scegli il professionista”, in modo tale da eliminare tutti gli ostacoli che si frappongono a un flusso ragionevole di questo difficile processo di ricostruzione. Invito tutti a considerare che qui stiamo facendo un’operazione che non è mai stata fatta in altre situazioni, cioè coniugare la messa in sicurezza con la ricostruzione. Un esercizio complesso di “costruisci dove è sicuro” e se non è sicuro, il pubblico deve mettere in sicurezza per creare le condizioni per presentare il progetto. Se quella sicurezza non è conseguibile, se il rischio non è mitigabile, allora si deve delocalizzare».



 

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