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La Fondazione San Domenico Onlus, a Savelletri di Fasano in provincia di Brindisi, è una delle istituzioni culturali più attente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale pugliese. Nata nel 2001, la Fondazione ha da sempre rivolto particolare attenzione allo studio degli insediamenti rupestri presenti sul territorio (le case-grotta e le chiese-grotta) promuovendo la ricerca sul campo, organizzando incontri a carattere scientifico (dal 2003 viene ospitato il Convegno di studio sulla Civiltà rupestre), pubblicandone gli atti e assegnando dal 2005 anche il Premio Giornalistico “Civiltà rupestre”, conferito ai pubblicisti e ai giornalisti professionisti che si sono spesi nel racconto del patrimonio rupestre.

La Fondazione San Domenico, negli anni, ha anche contribuito al finanziamento di alcune campagne di restauro, come quella della cripta dello Spirito Santo, tra Monopoli e Fasano, e quella della chiesa rupestre di Lama D’Antico, condotta per mezzo della tecnica del restauro virtuale, una metodologia di lavoro indiretta che consente l’intervento sulla copia digitalizzata della decorazione originale. Più recentemente, Fondazione San Domenico ha deciso di volgere il suo sguardo al futuro: è proprio su iniziativa della Fondazione, infatti, che l’edificio dismesso dell’ex marmeria IMARFA, sulla strada provinciale che collega Monopoli e Torre Canne, verrà riconvertito in un centro artistico e culturale all’avanguardia. Abbiamo intervistato Marisa Lisi Melpignano, Presidente della Fondazione, e Bruna Roccasalva, che insieme a Vincenzo de Bellis hanno contribuito al progetto di riqualificazione dello stabile.

Il recupero dell’ex marmeria IMARFA è un’iniziativa di primaria importanza che si inserisce in un contesto culturale, quello pugliese, che negli ultimi anni si è dimostrato particolarmente attivo. Da quanto tempo la Fondazione ha pensato di occuparsi della riqualificazione della struttura? E a chi è stato affidato il progetto?

Marisa Lisi Melpignano: Con sede presso la Masseria San Domenico a Savelletri di Fasano in Puglia, Fondazione San Domenico nasce oltre vent’anni fa. La Fondazione ha da sempre sostenuto la ricerca attraverso le attività di promozione per la salvaguardia ponendo particolare attenzione agli insediamenti rupestri e ha sempre agito per la valorizzazione del territorio e delle sue peculiarità attraverso restauri, convegni di studio biennali, attività di editoria oltre a un premio giornalistico. Oggi si apre un nuovo capitolo per la Fondazione che amplierà la sua sfera di interesse con la gestione dell’ex marmeria IMARFA, un complesso industriale – situato su un tratto della litoranea tra Savelletri e Torre Canne – dismesso e non accessibile da oltre un decennio che, dopo i lavori di restauro e riqualificazione che vedono il progetto affidato a Mimmo Paladino, diventerà uno spazio espositivo per arte contemporanea e un contenitore culturale. Il futuro dello stabilimento rappresenta un’occasione unica per rivitalizzare l’area, promuovendone lo sviluppo culturale e sociale.

Per l’occasione, la Fondazione ha scelto di esporre sulla facciata dell’edificio, fino al prossimo 20 ottobre, Love Difference, monumentale installazione al neon di Michelangelo Pistoletto. L’opera riporta la frase “ama le differenze” in venti lingue, ed è stata originariamente concepita per l’edizione del 2005 di Luci d’artista a Torino. Quando la Fondazione ha avviato i contatti con Pistoletto? E l’individuazione dell’opera da esporre è avvenuta in maniera indipendente o di concerto con l’artista?

Bruna Roccasalva: Il coinvolgimento di Michelangelo Pistoletto è avvenuto diversi mesi fa, contestualmente alla decisione di fare un intervento artistico, a partire da giugno, per annunciare il recupero dell’IMARFA e la sua futura destinazione a centro per la cultura e le arti contemporanee.
La scelta di invitare Pistoletto e di presentare nello specifico Love Difference nasce in risposta alle specificità del contesto e alla particolare cornice temporale. La concomitanza del G7 a presidenza italiana ci ha portato in modo spontaneo a scegliere un artista che fosse italiano, ma anche socialmente impegnato. Pistoletto non solo è una delle figure italiane di maggior rilievo nel panorama artistico contemporaneo, ma è anche un artista che ha fatto dell’arte lo strumento per una «trasformazione sociale responsabile» – per citare le sue parole – e su questa convinzione ha fondato il lavoro di una vita. Anche la scelta, condivisa con l’artista, di un’opera come Love Difference, che promuove il rispetto dell’altro e la comprensione reciproca tra le diverse culture, va ricondotta alla volontà di presentare contestualmente al summit dei grandi della terra, un messaggio di armonia e pace tra i popoli. Infine, intervenendo in uno spazio all’aperto, ai margini di un tratto stradale che espone l’opera alla fruizione di chiunque percorra quel tragitto, vuol dire intercettare un pubblico allargato ed era importante per noi presentare un’opera che parlasse un linguaggio accessibile, diretto e comprensibile.

L’opera è stata presentata in occasione del G7: si può dire che il recupero di uno spazio in disuso come l’IMARFA può essere letto come una strategia di opposizione al culto della nazionalità per mezzo della valorizzazione di una località particolare, che ha sempre messo al centro della sua agenda
il dialogo interculturale?

Marisa Lisi Melpignano: Certamente un’opera come Love Difference ha offerto una risposta simbolica e uno stimolo per i grandi del mondo che a giugno si sono riuniti qui in Puglia, e lo ha fatto mettendo al centro proprio l’importanza di un dialogo interculturale. Inoltre, il fatto che quest’opera si affacci su quel Mar Mediterraneo che congiunge terre e popoli diversi, amplifica il suo messaggio di tolleranza e comunione tra culture e rafforza il suo invito a considerare le diversità una risorsa e ricchezza per l’umanità. Il recupero dello spazio in disuso dell’IMARFA è solo un tassello ulteriore da aggiungere allo sviluppo turistico culturale della Puglia che è sempre stata un crocevia tra l’occidente e l’oriente. Donare nuova vita a questo complesso significa non solo restituire alla comunità locale un’area completamente risanata e riqualificata, ma anche contribuire alla creazione di un futuro caratterizzato da dinamicità e innovazione. È proprio con questo obiettivo che la Fondazione San Domenico ha scelto
di occuparsi del recupero di questa area industriale.

Sempre nei giorni in cui Fasano ha ospitato il Summit, dal 13 al 15 luglio, Pistoletto ha realizzato ConTatto, opera specchiante ispirata alla Creazione di Adamo della Sistina e donata dall’artista ai leader mondiali presenti al vertice. “Sedendosi” ai massimi tavoli della politica internazionale, l’artista ha ridato linfa al desiderio, espresso già alla fine degli anni ’60, di “portare l’arte alla vita, ma non più sotto metafora.” In che misura e con quali margini l’arte contemporanea può generare ricadute concrete, effettive, sulla vita e sulla coscienza dei cittadini?

Bruna Roccasalva: La realizzazione di un’opera come ConTatto, concepita proprio per essere donata ai leader del G7, è una parte integrante e fondamentale di tutto il progetto, e sottolinea proprio quell’attitudine, di cui parlavo prima, a ristabilire un contatto diretto e concreto tra l’arte e la società. L’arte è stata da sempre uno specchio della società e di una coscienza collettiva, e ha storicamente avuto
una funzione nella vita dell’uomo, con un ruolo ora educativo, ora celebrativo, ora religioso. In passato l’arte era integrata in modo sostanziale nella società, finché non si è creato uno scollamento che l’ha vista diventare più autoreferenziale, ma artisti come Michelangelo Pistoletto hanno dedicato una vita a recuperare questo scopo e ricucire quello scollamento. Tutto il suo lavoro – basti pensare anche soltanto
a Cittadellarte – è un esempio di come, in modo concreto, l’arte può ancora avere un impatto e essere motore di trasformazioni sociali. Dunque, per rispondere alla domanda, l’arte può avere un impatto effettivo sulla vita e la coscienza dei cittadini perché è un linguaggio universale che, oltre ad avere una straordinaria capacità di creare senso di appartenenza e connessione, ha un forte potere comunicativo in grado di superare confini geografici, culturali e generazionali.

Nel testo Ominiteismo e Demopraxia, ancora Pistoletto scrive: “La connessione diretta fra individui è essenziale, lo scambio d’amore è importante ma non basta, ci vuole scambio di autorevolezza. Io devo essere autorevole per te e tu autorevole per me”. Quali sono le strategie che la Fondazione intende adottare per rendere l’ex IMARFA un centro di condivisione e di autorevolezza culturale? Quali i progetti per il prossimo futuro?

Marisa Lisi Melpignano: L’arte e la cultura sono un patrimonio da tutelare ma anche una risorsa essenziale da coltivare per la crescita di un territorio proprio per la loro intrinseca capacità di generare autorevolezza. È dunque nell’ottica di dare origine a un circuito virtuoso che la Fondazione avvia il recupero dell’ex marmeria IMARFA per crearne un centro dedicato alle arti contemporanee dove mostre di artisti di provenienze differenti si avvicenderanno andando a rafforzare proprio quegli ideali che hanno ispirato l’intero progetto.

info: Fondazione San Domenico



 

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