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Il trend così si era visto sin dall’inizio. Non appena erano arrivati i moduli nelle circoscrizoni comunali di Napoli: fila sotto il sole e diecimila firme in poche ore. Ma ieri arriva la certificazione che fa della Campania la prima regione in Italia per numero di firme raccolte per il referendum abrogativo contro l’Autonomia differenziata. Un lavoro di mobilitazione svolto non solo dai partiti del centrosinistra, ma anche da parte di associazioni e sindacati (Cgil e Uil) che ha spinto la gente a firmare sulla piattaforma on line del ministero (è la prima volta che è possibile tramite spid e carta d’identità elettronica) o ai gazebo organizzati dalla prima settimana di luglio nei capoluoghi e molti luoghi di villeggiatura.

E ieri poco dopo mezzogiorno sulla piattaforma del Ministero della Giustizia sono state raggiunte le 500mila sottoscrizioni necessarie per la presentazione del quesito referendario per abrogare la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata. Un risultato che porta anche la firma decisiva dei cittadini campani che, con oltre 97mila firme digitali e più di 13mila raccolte ai banchetti organizzati, è la prima tra le regioni italiane. E se l’obiettivo primario era raggiungere quota 500mila per chiedere il referendum, ora gli organizzatori vogliono arrivare ad un milione entro la fine di settembre.

I tempi

«In meno di un mese è stato raggiunto un risultato straordinario. E la Campania ha dato un contributo importante superando, in totale, le 100mila firme raccolte nella nostra regione», esulta il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci. Poi aggiunge: «Tuttavia non è il tempo di fermarsi, ma bisogna proseguire nella raccolta firme. Se con i nostri referendum, da soli, abbiamo raccolto oltre 1 milione di firme, – ha aggiunto Ricci – con questa grande alleanza democratica che si sta battendo contro l’ingiusta e iniqua legge sull’Autonomia differenziata dobbiamo superare quest’obiettivo». Per questo «dalla prossima settimana continueremo ad essere nelle piazze e nei luoghi di lavoro per proseguire la raccolta tra lavoratrici e lavoratori che saranno le principali vittime di questa legge che spacca il Paese e impoverisce il Sud e la Campania. Adesso – conclude il leader sindacale – ci aspetta una lunga campagna elettorale per portare i cittadini e le cittadine alle urne la prossima primavera per dare la bocciatura definitiva a questa legge».

«Aver raggiunto in pochissimi giorni un così importante numero di firme è un risultato straordinario. Un segnale chiaro nei confronti di una destra che con l’Autonomia differenziata non fa altro che aumentare le disuguaglianze e i divari. Ma – ragiona Marco Sarracino, deputato dem e responsabile nazionale Sud – non possiamo fermarci qui: fino a fine mese continueremo a raccogliere le firme online e nelle piazze e a tenere iniziative con il sindacato, l’associazionismo cattolico, le imprese, le forze politiche d’opposizione, in difesa della coesione e dell’unità nazionale».

Ieri, dalle 12, presso la spiaggia della Chiaia, a Forio d’Ischia si è svolta la raccolta firme tra i bagnanti. A raccoglierle il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli, la portavoce isolana di Europa Verde Mariarosaria Urraro e il consigliere comunale Mimmo Loffredo. Oltre 200 le firme raccolte in sole 2 ore, nonostante il caldo. «Nonostante sia stato raggiunto il quorum della 500 mila firme digitali – commenta Borrelli – la gente continua a firmare».

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I ricorsi

Intanto si muovono le Regioni. Prima era stata la Campania con l’ok del consiglio alla deliberazione consiliare per chiedere l’indizione del referendum abrogativo, ora tocca, dopo la Puglia, a Toscana e Sardegna, entrambe amministrate dal centrosinistra, che formulano ricorso alla Consulta contro la legge Calderoli. «Un atto di grande coraggio e forza politica», esulta Giuseppe Conte che legge nella mossa della governatrice pentastellata sarda «un messaggio chiaro indirizzato a Palazzo Chigi». La Toscana, invece, illustrerà il ricorso oggi con il presidente Eugenio Giani. «Una legge ingiusta che va combattuta», dice la governatrice sarda Todde motivando la delibera della sua giunta con cui la regione a statuto speciale impugna la legge del centrodestra. Scelta criticata da Fratelli d’Italia perché così «si abbandona una storica battaglia della Sardegna».



 

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