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Ultim’ora news 22 agosto ore 20


Non di sole nomine vive il governo. A pochi giorni dal rientro dei ministri a Roma per il primo cdm dopo la pausa ferragostana, l’esecutivo si prepara alla sfida tradizionalmente più ardua dell’ultima parte dell’anno: la manovra. Una manovra che, stando alle stime rese note dal presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), dovrebbe attestarsi sui 25 miliardi di euro da scovare, in larga parte, tra le pieghe del bilancio.

Prudenza e priorità

Certo «serve prudenza», come ha raccomandato dal Meeting di Rimini la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, facendo eco al vicepremier Antonio Tajani.

E tuttavia il governo non sembra minimamente intenzionato a rinunciare ad alcuni capisaldi: la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35 mila euro (del costo di 10 miliardi), quella dell’Irpef a tre aliquote (che di miliardi ne vale 4), il bonus mamme lavoratrici con almeno tre figli minorenni a carico (che cuba 500 milioni) e la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro (430 milioni).

Senza dimenticare l’esenzione fiscale per i fringe benefit (per la cui conferma servono 350 milioni), la super-deduzione al 120 o 130% per chi assume a tempo indeterminato lavoratori appartenenti a categorie fragili o bisognose (1,3 miliardi) e via di seguito. Facendo un rapido calcolo, solo per confermare le principali misure dell’ultima legge di bilancio, servono circa 17 miliardi.

Il tesoretto accumulato a sorpresa grazie ai buoni dati sulle entrate fiscali e contributive nel primo semestre (13 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2023) lascia ben sperare, ma per le stime definitive occorre ancora qualche settimana.

Caccia alle risorse mancanti

Tredici, dunque, i miliardi già in cassaforte. Ma dove trovare gli altri 12? Il dilemma amletico si riduce ogni anno al «testa o croce» fra alzare le tasse o tagliare la spesa: essendo il centrodestra storicamente contrario (almeno sulla carta) a intensificare la pressione fiscale, non resta che percorrere la seconda strada.

Dalla spending review dei ministeri il governo si aspetta circa 2-2,5 miliardi di risparmi per il 2025. Qualcos’altro dovrebbe arrivare dal riordino delle tax expenditures, anche se non è chiaro quali misure verranno salvate e quali invece sacrificate, fatti salvi – secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni – gli sconti relativi a spese mediche, casa e lavoro.

Per il resto, il taglio dell’Irpef si finanzia con un fondo ad hoc, oltre che con gli introiti della Global Minimum Tax sulle multinazionali entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. Se però si vorrà venire incontro anche ai redditi fino a 55-60 mila euro, come auspicato dal numero due del Mef Maurizio Leo, occorrerà prima capire se le adesioni al concordato preventivo biennale (aperte fino al 15 ottobre) saranno riuscite a garantire, in tutto o in parte, i 4 miliardi necessari a questo ulteriore intervento.

Rischio assalti alla diligenza

Si dovrà poi scongiurare il classico «assalto alla diligenza» da parte delle forze di maggioranza che proveranno a piantare le proprie bandierine da sventolare al cospetto dei rispettivi elettori. I primi segnali si avvertono già, con Forza Italia pronta a rilanciare l’aumento delle pensioni minime e la Lega orientata ad ampliare la platea della flat tax al 15% per gli autonomi e rimettere in pista Quota 41. A difendere la diligenza sarà chiamato il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, coadiuvato dalla neo-Ragioniera dello Stato, Daria Perrotta.

Entro il 20 settembre, per inciso, l’Italia dovrà a inviare a Bruxelles il suo primo piano strutturale di bilancio, contenente il percorso di aggiustamento dei conti pubblici per i prossimi cinque-sette anni oltre alle riforme strutturali richieste dall’Europa: è all’interno di questa cornice che il governo disegnerà la manovra che le Camere saranno chiamate ad approvare entro il 31 dicembre. Solo a quella data si capirà se il quadro sarà stato dipinto a tinte chiare oppure fosche. (riproduzione riservata)

 

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