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Il Superbonus rischia ormai di essere una trappola e non un beneficio, quindi bisogna fare attenzione dopo l’ultima modifica.

Negli ultimi anni il bonus ha subito un vero e proprio stravolgimento, sono cambiate tantissime cose sia nella normativa che nella validità e questo ha portato non pochi problemi soprattutto per quanti avevano già avviato la procedura e per chi aveva intenzione di farne domanda.

Poiché si tratta di una situazione in evoluzione, chi volesse procedere, deve fare attenzione. Le domande sono ancora possibili ma bisogna prestare massima accuratezza ai dettagli, ai nuovi limiti, agli importi e soprattutto a quello che gli esperti individuano come elemento di rischio.

Superbonus, cosa cambia: i rischi secondo gli esperti

Il nuovo decreto Superbonus è stato approvato e questo vuol dire che i cambiamenti riguardano tutti e, purtroppo, non sono positivi. Sono previsti secondo gli esperti degli effetti negativi sia per le famiglie che per i condomini, quanto anche per le imprese.

Superbonus, pro e contro dopo la modifica (designmag.it)

La prima modifica riguarda il periodo di detrazione che va da 4 a 10 anni per le spese a partire da gennaio 2024. Altro cambiamento sostanziale è quello relativo al divieto di compensazione dei crediti che scatta a gennaio 2025. Stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito, le condizioni per mantenere lo sconto sono differenti, viene richiesta la CILA prima dell’entrata in vigore dello stesso.

Ovviamente da questo primo quadro è facile intuire come a pagare le conseguenze delle novità saranno, purtroppo, le famiglie. Le banche infatti sono ben preoccupate in particolare dalla fine della possibilità di utilizzare i crediti di imposta. Il governo inoltre ha approvato lo “spalma crediti” un ulteriore dettaglio che porta a diluire in dieci rate gli importi dal 2024.

La questione è molto articolata, soprattutto se si guarda all’aspetto della compensazione dei crediti. Ad esempio, laddove si voglia ragionare su una spesa di 120 mila euro, la detrazione è di 13 mila euro ma questi sono fruibili solo se di fatto c’è un IRPEF annuale tra i 40 e i 50 mila euro. Questo chiarisce dunque come le cose si siano complicate di molto, il rischio effettivo è quello di non arrivare ad ottenere una reale compensazione.

Le associazioni di categoria sono preoccupate, prima la riduzione della percentuale, poi la riduzione della platea di beneficiari e ora questo. La strada sembra molto chiara ma è giusto che i cittadini comprendano bene limiti e margini della situazione prima di lanciarsi in una richiesta di questo tipo o avanzare aspettative.

 

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