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Le poche risorse a disposizione del governo Meloni per la prossima manovra di bilancio rischiano di far saltare il bonus mamme per le donne lavoratrici con due figli. Lo sostiene un retroscena de La Stampa, secondo cui l’incentivo approvato nell’ultima finanziaria ha prodotto risultati inferiori alle attese e potrebbe essere riformato o eliminato del tutto. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha fatto sapere che la legge di bilancio si attesterà sui 25 miliardi complessivi. Di questi ne mancherebbero all’appello circa dieci. Per far quadrare i conti, spiega La Stampa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti starebbe lavorando per rivedere il pacchetto natalità su cui tanto aveva puntato il governo nella finanziaria dello scorso anno.

Il bonus mamme introdotto nel 2023

Nella legge di bilancio approvata a fine 2023, l’esecutivo aveva puntato sugli sgravi fiscali per le donne lavoratrici, senza imporre limiti di reddito. La norma introdotta è finanziata con un tesoretto di 500 milioni per tre anni e prevede un esonero di massimo 3mila euro lordi per le mamme di tre figli fino al compimento dei 18 anni del più piccolo. Solo per il 2024, l’agevolazione vale anche per le madri di due figli, che possono chiedere l’esonero contributivo fino ai dieci anni del più piccolo. Secondo i dati dell’Inps, il bonus mamme è stato richiesto da 484mila donne, a fronte di una platea di 793mila aventi diritto. Tra i beneficiari, 362mila sono madri di due figli e 122mila sono madri di tre figli.

Perché i risultati sono sotto le attese

Secondo il retroscena de La Stampa, l’esecutivo si aspettava numeri superiori a quelli riscossi negli ultimi mesi e starebbe valutando se vale la pena rinnovare lo sgravio per le mamme con due figli oppure no. Una ragione dello scarso appeal della misura potrebbe riguardare le donne escluse dall’agevolazione fiscale: domestiche, lavoratrici autonome e precarie. Un altro grande limite è il fatto che l’esonero contributivo del bonus mamme non è cumulabile con il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. Un cortocircuito che ha portato alcune mamme con redditi alti a beneficiare di uno sconto per i figli più alto delle donne con uno stipendio più basso.

La replica della ministra Calderone

Intervenendo a Skytg24, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha assicurato che il governo punta a «mantenere la riduzione del cuneo contributivo» e a confermare «gli interventi a favore della genitorialità». Calderone si è poi detta d’accordo con le parole pronunciate dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, che ha invitato a essere prudenti con i conti pubblici. «Non si possono fare delle promesse che non abbiano attenzione alla tenuta dei conti», ha commentato la ministra. Allo stesso tempo, ha aggiunto, «è importante ribadire alcuni impegni che sono stati assunti e che abbiamo detto che vogliamo mantenere». Qualche esempio? La riduzione del cuneo fiscale, gli interventi a favore delle famiglie e il welfare aziendale.

I fringe benefit in scadenza

A dicembre 2024 termina anche l’esenzione fiscale per i fringe benefit, ossia i beni e servizi prestati dal dato di lavoro ai dipendenti. Il tetto fissato per quest’anno era di mille euro, duemila per chi ha figli a carico. Seppur non direttamente legata alla natalità, questa misura è stata usata da molte famiglie per pagare le rette scolastiche, le mense dei figli, le bollette o anche il canone dell’affitto. Il provvedimento è costato 350 milioni di euro e ne serviranno altrettanti per poter confermare la misura anche nel 2025.

L’allarme di Bankitalia sull’inverno demografico

Fin dal suo insediamento, il governo Meloni ha puntato molto sulla necessità di invertire il trend demografico dell’Italia, che secondo Banca d’Italia comporterà una perdita di Pil del 13% da qui al 2040. Eppure molte idee presentate a inizio legislatura, ricorda La Stampa, sono rimaste lettera morta. Un esempio? La proposta di «zero tasse per chi fa due figli» lanciata da Giorgetti nel 2023.

In copertina: Il ministro Giancarlo Giorgetti e la premier Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati, 12 dicembre 2023 (ANSA/Massimo Percossi)

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