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Il governo è già al lavoro sull’infrastruttura della prossima legge di Bilancio. Nella Manovra 2025 dovrebbero essere confermate alcune misure già finanziate durante l’anno in corso (come quella sul cuneo fiscale) a cui si aggiungeranno i cavalli di battaglia dei partiti, tra riforma delle pensioni e taglio delle tasse. Ecco tutte le prossime tappe.

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Ferragosto è ufficialmente alle spalle e anche se non sono ancora ripresi i lavori in Parlamento, è tempo di pensare alla Manovra 2025. Ad aprire le danze è stato ieri Matteo Salvini, che in una diretta social ha stilato un elenco di misure che vuole inserire nella prossima legge di bilancio: meno tasse e più flat tax, aumento degli stipendi, riforma delle pensioni, addio alla legge Fornero. Realisticamente, lo sa anche il leader della Lega che non riuscirà a portare a casa tutto: le risorse a disposizione non sono molte e ci sono i vincoli del nuovo Patto di stabilità da rispettare, delle regole particolarmente importanti per un Paese come il nostro, dove il debito sfiora i tremila miliardi di euro. Insomma, anche quest’anno bisognerà individuare le priorità e mettere in stand-by alcune promesse elettorali; ma la partita è aperta.

Il primo appuntamento è per fine settembre, quando il governo dovrà presentare la Nadef – la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza – e impostare gli obiettivi programmatici della prossima legge di Bilancio. Nelle settimane successive infatti, a metà ottobre, inizierà il dialogo con la Commissione europea, a cui spetterà il compito di assicurarsi che tutti i paletti in termini di debito e deficit vengano rispettati: il governo invierà a Bruxelles il Dpb – il Documento programmatico di bilancio – per poi presentare il testo vero e proprio della Manovra in Parlamento. A quel punto inizierà il lavoro di Camera e Senato, che dovranno approvare la legge entro il 31 dicembre 2024.

Al di là delle bandierine dei partiti, qualche anticipazione sulle misure che saranno inserite nella prossima Finanziaria era arrivata dal Mef. Durante una conferenza stampa, qualche settimana fa, il viceministro Maurizio Leo aveva assicurato che le principali detrazioni per i contribuenti non sarebbero state toccate, mentre erano in corso delle valutazioni per quelle di minore rilievo. Anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, aveva affermato che un riordino delle agevolazione fiscali fosse doveroso, vista la quantità di micro-agevolazioni dallo scarso impatto.

Insomma, si può già dire che il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti – al netto delle sorprese – sarà confermato. Si tratta di una misura decisamente onerosa, che avrà un peso specifico notevole su tutto l’impianto della Manovra. Non è ancora chiaro su che tipo di cifra possa contare il governo. Bisognerà aspettare settembre, con le scadenze fiscali: solo allora sarà noto il gettito effettivo arrivato nelle casse dello Stato.

Lo scorso giugno l’Ufficio parlamentare di bilancio aveva stimato che solo la conferma anche per il 2025 di una serie di interventi già finanziati nella scorsa Manovra costerebbe circa 18 miliardi di euro. A questa spesa bisogna aggiungere quella per tutte le nuove misure che hanno inserito in agenda i partiti. Ad esempio, Quota 41 in versione esclusivamente contributiva, su cui insiste la Lega. Con ogni probabilità, tenendo anche conto delle regole europee, la prossima legge di Bilancio si aggirerà intorno ai 25 miliardi di euro. Ma per ora è solo un’ipotesi.



 

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