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MARCO CUCHEL – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMMERCIALISTI

Le recenti rilevazioni attestano il tasso di natalità nel nostro paese all’1,25%. Dal 2008 gli italiani sono diminuiti di 197 mila unità. Dati come ben sappiamo ben al di sotto del livello che consente il ricambio generazionale. La bilancia demografica è oramai senza equilibrio: i pensionati sono 16 milioni, più di un quarto della popolazione totale, in cui gli occupati sono ca. 23 milioni. Uno squilibrio demografico che, va da sé, si traduce in squilibrio sociale e fiscale.

La bassa prolificità che caratterizza ormai da decenni il nostro paese è un fenomeno di natura (anche) politica, e se in una società occidentale il cui nucleo è costituito da una famiglia di genitori che lavorano, come in Italia, non si promuove il welfare, attivo e indiretto, questo fenomeno non sarà arginabile.

La famiglia è un progetto che va protetto e reso stabile, e lo Stato gioca un ruolo decisivo. Vanno agevolati gli inserimenti negli asili nido, aumentati gli sgravi fiscali e la possibilità di detrazione/deduzione inerenti l’acquisto dei materiali per lo svolgimento dell’attività scolastica, andrebbe implementato il congedo parentale: faccio l’esempio della Germania, dove lo stato concede un congedo dal lavoro di 14 mesi da suddividere tra i due genitori.

Senza ricambio generazionale il Paese mancherà di nuova forza lavoro, e senza nuova forza lavoro diverrà insostenibile anche il sistema previdenziale.

Gestire i diritti acquisiti di tutti coloro che sono andati in pensione quando era in vigore il sistema retributivo, e allo stesso tempo trovarsi tra qualche decennio a dover gestire la situazione economica di chi percepirà una pensione frutto del sistema contributivo, cioè molto più bassa, sono e saranno già di per sé dei problemi sociali di grande portata.

A ciò aggiungiamo che il vigente sistema contributivo è un sistema a “ripartizione”, sostenibile cioè solo se alimentato da continue nuove entrate provenienti dal mondo del lavoro, questo sia per quanto riguarda le casse previdenza private che l’INPS.

Per consentire una transizione demografica sostenibile si deve agire a monte del problema, tutelando cioè la famiglia come progetto, come idea futura, come costruzione sociale che poggi su basi concrete, solide.

Ma è un approccio che va esteso anche alle altre macro-transizioni della nostra epoca, che saranno dei giganti dai piedi d’argilla se non accompagnate e sorrette da un cambiamento culturale.

Analizzando la transizione ecologico-energetica e le misure economiche e fiscali messe in campo nel nostro paese per agevolarne il compimento, non si può non notare infatti che difettano di una campagna di promozione di quel cambiamento culturale senza il quale saranno irrimediabilmente inefficaci.

Ovviamente giudico con favore l’implementazione di sgravi fiscali e incentivi per aziende e privati che investono in tecnologie verdi e progetti di efficienza energetica, così come la tassazione sulle emissioni di carbonio come stimolo per le imprese alla riduzione dell’impatto ambientale e l’entrata in vigore di norme che fissino i requisiti di sostenibilità per le aziende, così come i programmi governativi che prevedono fondi a finanziamento dei progetti che accelerino la transizione ecologica.

Ma tutte queste misure e provvedimenti sono interconnessi e per funzionare necessitano di attitudine alla collaborazione di ogni elemento coinvolto, governi, aziende e cittadini.

Senza una campagna di profonda sensibilizzazione culturale che trasformi la coscienza ecologica del singolo la transizione ecologica è inattuabile a livello collettivo. Una campagna che deve partire dalle scuole, nelle quali l’educazione ambientale dovrebbe essere materia obbligatoria.

Le transizioni sono per definizione dei processi di cambiamento e come tali, come trasformazioni, implicano sempre un trauma. Un trauma i cui effetti “dolorosi” possono essere leniti se, e adesso prendo in esame quella digitale, distribuiti equamente e in modo proporzionato sulla società, cercando di lasciare indietro il minor numero di cittadini e contribuenti possibile.

Come Associazione Nazionale Commercialisti abbiamo monitorato la digitalizzazione del fisco in modo costante e approfondito da quando è iniziata 20 anni fa, e da allora denunciamo con forza che lo Stato ne ha caricato l’onere completamente sulle spalle del mondo professionale, in particolare su quelle della nostra categoria.

A noi tocca essere “digitalmente preformanti” senza infrastrutture adeguate, senza l’adeguata diffusione della fibra ottica, con alcune parti del paese in cui siamo costretti a esercitare la professione senza copertura di rete, dovendo interagire con i siti web istituzionali dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS che vanno regolarmente in “crash” nei momenti di sovraccarico di accessi in prossimità della scadenze.

Oltretutto, e parlo di un tema sindacale forte, oggi un giovane abilitato della nostra professione deve investire diverse migliaia di euro in hardware/software, nella realizzazione e nell’accesso di reti dati e di cablaggio prima di aprire uno studio professionale. Il tutto senza sostegno alcuno, senza incentivi pubblici.

Come la digitalizzazione, anche l’intelligenza artificiale perde la propria efficacia e efficienza, se l’utilizzo in ambito fiscale non viene adeguatamente regolato e se, nell’analisi dei dati e nella loro elaborazione, non sia supervisionata dal fattore umano. Perché? Perché l’approccio con cui lo Stato deve improntare il proprio rapporto con il contribuente deve essere “sartoriale”, di ogni cittadino, di ogni famiglia, vanno considerate le specificità e la storia, e per fare questo non si può prescindere da un operatore fiscale dotato di sensibilità e coscienza.

Una transizione, quella digitale, che va inoltre approfonditamente analizzata sotto la lente del rispetto della normativa sulla privacy. ANC ha puntualmente segnalato i casi in cui i dati sensibili dei cittadini e imprese sono stati oggetto di rischio, sia quando quest’ultimo si è concretizzato, faccio riferimento alla vicenda del “dossieraggio” attraverso banche dati della procura nazionale antimafia al centro dell’indagine della procura di Perugia e oggetto della nostra audizione presso la commissione a garanzia dell’anagrafe tributaria, sia quando si è trattato di rischio potenziale, e mi riferisco cioè al passaggio della gestione dei dati delle aziende in capo a società private avvenuto con l’introduzione della fatturazione elettronica, dati che costituiscono il “cuore” delle imprese, la cui sicurezza può essere garantita solo da una struttura statale, pubblica. Quello che abbiamo sempre ripetuto come ANC è che, parlando di gestione dei dati sensibili di imprese e contribuenti in termini di fisco digitale, si sarebbe dovuto adeguare il livello di sicurezza garantito dalle piattaforme pubbliche, e una volta raggiunto quello adeguato, lasciarla in capo a queste, senza coinvolgere i privati.

Anche in questo caso dunque, si chiede al paese una transizione senza aver prima gettato della basi che la consentano, che per lo meno la accompagnino.

Con l’aumento della digitalizzazione inoltre, molte imprese operano su scala globale. Ciò comporta la necessità di aggiornare i sistemi fiscali per garantire che le entrate vengano raccolte in modo equo, tenendo conto delle transazioni digitali e dei servizi online.

Una transizione geopolitica che vede la crescita della globalizzazione dei mercati richiede una cooperazione internazionale più forte in materia fiscale. Va per questo creata secondo ANC una politica fiscale unica per tutta la Comunità Europea. E’ la base perché l’Unione Europea sia effettivamente una comunità, è irricevibile la presenza di micro-paradisi fiscali al suo interno.

L’uniformità fiscale dovrebbe realizzarsi anche quando si tratta di applicare le norme: come è possibile che ancora oggi una multinazionale del web posso pagare un aliquota inferiore rispetto a quella di un piccolo artigiano o un piccolo professionista che opera sul territorio? Risulta altrimenti difficile percepire il fisco equo, e men che meno amico.

di Marco Cuchel, Presidente ANC Nazionale

 

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