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Le otto Zes non ci sono più, sostituite dalla Zes unica entrata formalmente in funzione il 1° gennaio scorso e operativa dal 1° marzo. Ma le opere del cosiddetto “ultimo miglio”, le infrastrutture necessarie a collegare i porti, i retroporti e le aree industriali delle regioni meridionali ai grandi assi stradali e ferroviari del Paese per consentire alle merci di arrivare più in fretta a destinazione, accrescendo di conseguenza l’attrattività del Mezzogiorno a livello internazionale, quelle opere restano. Il Pnrr le ha finanziate con 630 milioni, confermati anche dopo la rimodulazione del Piano, al punto che fanno parte degli obiettivi della sesta rata per la quale il governo italiano ha inoltrato a Bruxelles la necessaria documentazione per ottenere, appunto, il pagamento del corrispettivo concordato con l’Ue.

Si tratta di lavori già assegnati e sulla cui durata rimane insuperabile il termine del 30 giugno 2026 per la loro ultimazione. In linea generale si può già dire che molti cantieri sono partiti tra il 2022 e il 2023 ma al tempo stesso che hanno subito un certo rallentamento nel periodo coinciso con il passaggio alla Zes unica e alla nuova governance ad essa collegata, con il trasferimento dei poteri dagli ex commissari straordinari di governo alla Struttura di missione di Palazzo Chigi affidata da pochi giorni all’avvocato napoletano Giosy Romano. Sarà proprio quest’ultimo a verificare, con un indispensabile monitoraggio, qual è lo stato dell’arte, un passaggio decisivo e necessario perché quei 630 milioni non potrebbero cambiare destinazione e, al contrario, dovranno essere spesi fino all’ultimo euro. Il fatto che erano stati indicati per le vecchie Zes conta relativamente: gli interventi, infatti, si riferiscono a priorità infrastrutturali che avranno comunque un ricasco importante per il Sud, specie ora che la Zes unica, introdotta dal governo e voluta in particolare dal ministro Raffaele Fitto, è diventata l’opzione numero uno per investire nel Mezzogiorno con ampie convenienze finanziarie e procedurali.

Le scelte

Basta dare un’occhiata ai progetti finanziati per esserne più certi. In Campania, che con 136 milioni è la regione (ex Zes) che aveva ricevuto la quota maggiore di risorse, i cantieri previsti sono sette. Tra i più importanti quello dell’area industriale della Valle Ufita in Irpinia dove, con 26 milioni di euro, si sostiene la realizzazione del terminal ferroviario annesso alla piattaforma logistica appena deliberata, snodo per il transito delle merci collegato alla linea da alta Capacità e Velocità ferroviaria Napoli-Bari. Trenta milioni sono destinati all’Interporto Sud Europa Marcianise-Maddaloni, nel Casertano, tra sistemazione dei piazzali, svincoli stradali, infrastrutture per il trasporto delle merci. Altri 30 milioni verranno spesi a Nola per interventi di “reindustrializzazione e recupero ambientale”, 20 milioni per la viabilità del Porto di Salerno, 13 milioni per il potenziamento della logistica a Battipaglia.
Nelle altre ex Zes la scelta delle priorità è piuttosto varia. In Puglia si va dai dragaggi nel Porto di Manfredonia (41 milioni) a finanziamenti per centri di ricerca e innovazione a Lecce e al sistema moda-design di Nardò-Galatone mentre a Taranto 50 milioni varranno utilizzati per infrastrutture e viabilità del Porto di Taranto dove è previsto l'”Eco Industrial Park”, un’area di insediamenti industriali sostenibili dal punto di vista ambientale.
In Basilicata (ex Zes Jonica), il Pnrr finanzia il rilancio e l’infrastrutturazione delle aree industriali di Potenza e Matera (50 milioni complessivamente) mentre in Calabria è il Porto di Gioia Tauro il punto di riferimento della maggior parte delle risorse locali. Lo scalo più importante del Mezzogiorno e tra i più in crescita del Mediterraneo è destinatario di 5 interventi per oltre 100 milioni di euro: si va dagli adeguamenti degli scali ferroviari contigui alla realizzazione dello svincolo sull’autostrada A2 del Mediterraneo, dal completamento della banchina di ponente al potenziamento dell’area industriale. E’ qui, insomma, che passerà gran parte del percorso di nuova efficienza e affidabilità infrastrutturale chiesto dall’Europa e sostenuto dal governo italiano: entrambi affidano di fatto a Gioia Tauro un ruolo chiave nella dimensione euromediterranea dal momento che la rete TEN T che collegherà la Scandinavia all’Europa del Sud coinvolge anche Goia Tauro (è la stessa direttrice che comprende anche la Sicilia e il Ponte sullo Stretto).

In Sicilia (ex Zes Sicilia orientale) la maggior parte delle risorse assegnate riguarda il futuro del Porto di Augusta (oltre 26 milioni) anche per migliorare i collegamenti con l’entroterra. E sono sempre i porti in cima alle priorità dell’Abruzzo, da Ortona a Vasto, e della Sardegna con il collegamento del terminal Ro-Ro del porto di Cagliari con la viabilità ordinaria.

Il salto di qualità che da tutto ciò potrà derivare al Mezzogiorno appare fin troppo evidente (vale la pena di ricordare che il contributo del solo settore marittimo del Sud al Pil nazionale è strategico). Resta da capire, come detto, a che punto sono i cantieri e se davvero “l’ultimo miglio” potrà essere raggiunto per tutti entro i prossimi due anni. Che, quasi inutile aggiungerlo, sonio praticamente già dietro l’angolo.

Il cronoprogramma

Va peraltro ricordato che in un originario cronoprogramma previsto dalla prima stesura del Pnrr era stato indicato il termine di giugno 2024 per l’avvio dei lavori di almeno 22 interventi specifici dell’ultimo miglio infrastrutturale, nonché di altri 15 per le infrastrutture digitali e 4 per il rafforzamento dei porti. Una previsione che ovviamente deve essere confermata dalle verifiche della Struttura di missione, tappa obbligata come detto per l’intero pacchetto di risorse assegnato.



 

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