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Il termine tecnico utilizzato è “specificità”. La sostanza sono più soldi in busta paga a fine mese. A riceverli, sempre più spesso e fuori dalla contrattazione con i sindacati, sono alcune categorie di dipendenti pubblici che vengono considerate maggiormente meritevoli per le situazioni di disagio in cui si trovano a lavorare. Dagli infermieri, ai poliziotti e, adesso, al personale amministrativo che lavora nelle carceri, l’indennità “specifica” sta diventando una voce sempre più importante della retribuzione. L’ultimo caso è proprio quello del personale amministrativo del ministero della Giustizia che lavora negli istituti penitenziari. Con un emendamento al decreto carceri passato sotto traccia, è stata introdotta a partire dal primo gennaio del prossimo anno una indennità “specifica” che va da 100 fino a 200 euro lordi al mese, a seconda della categoria di appartenenza (100 euro per gli operatori, 150 euro per gli assistenti e 200 euro per i funzionari). Sarà pagata a 3.400 dipendenti che lavorano negli istituti di pena per tredici mensilità e vale ben più dei 160 euro (ai quali tra l’altro si aggiungerà questo bonus) promessi dal rinnovo del contratto di lavoro delle Funzioni centrali che Aran (l’Agenzia che tratta per il governo) e sindacati stanno negoziando. 

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IL COMPARTO

Come detto non si tratta di un caso isolato. Per il comparto sicurezza e difesa, quello che al suo interno racchiude la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza, l’esercito, la marina, l’aeronautica, l’ultima legge di bilancio ha stanziato 30 milioni per quest’anno e il prossimo, e 36 milioni a partire dal 2026, per finanziare un’indennità “specifica” per tutti gli uomini e le donne in divisa. Grazie a queste risorse aggiuntive che si sommeranno agli aumenti contrattuali, secondo i conteggi del Dipartimento della Funzione pubblica, a partire dal prossimo anno per i dipendenti del comparto Difesa e Sicurezza arriveranno in media 195 euro lordi mensili in più in busta paga. Ma a beneficiare di aumenti “estivi” sono stati anche i dipendenti del comparto della Sanità. Già nella legge di Bilancio dello scorso anno il governo aveva aumentato l’indennità “specifica” per gli infermieri di fatto raddoppiandola da 100 a 200 euro al mese. Con il decreto di giugno sullo smaltimento delle liste di attesa, è stata anche introdotta una “flat tax” del 15 per cento sugli straordinari di medici e infermieri. A fine luglio l’Agenzia delle Entrate ha diffuso una circolare operativa che permette di beneficiare immediatamente dell’agevolazione fiscale. Si tratta di misure attraverso le quali il governo sta provando a tamponare le difficoltà in cui versano alcuni comparti della Pubblica amministrazione. Il caso degli infermieri è il più noto ed eclatante. Secondo la Corte dei Conti sono troppo pochi, ne mancano all’appello almeno 65 mila, e trovarli è molto difficile tanto che diverse Regioni si stanno rivolgendo all’estero, da Cuba all’India. Il problema è anche trattenere quelli in servizio, attratti sempre più spesso da offerte economiche più vantaggiose e condizioni di vita migliori in Paesi esteri.Ma anche altri comparti soffrono. E tra questi c’è appunto, quello della giustizia. Le carenze di organico nei tribunali sono considerate ormai drammatiche. 

LE SCOPERTURE

Le scoperture medie sono nell’ordine del 30 per cento, significa che manca un dipendente su tre. All’apertura dell’anno giudiziario, diversi Presidenti delle Corti di Appello hanno lanciato un grido di allarme, rivelando come ormai anche chi è in servizio stia cercando una via d’uscita, partecipando sempre più spesso ai concorsi pubblici banditi dalle altre amministrazioni, a cominciare dall’Agenzia delle Entrate e dall’Inps. Per ora, come detto, il governo sta provando a tamponare la “fuga” da alcuni posti pubblici introducendo alcuni aumenti spot o delle agevolazioni fiscali come nel caso degli infermieri. Si tratta di una strategia comprensibile da un punto di vista finanziario. Aumentare gli stipendi ad alcune decine di migliaia di dipendenti pubblici costa poche decine di milioni di euro. Un aumento generalizzato anche solo dello 0,5 per cento esteso a tutti i dipendenti pubblici costerebbe un miliardo di euro. Ma si tratta di una strategia che in qualche misura rischia di creare scontento all’interno delle stesse amministrazioni. I sindacati per esempio, già chiedono che l’aumento fino a 200 euro assicurato ai lavoratori delle carceri sia esteso a tutto il personale della giustizia. Il punto tuttavia è probabilmente un altro. Ancora più degli aumenti di stipendio, la richiesta che arriva dal pubblico impiego è quella di un piano straordinario di assunzioni, dalla giustizia agli ospedali, che vada al di là della semplice sostituzione del personale che va in pensione e che permetta di ridurre i carichi di lavoro e migliorare le condizioni di vita. 
 

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