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Settori in crisi per carenza di personale

L’Italia è un paese dove imprenditori e titolari di attività commerciali di vario genere lamentano la scarsità o addirittura la mancanza di personale ,tanto da dover, a volte, rinunciare ad espandersi o a continuare  la loro attività. Specie nella stagione turistica per eccellenza ovvero estate o periodo natalizio la penuria di camerieri, pasticceri o semplici lavapiatti diventa emergenza, tanto da dover richiamare in servizio il personale  pensionato. Ma anche categorie di lavoratori come elettricisti, falegnami o idraulici lamentano l’assenza di giovani disposti ad essere apprendisti per poi diventare responsabili a pieno titolo… e che dire di colf o badanti? Persone difficili da reperire, specie in alcune regioni italiane per cui occorre-se va bene- ricorrere a personale straniero. Non va meglio per il settore commerciale dove trovare commessi diventa una…scommessa, anche per brand di prestigio. Non parliamo poi del settore agricolo dove si ricorre sempre di più alla ma manovalanza extra -comunitaria ,spesso assunta con condizioni di lavoro inaccettabili Ma allora :il lavoro c’è davvero e i giovani non vogliono sacrificarsi o sono le condizioni di assunzione che spaventano?  

Cause

I laureati in Italia sono pochi(solo il 20% contro una media OCSE del 41%) e spesso emigrano all’estero per le migliori condizioni di lavoro offerte della imprese e di stipendio; si calcola si aggiri intorno ai 1.300 euro per laureati di primo livello e 1360 per quelli di secondo (dati di Almalaurea) e a 940 per i diplomati (Almadiploma) ;inoltre più della metà non ha un contratto a tempo indeterminato: tutto fa propendere i giovani ad espatriare o ad appoggiarsi a familiari .

Inoltre va considerato il problema di overskilling ovvero possesso di competenze superiori a quelle richieste dall’occupazione che genera insoddisfazione e frustrazione o di underskilling ovvero competenze inferiori alla richiesta se non di mismtch cioè mancanza di coerenza tra titolo di studio  e lavoro. Fattori questi deterrenti all’accettazione di un lavoro

E’ giusto accontentarsi per quanto concerne una prima occupazione purchè si abbia però la prospettiva di un aggiustamento dello squilibrio iniziale

La penalizzazione lavorativa riguarda più i giovani che gli adulti visto il tasso di disoccupazione doppio a quello del resto della popolazione attiva .Uno studio di Mc Kinsey& company ci dice che il 60% è dovuto al ciclo economico e il 40% è strutturale dovuto allo scompenso tra scuola e mondo del lavoro .

Proprio per questo le scuole superiori da anni adottano “l’alternanza scuola -lavoro “ per cercare di introdurre i giovani nel mondo del lavoro e farli avvicinare a realtà compatibili con il titolo di studio e il percorso scolastico compiuto.

L’obiettivo dei giovani è vivere

Sempre più giovani credono sia importante avere del tempo libero per coltivare le proprie passioni piuttosto che sacrificarsi per un lavoro (71%) poco qualificato e sottopagato e ben 12 milioni ( 8 milioni sono donne) ritengono di non essere disposti a cedere ore libere per un compenso che non giustifichi la rinuncia alla libertà.

Il lavoro non è dunque più centrale nella vita e si lavora solo per vivere,per avere (specie le donne) un’ indipendenza anche se si riconosce che  il lavoro può essere fonte di autostima e contributo alla collettività.


 

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