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Vado anch’io spesso al supermercato; più di una volta mi soffermo sugli imballaggi dei prodotti e ne valuto l’utilità e l’ingombro. Cerco di non acquistare merce che ne abbia a dismisura e  di non andare oltre quello primario, che contenga  semplicemente il prodotto. Rifiuto sempre la busta che mi viene offerta alla cassa, avendo già con me uno zainetto. Sono fatto così, ma credo, anzi sono certo, di non essere affatto un caso isolato.

Nonostante l’abitudine e una certa assuefazione visiva allo spreco, ci sono cose che mi sconvolgono ancora e di cui vorrei capire il perché. Un paio di giorni fa ho fotografato due situazioni che dovrebbero come minimo suscitare disappunto, se non un certo moto di ribellione, almeno a non subire l’offerta di vendita.

Al banco verdure ho trovato cetrioli incellofanati uno ad uno. Provenienza: Olanda, cioè colti in quel Paese, caricati sull’aereo e portati fino ad un supermercato di Pescara! Possibile che in Italia non si producano cetrioli a sufficienza per soddisfare la grande domanda di questo ortaggio? Ma poi perché imballarli uno ad uno, con la plastica?

Lungo i corridoi altra scena da immortalare: un carrello di un cliente con dentro oltre 100 bottiglie di acqua, si, acqua, quella che scorre nei rubinetti di casa, potabile e sufficiente per uso alimentare. La siccità di questi giorni, ma anche di questi anni, condurrebbe la riflessione su altri piani, mentre io voglio rimanere su quello degli imballaggi.

Una volta consumata l’acqua, le 100 bottiglie di plastica dovranno essere conferite al servizio di raccolta dei rifiuti e poi smaltite da qualche parte, insieme ad altri milioni di bottiglie, verosimilmente incenerite, certamente per produrre energia, ma anche CO2. Il 1 agosto, appena 15 giorni fa, è stato l’overshoot day globale del 2024, il giorno del sovrasfruttamento della terra calcolato ogni anno dal Global Footprint Network, che indica come in soli 7 mesi l’umanità abbia già utilizzato ciò che la terra impiega 12 mesi per rigenerare. 

Da quel giorno, per tutto il resto dell’anno, siamo in debito con il pianeta: stiamo consumando l’equivalente di 1,7 pianeti all’anno. In Italia abbiamo “festeggiato” l’overshoot day il 19 maggio scorso, 70 giorni fa. Ecco, l’Italia del cetriolo olandese incellofanato e del carrello pieno di bottiglie di acqua potabile ormai vive su un altro pianeta, consumando risorse che non ha ancora a disposizione e ponendo l’ipoteca sul futuro delle prossime generazioni, che in sostanza, visto il rapido susseguirsi degli eventi, siamo già noi.



 

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