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Catania si posiziona al secondo posto tra le province siciliane per i contributi ricevuti destinati alla formazione dei lavoratori, con oltre 1,4 milioni di euro erogati da FondItalia, il Fondo paritetico per la formazione. Questi finanziamenti hanno permesso la riqualificazione professionale di quasi 7.000 lavoratori provenienti da oltre 460 aziende della provincia. I dati emergono dall’edizione 2024 del Rapporto FondItalia, pubblicato ogni due anni per tracciare l’andamento della formazione continua in Italia. Nei 15 anni di attività di FondItalia, la Sicilia si è dimostrata una delle regioni italiane più attive nel campo della formazione continua, con Catania che si colloca tra le province più virtuose, seconda solo a Palermo e davanti a Ragusa. Degli oltre 65.000 lavoratori siciliani che hanno aderito a FondItalia dal luglio 2009, quasi il 20% proviene da Catania e provincia, mentre il 17% delle aziende aderenti ha sede nel territorio catanese, su un totale di oltre 13 mila aziende. “Le transizioni che stiamo vivendo costringono le imprese ad adeguare le competenze del capitale umano”, sottolinea Egidio Sangue, direttore del fondo.

“Se questo non avviene ci sarà un calo della competitività con consequenziale perdita di posti di lavoro e marginalizzazione dei territori. In una società che invecchia, il capitale umano che abbiamo oggi a disposizione è prezioso e inestimabile e deve essere valorizzato con l’investimento sulle competenze. Il 50% delle micro e piccole imprese aderenti a FondItalia viene coinvolta in attività formativa e questo ci inorgoglisce e ci rende ottimisti. Ormai da qualche tempo fra le proposte di FondItalia c’è quella di inserire nei percorsi di formazione finanziata anche gli imprenditori, perché sono loro che guidano le aziende e i lavoratori e come tali devono poter essere costantemente aggiornati”. Nel dettaglio, il 93% delle imprese siciliane che hanno aderito a FondItalia sono “microimprese”, ossia con meno di nove dipendenti, per un totale di oltre 36.000 lavoratori, mentre il 6% sono piccole imprese con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 49 unità, per un totale di oltre 16.000 dipendenti. La provincia di Palermo è la più rappresentata con il 35% delle imprese e il 33% dei lavoratori, seguita da Catania (17% di imprese e 19% di lavoratori) e Ragusa (11% di imprese e 11% di lavoratori).

I settori più rappresentati dalle imprese aderenti sono il commercio (27%), le costruzioni (14%), i servizi di alloggio e ristorazione (12%), l’agricoltura e la pesca (9%). Dal 2010, anno in cui è stato attivato il primo sportello di FondItalia per il finanziamento della formazione continua, poco più del 12% delle imprese e del 36% dei lavoratori siciliani aderenti al Fondo hanno beneficiato delle risorse messe a disposizione, per un totale di quasi 12 milioni di euro. La provincia di Ragusa ha beneficiato del 28% dei contributi, seguita da Palermo con il 23% e da Catania con il 16%. “In Sicilia – dichiara Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario – abbiamo già sperimentato un modello virtuoso che coniuga formazione e lavoro, indirizzando degli studenti siciliani nelle strutture alberghiere altoatesine col contributo di FederTerziario Sicilia, che si è fatta carico anche delle spese di mobilità. Un ponte tra scuola e lavoro che reputiamo fondamentale per colmare il disallineamento tra domanda e offerta del lavoro, e che supportiamo nelle nostre aziende associate anche con il sistema della formazione continua grazie alla presenza di FondItalia”. La presentazione del Rapporto FondItalia 2024 rappresenta un’occasione per rafforzare il dialogo con le imprese del territorio che credono nella formazione dei propri dipendenti come strumento di crescita.

“Il roadshow che abbiamo programmato per la presentazione del Rapporto 2024 – spiega Francesco Franco, presidente di FondItalia – è partito da Bari a inizio maggio, poi è andato in scena a Milano, Torino, Napoli, Palermo e, a ottobre, terminerà a Roma. La Sicilia, fin dal 2009 anno di istituzione dei Fondi Interprofessionali, ha sempre dimostrato il proprio carattere tenace e di iniziativa economica anche sotto l’aspetto della formazione continua dei lavoratori, dimostrando di credere nella professionalizzazione delle maestranze e di investire nell’innovazione continua”.

 

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