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Era fine dicembre 2023, la premier Giorgia Meloni saltava la conferenza stampa di fine anno per una brutta influenza, il governo aveva da poco bocciato il Mes, scatenando la rabbia dell’europeista Forza Italia, e il vicepremier Antonio Tajani era a caccia di un risultato da rivendicare per l’elettorato azzurro. “Grazie all’iniziativa e alla determinazione di Forza Italia – rivendicava Paolo Barelli, capogruppo FI, al termine di un vertice dal quale uscì un’intesa con il ministro Giancarlo Giorgetti sui cosiddetti ‘esodati’ del Superbonus – nessun cittadino onesto sarà penalizzato”. Ecco, otto mesi dopo, ad agosto, Giorgetti – che sulla “voragine” del 110% ha sempre difeso le ragioni del rigore e della “responsabilità” sui conti pubblici – ha firmato il decreto attuativo: saranno 16 milioni di euro le risorse messe a disposizione per le famiglie a basso reddito rimaste penalizzate dal giro di vite al bonus edilizio deciso dall’esecutivo di centrodestra. Circa l’1% delle risorse che, otto mesi prima, si stimava fossero necessarie a sostenere gli esodati.

Ma chi sono gli esodati del Superbonus? Li abbiamo visti manifestare persino a Sanremo. Famiglie che, con lo stop del governo agli sprechi miliardari del Superbonus, se lo sono visto calare di colpo dal 110% al 90% e infine al 70%. Cittadini che avevano iniziato i lavori di ristrutturazione, pensando di poter contare sulla cessione del credito e sullo sconto in fattura, per poi ritrovarsi con i lavori avviati ma gli incentivi revocati. Oltre un milione e mezzo di famiglie, sostiene l’associazione nata proprio per supportarle, con al seguito 500mila imprese edilizie rimaste improvvisamente senza liquidità. Una stretta, quella varata dal governo per fermare l’emorragia per le casse pubbliche, che lasciò un conto totale, in capo a queste famiglie, che si aggirerebbe, secondo le stime degli stessi esodati del Superbonus, intorno al miliardo e seicento milioni di euro. Di fronte a questa vasta platea di esodati, Forza Italia – da sempre il partito di centrodestra più vicino al mondo dell’edilizia – decise a fine 2023 di intestarsi la loro battaglia, scavallando in un campo elettorale già presidiato dal Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte sceso in piazza con gli esodati anche la scorsa primavera.

Se gli azzurri, a inizio anno, rivendicavano di aver portato a casa una consistente dote per gli esodati, una proroga selettiva del Superbonus per le famiglie a basso reddito – così raccontavano le cronache dell’epoca – in estate, e dopo il voto alle Europee di inizio giugno, è arrivata la beffa. Sì, perché il Tesoro ha approvato in questi giorni il provvedimento attuativo che mette effettivamente in campo le risorse per gli esodati. Il problema è che sono appena sedici milioni di euro, la stessa somma già stanziata a febbraio nel decreto “Salva Spese” che aveva tradotto nero su bianco l’intesa con il partito berlusconiano. E il problema non sono solo le scarse risorse disponibili – un fatto di per se per nulla sorprendente, dato che in Via XX Settembre sono ora impegnati a pensare all’interlocuzione con l’Europa e la priorità deve necessariamente andare al taglio del cuneo e alla riduzione dell’Irpef – ma anche il fatto che non si potrà chiedere un rimborso superiore al 30% delle spese effettuate con i propri soldi. Tradotto: l’indennizzo non coprirà per intero il 110%. Secondo quanto riportato oggi da La Stampa, sarà l’Agenzia delle Entrate che erogherà i soldi in base alle richieste arrivate complessivamente, affidandosi tra l’altro all’ordine cronologico con cui sono stati fatti i bonifici, qualora i 16 milioni non bastassero per risarcire tutti: insomma il rimborso (parziale) ci sarà solo per chi per primo ha anticipato i soldi.

Per non parlare della platea disegnata dal provvedimento. L’aiuto, da richiedere entro il 31 ottobre di quest’anno, spetterà solo a determinate categorie: i single con reddito inferiore a 15mila euro, le coppie con reddito a 30mila e i nuclei con figli a carico ai quali si applica il quoziente familiare: per due genitori con un figlio, il limite reddituale sale a 37.500 euro, con due figli a 45mila e con tre a 60mila. Certo, a tutti questi soggetti viene inoltre richiesto di certificare un Sal, lo stato di avanzamento dei lavori, non inferiore al 60% entro il 31 dicembre 2023 e oggetto di opzione per lo sconto in fattura o per la cessione del credito. Doveva essere “un grande risultato” per “tutelare cittadini e imprese onesti”, recitava la gran cassa di Forza Italia. Alla fine, in confronto alle risorse attese, sono solo noccioline.

 

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