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La nuova sfida riguarda la nuova Irpef 2025: è necessario trovare le risorse per proseguire con il taglio delle imposte. Chi pagherà meno tasse il prossimo anno? Con le risorse a disposizione è stato garantito il rinnovo di alcune misure attive quest’anno, come il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e la riconferma dell’Irpef a tre scaglioni e tre aliquote entrato in vigore il 1° gennaio 2024 (e che senza una riconferma avrebbe riportato la tassazione dei redditi agli quattro scaglioni e aliquote del 2023).

Ora la sfida dell’esecutivo si concentra nel trovare le coperture necessarie per proseguire nei tagli della pressione fiscale e questa volta gli sforzi si concentrano sul ceto medio, quello che è stato maggiormente penalizzato dagli interventi degli anni precedenti.

I prossimi passi della riforma fiscale

Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, afferma che il ceto medio si sta impoverendo e appare indispensabile ridurre l’Ires per le imprese che investono e creano occupazione. Serve un intervento deciso anche sull’Irap al fine di far venire meno le molte storture che l’imposta crea.

La riforma fiscale procede spedita, 13 decreti attuativi hanno iniziato a portare quel cambiamento che era atteso ormai da decenni. Come proseguirà la riforma del Fisco italiano? I prossimi passi prevedono il recupero del rapporto con i contribuenti puntando su una strada che ormai è stata delineata: pagare meno, pagare tutti.

Recuperare il gettito mancante causato dall’evasione fiscale, infatti, permetterebbe a tutti di pagare meno imposte. La strada scelta dall’esecutivo, per iniziare, è quella del concordato preventivo biennale che rappresenta un compromesso tra Stato e contribuenti. Proprio il gettito del concordato preventivo dovrebbe portare le risorse mancanti, secondo le stime di Leo, per attuare i nuovi tagli delle tasse.

Nuovo taglio dell’Irpef, dipende dal concordato preventivo

Maurizio Leo rassicura, le risorse per confermare gli sgravi 2024 anche nel 2025 ci sono: il taglio al cuneo fiscale e l’Irpef a tre scaglioni, quindi, ci saranno anche il prossimo anno. Le risorse servono per andare avanti e continuare a tagliare le imposte (ricordiamo che l’esecutivo ha l’obiettivo di arrivare, entro fine legislatura, alla flat tax per tutti).

Al momento, però, non si possono fare programmi perché le adesioni al concordato preventivo si concluderanno il 31 ottobre e solo dopo quella data sarà possibile conoscere il gettito che la misura avrà garantito. Solo allora sarà possibile capire lo spazio di manovra per un ulteriore taglio dell’Irpef nel 2025.

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Nel 2025 proseguire il taglio dell’Irpef?

Le intenzioni di tagliare ancora l’Irpef e portare nuovi sgravi alle tasse c’è, ma attualmente non ci sono le coperture. Solo ad autunno inoltrato sarà possibile capire lo spazio di manovra che lascia il concordato preventivo. Se, come si annuncia, sarà un flop è improbabile sperare in un nuovo taglio dell’Irpef. Se, invece, il concordato sarà un successo, come spera l’esecutivo, ci sarà un intervento di riduzione ulteriore delle imposte.

Nel 2025, in ogni caso, se ci saranno novità riguarderanno il ceto medio, i redditi compresi tra 35.000 e 50.000 (e forse anche oltre questo limite). Si tratta dei redditi che nel 2024 non hanno beneficiato in alcun modo del taglio dell’Irpef perché i 260 euro annui di tasse in meno da pagare sono stati sterilizzati dalla franchigia imposta sulle detrazioni di imposta (riconosciute solo oltre i 260 euro, appunto).

Tra l’altro si tratta anche della fetta di popolazione che non beneficia del taglio al cuneo fiscale visto che lo stesso, appunto, si esaurisce al raggiungimento dei 35.000 euro di reddito.

Le intenzioni per il 2025, coperture permettendo, non riguardano solo l’Irpef: si intende intervenire anche ull’Iva, sull’Ires da abbassare per le imprese che investono e che creano occupazione e sull’Irap.

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