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Salerno. “Bene le linee guida della Regione Campania sul contenimento dei cinghiali, ma occorre migliorare formazione, siti e strutture”. È quanto chiede alla Regione Campania, il vicepresidente nazionale e presidente provinciale dell’Associazione Italiana Coltivatori, Donato Scaglione, circa le linee guida adottate dal nuovo piano regionale straordinario sulla cattura e il contenimento dei cinghiali. Una nota, quella dell’AIC Salerno, che arriva dal vicepresidente nazionale a seguito del confronto sulla lettura delle linee guida con le osservazioni dei tecnici CAA AIC.

“Bene la volontà della Regione di voler porre una soluzione all’aumento incontrollato dei cinghiali in tutto il territorio campano -dice Scaglione, che sottolinea come il problema- sia sorto a seguito dei ripopolamenti effettuati nei decenni scorsi con animali non autoctoni aventi maggiore prolificità e dimensioni ragguardevoli. -Poi, il punto sul piano regionale- Le Linee Guida per l’attuazione del piano straordinario regionale quinquennale per il contenimento dei cinghiali della specie sus scrofa che prevedono varie fattispecie di intervento coinvolgendo nelle operazioni di controllo anche il mondo degli agricoltori, necessitano di alcuni ampliamenti in materia di formazione, interventi su siti e strutture”.

Di qui, sette punti sui quali i tecnici CAA dell’Associazione Italiana Coltivatori e il presidente Scaglione chiedono un ulteriore intervento da parte della Regione Campania circa l’ampliamento e il miglioramento delle linee guida del piano straordinario.

Il primo punto riguarda la formazione, per l’AIC –“servono maggiori corsi di formazione per formare i soggetti deputati al controllo con possibilità di effettuare tali corsi anche in presenza e la diffusione del calendario anche attraverso i canali delle associazioni agricole o dei CAA, oltre che ad una formazione rapida anche per gli operatori dei centri di assistenza agricola e fiscale per l’inserimento delle segnalazioni di danno”.

Il secondo punto emerso dalle analisi fatte dall’AIC riguarda gli incentivi, secondo l’Associazione Italiana Coltivatori- “è necessario istituire un regime di premialità per le segnalazioni verificate di soggetti da abbattere e introdurre incentivi per la coltivazione di piante repellenti la fauna selvatica ma comunque di interesse agrario (es. coriandolo)”.

La terza questione riguarda i sistemi di cattura- “è fondamentale effettuare una valutazione precisa dei sistemi alternativi alle recinzioni costose (come, ad esempio, l’installazione di dissuasori ottici e/o acustici e o l’utilizzo di repellenti di natura vegetale o animale) ed in caso di positivo riscontro, introdurre degli incentivi all’acquisto”.

Il quarto punto riguarda i siti di cattura sui quali AIC propone –“una valutazione dei siti ottimali per l’installazione di trappole di cattura ed eventuali incentivi all’acquisto”.

Il quinto punto proposto da AIC riguarda invece, una rete virtuosa tra cittadini, istituzioni e operatori economici quali- “l’installazione di compostiere ad uso collettivo per la raccolta differenziata della frazione organica nelle aree rurali e il coinvolgimento degli operatori agrituristici nella costituenda filiera della carne”.

Il sesto punto invece, riguarda le strutture atte a valutare le malattie degli ungulati, secondo AIC bisogna – “verificare con le strutture preposte l’eventuale trasmissione di malattie infettive oltre alla PSA, con particolare riferimento ai numerosi casi di tubercolosi bovina segnalati negli ultimi tre anni nei territori interni della Campania”.

Il settimo ed ultimo punto segnalato dai tecnici dell’Associazione Italiana Coltivatori riguarda invece- “La partecipazione nelle operazioni di verifica dei danni segnalati degli agricoltori danneggiati o dei tecnici delegati”.


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