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Il Dipartimento per la trasformazione digitale e dell’agenzia per l’Italia digitale ha pubblicato il piano strategico italiano 2024 – 2026 sull’intelligenza artificiale. Il documento definisce le azioni strategiche di sviluppo, raggruppate in quattro macroaree: ricerca, pubblica amministrazione, imprese, formazione. Quali sono le azioni previste nell’ambito delle azioni aziendale e della qualità della vita dei cittadini?

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo in cui viviamo e le modalità con cui produciamo valore in tutti i settori, sta impattando profondamente sul sistema dell’educazione, sulle attività professionali e sull’industria. L’arrivo dei sistemi generativi ha poi, nell’ultimo anno, reso ancor più evidente la forza innovatrice e trasformativa dell’IA, abilitando lo sviluppo di processi di automazione contraddistinti da una facilità d’uso senza eguali.

Il testo è stato redatto da un Comitato di esperti per supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie relative a questa tecnologia. Il Comitato, composto da quattordici membri di comprovata competenza ed esperienza, ha lavorato intensamente per analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale e mettere a punto un piano strategico con l’obiettivo di guidare lo sviluppo dell’IA in modo responsabile e inclusivo.

Il documento riflette l’impegno del Governo nel creare un ambiente in cui l’IA possa svilupparsi in modo sicuro, etico e inclusivo, massimizzando i benefici e minimizzando i potenziali effetti avversi.

Dopo un’analisi del contesto globale e del posizionamento italiano, il documento definisce le azioni strategiche, raggruppate in quattro macroaree:

ricerca;

pubblica amministrazione;

imprese;

formazione.

La strategia propone, inoltre, un sistema di monitoraggio della relativa attuazione e un’analisi del contesto regolativo che traccia la cornice entro cui dovrà essere dispiegata.

Il tessuto produttivo italiano si articola in ecosistema del tutto peculiare, animato da un nucleo rilevante di grandi imprese e da una diffusa rete di piccole e medie imprese, la cui vocazione manifatturiera ne rappresenta probabilmente il tratto maggiormente distintivo.

È cambiato il contesto normativo, si è innovata la tecnologia, con l’arrivo dei sistemi generativi e lo sviluppo dei cosiddetti Foundation Models, e si è fatta strada una nuova sensibilità verso l’intelligenza artificiale, sensibilità che convintamente abbraccia la necessità di una visione etica all’innovazione, che sappia porre al centro le persone e i loro bisogni. All’interno di uno scenario così complesso e dinamico, è giunto dunque il momento di aggiornare la nostra visione strategica sull’Intelligenza Artificiale, definendo un nuovo programma che muova dalle precedenti esperienze, condividendone i principi di riferimento per una intelligenza artificiale italiana che si inquadri in un contesto europeo e promuovendo lo sviluppo di soluzioni antropocentriche, affidabili e sostenibili.

Qual è lo scenario globale

Il documento “La strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-26” del Dipartimento per la trasformazione digitale e dell’agenzia per l’Italia digitale dimostra come l’intelligenza artificiale sia in una fase di straordinario sviluppo, in cui si sta caratterizzando come un catalizzatore di cambiamento del modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con il mondo che ci circonda.

Tale sviluppo è animato dalla forza propulsiva di una intensa attività di ricerca, che ha portato a numerosi avanzamenti nella definizione delle architetture e nei modelli di IA, e che è stata sostenuta da enormi investimenti, in particolare di aziende private e leader nel settore. L’ammontare degli investimenti corporate (includendo fusioni e acquisizioni, partecipazioni minoritarie, investimenti privati e offerte pubbliche) si è ad esempio decuplicato in soli sette anni, dal 2013 al 2020, raggiungendo un valore complessivo di 147 miliardi di dollari, per poi evidenziare un picco di 276 miliardi di dollari nel 2021 e attestarsi a 189 miliardi di dollari nel 2022.

Lo sviluppo delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale ha, però, ormai ampiamente travalicato i confini dell’accademia e dei centri di ricerca, caratterizzandosi per un profondo impatto sociale in relazione ai condizionamenti psicologici-comportamentali che può produrre.

Basti pensare che la piattaforma ChatGPT di OpenAI rilasciata nel novembre del 2022 ha raggiunto i primi 100 milioni di utenti in soli 2 mesi, polverizzando i precedenti record di utilizzo stabiliti da popolari social networks.

Spinta da questa rivoluzione tecnologica, è naturale infine attendersi anche una profonda trasformazione nel mercato del lavoro.

Già oggi è sempre più marcato il disallineamento tra le professionalità richieste dai datori di lavoro e quelle possedute da chi è in cerca di lavoro, e tra le competenze e le qualifiche richieste per la conduzione di un’attività specifica e quelle possedute da chi attualmente la gestisce, rendendo quindi essenziali lo sviluppo di programmi di upskilling.

Qual è lo scenario italiano

Una prima importante spinta all’adozione di soluzioni innovative, anche basate sull’IA, nel contesto produttivo e imprenditoriale risale al 2018 con il Piano Nazionale Industria 4.0, che istituiva otto centri di competenza nazionali.

Il decreto ministeriale 10 marzo 2023 ha poi rifinanziato le attività degli otto centri fino a tutto il 2025, disponendo al contempo il finanziamento di 40 European Digital Innovation Hub (EDIH) di cui all’art. 16 del Regolamento UE 2021/694. Affiancandosi ai Digital Innovation Hubs (sempre istituiti con il Piano Nazionale Industria 4.0) e talvolta caratterizzandosi per un preciso focus sull’erogazione di servizi basati su tecniche di IA, gli EDIH forniscono servizi a prezzi agevolati per la digitalizzazione non solo delle PMI ma anche della Pubblica Amministrazione.

In effetti, l’impiego di IA nella pubblica amministrazione è una delle principiali direttrici di innovazione per costruire una radicalmente nuova immagine dei servizi al cittadino, più efficace e di più immediata fruibilità.

Nell’approcciarsi a una rivisitazione della strategia italiana è, al contempo, essenziale sapere cogliere la necessità di innovazione, leggendo e analizzando le mutate condizioni di contesto, e valorizzando la maturata consapevolezza dell’importanza strategica di accrescere la nostra capacità di realizzare e promuovere l’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale nel tessuto produttivo, imprenditoriale, formativo e sociale, nonché nella pubblica amministrazione, e che la promozione dei tratti distintivi del nostro Paese passerà sempre più attraverso la codifica e la disponibilità di dati e modelli di IA in grado di rappresentarne e valorizzarne le specificità.

Il documento “La strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-26” mette in evidenza la visione di sviluppo e la strategia che si propone di perseguire con i seguenti macro-obiettivi strategici:

sostenere la realizzazione e l’adozione di applicazioni di IA per supportare pratiche gestionali, modelli produttivi e progetti di innovazione. In particolare, sarà rilevante realizzare attività progettuali e infrastrutture dati finalizzate a sviluppare sistemi di IA in una prospettiva country-specific, in grado di preservare i differenziali competitivi delle nostre eccellenze, evitando una loro diluizione conseguente all’importazione di sistemi sviluppati in altri Paesi;

promuovere l’attività di ricerca scientifica fondazionale e applicata, incentivando la connessione delle unità di ricerca italiane operanti su scala nazionale con le grandi piattaforme di sviluppo operative a livello internazionale, e favorendo lo sviluppo di applicazioni di IA coerenti con il fabbisogno di natura competitiva del sistema Paese; promuovere, al contempo, lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA anche a sostegno di iniziative mirate al benessere sociale, con applicazioni nel sistema del welfare, nella tutela del patrimonio ambientale e culturale italiano, nei processi educativi e nella salute;

creare le condizioni di contesto favorevoli per valorizzare il potenziale in termini di generazione di valore dell’IA. In particolare, la focalizzazione, grazie ad un sistema di formazione che punti all’eccellenza, sulla crescita di talenti in possesso di competenze coerenti con lo scenario emergente e l’efficientamento dei servizi della Pubblica Amministrazione, grazie all’introduzione di soluzioni di IA rappresentano priorità trasversali e abilitanti.

Quali sono i settori e gli ambiti di applicazione dell’IA

Dall’analisi dello stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale in Italia, emerge la forte esigenza di consolidare e rafforzare le proprie posizioni di rilievo scientifico a livello globale, con la consapevolezza che in un sistema così dinamico qualsivoglia flessione porterebbe a dissipare il bagaglio di competenze acquisite nel corso degli anni.

Al contempo, emerge la necessità di saper interpretare queste tecnologie come un’opportunità per valorizzare la nostra forte tradizione industriale, innovando in sintonia con le peculiarità che ci rendono unici a livello internazionale.

Gli investimenti sull’intelligenza artificiale dovranno interessare tutte le aree e i possibili ambiti di applicazione, ponendo tuttavia particolare attenzione a quelli che hanno un ruolo prominente nel tessuto produttivo e sociale italiano.

Per quanto attiene all’uso dell’IA per rafforzare la competitività del nostro Paese, ambiti di particolare interesse per sviluppare e promuovere l’utilizzo di nuove soluzioni di IA sia in ambito di ricerca applicata sia in ambito di soluzioni aziendali sono:

– l’industria del made in Italy, con particolare attenzione all’identità manifatturiera e alle filiere dell’automazione, dell’agroalimentare, dell’arredo, dell’abbigliamento, nonché ai settori del turismo, chimico e farmaceutico, e aerospazio;

– l’industria del digitale, con le imprese di servizi ICT e per lo sviluppo delle infrastrutture di rete digitale che consentono di abilitare le soluzioni di IA;

– l’industria finanziaria, ambito nel quale l’utilizzo IA è ormai una consolidata realtà a livello internazionale, includendo anche servizi di banking/assicurativi.

Per quanto attiene invece all’utilizzo dell’IA quale leva di intervento per migliorare la qualità della vita degli individui e promuovere il benessere della società, ambiti di particolare interesse sono:

– la salute, intesa nella sua accezione di “one health”, dunque non solo negli aspetti strettamente connessi alla promozione delle tecnologie digitali di IA in ambito medico, ma anche per tutto ciò che attiene alla prevenzione;

– l’educazione, ambito nel quale le tecnologie di IA stanno entrando prepotentemente con dinamiche che dovranno essere guidate, per preservare la qualità;

– la tutela del territorio, con riferimento ai beni culturali e ambientali, alle comunità e a tutti i fattori connessi con la sostenibilità ambientale della transizione digitale basata sull’IA;

– la tutela della privacy e della sicurezza delle persone, anche in relazione agli aspetti che interessano strategicamente il settore della difesa e la cyber security nazionale.

La pubblica amministrazione rappresenterà, infine, un dominio privilegiato di azione, per le sue ricadute su entrambi gli aspetti sopra delineati, sia per migliorare la competitività sia per migliorare le interazioni dei cittadini con le strutture periferiche e centrali.

Cosa cambia per le imprese

L’Italia dovrà agevolare lo sviluppo e l’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale nelle imprese, con l’ottica non solo di efficientare gli attuali processi ma anche di abilitarne di nuovi che sappiano aprire altrettante nuove possibilità di crescita.

Sarà necessario definire, al livello di sistema-Paese, un complesso di azioni che agevolino e accelerino lo sviluppo anche delle imprese, anche delle più piccole, tenendo conto delle barriere di competenze e infrastrutturali che ostacolano la diffusione delle nuove tecnologie.

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla formazione del personale e alla creazione di sinergie con il mondo accademico e della ricerca. In effetti, lo sviluppo di una strategia per le imprese richiede di ragionare su un duplice livello di azione.

Da una parte, dovranno essere, infatti, intercettati i bisogni delle imprese utilizzatrici delle nuove tecnologie, prestando massima cura ai settori produttivi che caratterizzano l’economia italiana e individuando gli attori maggiormente capaci di colmare il divario tra la ricerca applicata e il tessuto produttivo e imprenditoriale.

D’altra, dovranno essere invece potenziate le opportunità di crescita degli abilitatori dei processi di innovazione, cioè di tutte le imprese che hanno una specifica vocazione ICT e delle start-up che si caratterizzano nella realizzazione di sistemi di Intelligenza Artificiale.

Al fine di perseguire efficacemente gli obiettivi definiti nella strategia sarà essenziale definire un soggetto cui vada in capo la responsabilità dell’attuazione, del coordinamento e del monitoraggio delle singole iniziative.

Per quanto attiene all’attuazione, sarà evidentemente necessario prevedere l’istituzione di un fondo che renda sostenibili le azioni strategiche e che, in chiave prospettica, possa essere anche alimentato da ricavi provenienti dalle azioni stesse.

In effetti, occorre essere consapevoli che le politiche per l’IA sono e saranno nel medio periodo una sorta di bersaglio mobile: l’evoluzione tecnologica sottesa è tale, infatti, da richiedere un continuo adeguamento e/o revisione delle traiettorie tecnologiche di sviluppo dell’IA e la loro declinazione a supporto della competitività del Paese.

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