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Molti sono i legali corretti nell’applicare le tariffe proporzionate al reale lavoro svolto, ma la stragrande maggioranza continua ad operare senza dare alcuna garanzia all’assistito, che, troppo spesso, si vede recapitare parcelle esorbitanti e fuori dalle sue possibilità economiche, soprattutto da parte di chi non può accedere al patrocinio a spese dello Stato. Controparte ne beneficia anche se, di fatto, nella maggior parte dei casi, non ne avrebbe diritto, perché lavora a nero oppure non dichiara tutti i redditi realmente percepiti dal nucleo familiare (a titolo di esempio, si considerino anche le linee guida dell’Ordine degli Avvocati di Roma al fine di verificare quali siano le entrate che possono essere sommate al reddito dichiarato, come, per esempio, eventuali bonus percepiti ed il contributo al mantenimento per i figli), la cui composizione sovente è manomessa, nascondendo i redditi, per potersi assicurare il privilegio che gli permette di accusare controparte, ricorrendo anche all’abusato maltrattamento in famiglia, e costringerlo ad affidarsi ad una difesa a pagamento.

Il patrocinio a spese dello Stato non è più una garanzia per il cittadino a difendersi, comunque, ma è divenuto un abuso che, per i mancati controlli, si rivela un marchingegno per malmenare il già malcapitato genitore separato. Tutti sanno, ma nessuno fa nulla per porre fine a questa giustizia ingiusta e, se lo si volesse fare, questo modo di operare delle istituzioni, che hanno il compito del controllo sui redditi dei cittadini, potrebbero arginare il fenomeno degli abusati patrocini se non ridurli drasticamente, anche mediante controlli fatti quasi in tempo reale, anziché qualche mese prima che scada il termine previsto per farli. E’ questione di volontà e di negligenze che non possono essere tollerate, perché si fa violenza sui soldi dei cittadini che pagano le tasse. La Corte dei Conti e l’Agenzia delle Entrate, nonché la Guardia di Finanza devono informare i cittadini onesti su cosa fanno per tutelarli e quali sono i doverosi e previsti provvedimenti emessi nei confronti degli inadempienti.

In questi giorni, è stato reso noto che, tra i maggiori evasori italiani, c’è la categoria degli avvocati. Tutti lo sanno da sempre e, anche noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo più volte evidenziato, chiedendo un severo controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza valdostana, poiché la verifica sarebbe rapida, certa e possibile accedendo ai procedimenti dei vari tribunali e mettendoli a confronto con le relative fatture, analizzando, voce per voce (quando ce le inseriscono, visto che, purtroppo, non sono obbligati a dettagliare le prestazioni erogate), tutti gli interventi del legale e il corrispettivo previsto dal tariffario nazionale. Oggi, farlo, con la digitalizzazione dei processi, potrebbe essere ancora più facile, poiché, chi deve verificare, potrebbe non doversi più nemmeno spostare dalla propria scrivania per acquisire i fascicoli da verificare. La scarsa presenza degli organi di controllo favorisce l’evasione fiscale, che, per tanti professionisti, compresi anche gli psicologi e psichiatri, raggiunge, in Valle, cifre esorbitanti di svariati milioni all’anno, circa il 70/60% sono le somme evase.

La cosa più ripugnante è il fatto che il professionista consiglia il proprio cliente a fornire il pagamento della prestazione professionale in nero, così risparmia l’iva su somme che, comunque, non può “scaricare” (ossia, detrarre dalle imposte) nella dichiarazione dei redditi ed, inoltre, effettuano sconti irrisori su somme non dichiarate. Gli psicologi che non hanno l’iva promettono un piccolo sconto senza fattura e/o scontrino. Avvocati e psicologi, in realtà, non fatturando, risparmiano anche il 40% delle “tasse” (i tributi), che, messi assieme, ammontano a vari milioni all’anno anche per una regione così piccola come la Valle d’Aosta.

Molti professionisti, inoltre, grazie al reddito dichiarato, alla fine dell’anno, entro un certo importo, hanno diritto al regime fiscale c.d. forfettario, che prevede la non applicazione dell’iva sulla prestazione erogata, a condizione che ciò sia indicato nella fattura.

Pertanto, quando questi dicono che, senza la fattura, il cliente risparmia l’iva, bisogna farsi fare un preventivo sottoscritto, al fine di verificare se il professionista evade o ha il diritto a non applicare l’iva e, quindi, non concede alcun beneficio sull’importo chiesto.

L’evasione fiscale, per categorie professionali che dovrebbero tutelare la giustizia e la coerenza della persona, è una vera offesa per tutti e fa sorgere il dubbio che l’ingordigia del professionista potrebbe manomettere la verità dei fatti, la correttezza del procedimento stesso, arrivando a segreti accordi tra legali, oppure, nel caso di psicologi-psichiatri, a relazioni pilotate. Uno scenario inquietante, su cui si dovrebbe indagare in profondità, liberi, però, dal business che certe lobby, anche massoniche, impongono a vasto raggio e in dispregio del cittadino.

Esiste l’evasione fiscale di questi professionisti, anche grazie alla ingenuità o complicità dell’assistito, leggasi, nel nostro caso, genitore separato, che non pretende un preventivo dettagliato, scritto e sottoscritto dal professionista e dal cliente. Tutto ciò tutela il professionista e l’assistito in caso di controversia sulle somme esorbitanti richieste a fine procedimento. Si consiglia, inoltre, di pagare periodicamente il professionista in base al lavoro svolto e concordato per evitare che, poi, la somma finale sia elevata e impossibile da soddisfare.

Il pagamento in nero, non tracciabile, favorisce solo il professionista, che, in caso di controversia con il proprio assistito, può sempre sostenere che le somme dichiarate dall’assistito non gli sono mai state versate. E’ un fenomeno, questo, molto diffuso, gettando nella disperazione il genitore separato, costretto a pagare la somma pretesa, che, magari – per magnanimità del professionista – viene dilazionata, con un piccolo eventuale interesse. Tutto ciò non accadrebbe se si fosse preteso il contratto sottoscritto e se tutti i pagamenti fossero tracciabili.

C’è, poi, il fatto che, in caso di accertata evasione fiscale e pagamenti in nero, anche l’assistito, come il professionista, viene condannato a pagare una salata sanzione.

Correttezza fiscale è un diritto e un dovere per assicurare all’erario italiano somme altrimenti non disponibili per gestire la cosa pubblica e per garantire i diritti anche ai più deboli. Il genitore separato, prestandosi ad evadere la legge, non aiuta i propri figli e se stesso, ma, anzi, diviene complice dell’abuso fiscale permesso al professionista, a cui chiede assistenza e protezione dagli abusi professionali e istituzionali, che, in mancanza di un contratto, come prevede la legge, diviene ostaggio del professionista, nell’indifferenza di chi dovrebbe ascoltare e provvedere.

 

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
www.genitoriseparati.it – contatti: tl. 347.650 4095 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 



 

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