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Ancora non si sa se la Liguria tornerà al voto il 27 e 28 ottobre da sola oppure a novembre insieme a Umbria ed Emilia Romagna. Ma la campagna elettorale è già iniziata. Giovanni Toti, neppure una settimana dopo la revoca dei domiciliari, è volato a Roma ieri per incontrare i partiti nazionali e tirare le somme sul candidato presidente. Nei giorni scorsi aveva alzato la palla a Salvini sul tema dei limiti alle misure cautelari per gli amministratori pubblici che finiscono indagati o a processo. E il leader della Lega ha schiacciato tornando a riproporre una sorta di immunità per sindaci e governatori (ma Fdi e Fi frenano).

A «casa Liguria», il centrosinistra vive il pressing di parte della coalizione sulla scelta sull’ex ministro Pd Andrea Orlando, da mesi ai blocchi di partenza. «Non possiamo permetterci di aspettare la fine di agosto» e «non possiamo permetterci che il centrodestra indichi il candidato prima di noi» le frasi che circolano con insistenza tra elettori e attivisti. Ma c’è anche chi, specialmente nell’ala più moderata del Pd e nel M5s, invita a non affrettarsi e a non dare per scontato che il candidato più forte sia anche quello giusto. Il freno, tuttavia, sembra essere azionato soprattutto a Roma, negli equilibri tra dem e 5s in vista delle altre sfide regionali e relativamente allo spazio che la coalizione vorrà e potrà dare a Renzi e Iv.

Il centrodestra invece non perde tempo. Toti, nella sua prima trasferta, ha incontrato prima Maurizio Lupi (Noi Moderati) e Salvini, poi Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia). L’agenda fitta dà l’idea di quanto si voglia chiudere in fretta ma l’impressione è che il confronto diretto tra i leader nazionali per trovare il dopo-Toti avrà tempi più «balneari». Tra le novità di giornata l’endorsement di Antonio Tajani all’ex sindaco di Rapallo e segretario ligure degli azzurri, Carlo Bagnasco: «Ha molti consensi secondo gli ultimi sondaggi, ne parleremo al tavolo, siamo pronti ad ascoltare tutti senza pregiudizi ma non vogliamo neanche pregiudizi nei nostri confronti».

Il nome di Bagnasco è quindi sul tavolo insieme a pochi altri. La deputata «totiana» Ilaria Cavo e poi l’opzione che guarda al comune di Genova e al vicesindaco Pietro Piciocchi, figura non collegabile a un partito, di area cattolica e tutt’uno con l’immagine del «sindaco del ponte» Marco Bucci. Lo stesso Bucci, alla deflagrazione dell’inchiesta, era stato preso in considerazione ma i problemi di salute che lo riguardano lo hanno portato a farsi da parte.

Degli incontri romani dell’ex presidente ligure, quello con Salvini è stato subito tradotto in propaganda. Una nota del partito ha registrato come il colloquio sia stata «l’occasione per fare il punto della situazione sulla Liguria che nell’ultimo triennio ha avuto una crescita record e dove siamo determinati a vincere». Salvini ha raccolto le riflessioni di Toti sui tre mesi ai domiciliari, sulle dimissioni «necessarie» per la revoca e sul fatto che il parlamento dovesse «interrogarsi su queste dinamiche», proponendo una sorta di scudo per sindaci e presidenti di regione prevedendo limiti alla custodia cautelare o rimandando l’azione giudiziaria alla fine del mandato.

«Ecco cosa vuole Salvini – il commento, da Genova, dell’avversario di Toti alle scorse regionali, Ferruccio Sansa – praticamente una legge che sembra cucita su misura per casi come quello di Toti. Una legge ad Totum». I fronti aperti, insomma, sono molteplici ed è anche per questo che nella coalizione di centrosinistra, solo apparentemente in vantaggio dopo il clamore dell’inchiesta per corruzione, serve uno scatto in avanti. Dalla manifestazione del 18 luglio a Genova con Schlein, Bonelli, Fratoianni e Conte, poco o nulla si è mosso. Il Pd regionale ha lanciato una serie di tavoli programmatici aperti per dare un contributo al programma. L’accelerata che «Toti libero» ha dato alla campagna elettorale impone altri ritmi e un’unica voce comune. La prossima settimana potrebbe sbloccarsi la partita con il sì a Orlando.

 

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