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Se due indizi non costituiscono una prova, tre lo sono
certamente. Dopo il pesante ridimensionamento di aprile e maggio,
anche giugno 2024 conferma e certifica il viale del tramonto per
l’anima energetica del superbonus.

Una decrescita infelice che, al momento, ha lasciato irrisolte
almeno due questioni: il problema dei crediti rimasti incagliati
(sul quale il silenzio è l’unica strategia rimasta al Governo) e il
futuro del comparto delle costruzioni (che dall’1 gennaio 2025 non
potrà più contare sulla maggior parte degli incentivi fiscali).

Superbonus: i nuovi dati Enea

Enea ha pubblicato il report aggiornato al 30 giugno
2024
con i dati del superecobonus, dai quali è ormai chiaro
quanto le detrazioni fiscali di cui all’art. 119 del D.L. n.
34/2020 (Decreto Rilancio) abbiano completamente perso il loro
appeal.

Per comprendere al meglio le “dimensioni” di questa decrescita,
ricordiamo che il superbonus energetico ha viaggiato alle seguenti
velocità:

  • nel biennio 2020-2021 oltre 16 miliardi di investimenti ammessi
    a detrazione (il monitoraggio Enea è cominciato solo ad agosto
    2021);
  • nel 2022 oltre 46 miliardi di investimenti ammessi a detrazione
    ovvero una media di circa 3,8 miliardi di euro al mese;
  • nel 2023 oltre 40 miliardi di investimenti ammessi a detrazione
    ovvero una media di circa 3,3 miliardi di euro al mese;
  • nel primo trimestre 2024 oltre 14,5 miliardi di investimenti
    ammessi a detrazione ovvero una media di circa 3,8 miliardi di euro
    al mese (dovuti al fatto che l’asseverazione Enea può essere
    inviata entro 90 giorni dal fine lavori).

Superbonus: l’inversione di marcia

Chiuso il 2023 (e le asseverazioni Enea relative agli interventi
realizzati entro il 31 dicembre 2023), a partire da aprile 2024
sono cominciati gli effetti della “cura Giorgetti”:

Terminato il meccanismo delle opzioni alternative (il vero
motore che ha stimolato in questi anni l’utilizzo dei bonus
edilizi), il superbonus è diventato una detrazione fiscale
utilizzabile esclusivamente dai soggetti con capienza fiscale e
capacità economica necessaria per avviare i cantieri.

Da una media mensile da 3,8 (2022)/3,3 (2023)/3,8 (primo
trimestre 2024) miliardi di euro di investimenti ammessi a
detrazione, si è, quindi, passati a:

  • 344,9 milioni di euro ad aprile 2024;
  • 121,3 milioni di euro a maggio 2024;
  • 64,4 milioni di euro a giugno 2024.

Di seguito il grafico mensile relativo agli investimenti ammessi
a detrazione.

I problemi irrisolti

Terminato ufficialmente il superbonus restano due grandi nodi da
sciogliere:

  • il problema dei crediti incagliati, che ha generato gli
    “Esodati del Superbonus” e sul quale sembra che il Governo si sia
    completamente disinteressato;
  • il futuro dei bonus edilizi, senza i quali (notoriamente)
    l’edilizia non si muove o resta “sommersa”.

Sul primo nodo non si conosce la corretta dimensione. Le cifre
“ballano” di molto e solo l’Agenzia delle Entrate riuscirà a
chiarire a quanto ammonta l’importo delle detrazioni fiscali andate
perdute per assenza di capienza fiscale. Non c’è dubbio, però, che
il blocco dei crediti stia favorendo azioni di usura e
sciacallaggio.

Relativamente al secondo, il 31 dicembre 2024 termineranno le
principali detrazioni fiscali (sismabonus ed ecobonus) mentre il
bonus casa sarà ridimensionato al 36% (anziché 50%) con limite di
spesa pari a 48.000 euro (anziché 96.000 euro), per passare al 30%
per le spese sostenute dall’1 gennaio 2028 al 31 dicembre 2033 (ma
siamo certi che nel frattempo arriverà qualche aggiornamento
normativo, soprattutto in previsione degli obblighi “green” della
Direttiva UE 2024/1275).

Risulta evidente che, grazie anche all’esperienza maturata in
questi anni di superbonus, il Governo dovrà trovare nuovi strumenti
fiscali, magari mettendo a punto il meccanismo delle opzioni
alternative, che possano incentivare la transizione green e al
contempo migliorare le condizioni strutturali di un patrimonio
immobiliare che da anni necessita di un serio piano di
recupero.



 

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