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«L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto. Siamo stati i primi a richiedere il pagamento della quinta rata e siamo i primi ad aver richiesto il pagamento della sesta rata del Piano». Le parole della premier Giorgia Meloni fotografano un dato di fatto che anche nella polemica politica non può essere trascurato: in Europa nessuno ha fatto meglio di noi nell’accesso ai fondi del Next generation Eu pur essendo l’Italia il Paese che ne ha chiesti e ottenuti di più, per oltre la metà a debito. Non era un risultato scontato ma avere passato finora tutti gli esami tecnici, a dir poco scrupolosi, della Commissione europea (con la quale come ha ripetuto spesso il ministro Fitto si è ormai instaurata una solida prassi collaborativa) è sicuramente un elemento di grande significato e di fiducia. Il commento di Meloni arriva subito dopo il via libera dell’Ue al pagamento della quinta rata del Piano da 11 che rafforza il primo posto del nostro Paese nella classifica di quelli che finora hanno incassato l’ammontare maggiore di finanziamento, pari a 113,5 miliardi di euro, il 58,4% delle risorse complessive del Piano.

«I recenti dati Istat sul Pil, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del Pil nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti dal governo e dalle amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia», aggiunge il capo del governo. I soldi della quinta rata, peraltro, nel giorno in cui da Confindustria arriva un’altra buona notizia, la crescita dell’occupazione dipendente complessiva nelle imprese associate dell’1,4% tra fine 2022 e fine 2023, sintesi di un incremento dello 0,5% nelle imprese dei servizi e dell’1,9% in quelle dell’industria. A trainarla la componente femminile (+3,4%), mentre quella maschile risulta pressoché stabile (+0,3%) in un contesto, quello dei dati nazionali rilevati dall’Istat, dove l’occupazione alle dipendenze complessiva in Italia nel 2023 ha invece registrato una crescita media annua simile per uomini e donne. 

I traguardi 

La quinta richiesta di pagamento del nostro Paese riguardava 54 traguardi e obiettivi, tra i quali alcuni passi importanti verso l’attuazione di 14 riforme e 22 investimenti in settori come l diritto della concorrenza, gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, la giustizia, il quadro di revisione della spesa e l’istruzione. Il 2 luglio scorso la Commissione aveva approvato una valutazione preliminare positiva per 53 di questi. Il successivo parere favorevole del Comitato economico e finanziario del Consiglio ha spianato la strada all’adozione da parte della Commissione di una decisione definitiva sull’erogazione dei fondi con l’eccezione relativa ad un pagamento di 110 milioni per difetti procedurali (il tema era già noto da oltre un mese). «Nei prossimi mesi – dice il ministro per gli Affari europei, il Pnrr, il Sud e la politica di Coesione Raffaele Fitto – il governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Pnrr, in collaborazione con la Commissione europea, per il conseguimento degli obiettivi della settima rata». Per la sesta, come ormai è noto, è già stato completato il dossier e trasmesso ai tecnici di Bruxelles per l’assestment, la fase sempre delicata in cui va verificata la corrispondenza tra gli obiettivi prefissati dal Ggverno e la documentazione che attesta il loro effettivo raggiungimento. La richiesta di pagamento ammonta in questo caso a 8,5 miliardi di euro mentre lo staff di Fitto è già al lavoro per la verifica e rendicontazione dei 69 traguardi e obiettivi previsti per la settima rata del Pnrr, equivalenti a 18,2 miliardi di euro. 

Naturalmente sul tappeto ci sono anche altre questioni del tutto integrate con l’accelerazione del Piano. Il primo riguarda proprio Fitto che potrebbe essere in corsa per un incarico importante nella Commissione, incarico che appare sempre più legato all’esito del confronto tra Meloni e Von der Leyen sul quale trapelano solo indiscrezioni e ipotesi. In caso di trasferimento di Fitto a Bruxelles, il governo dovrà provvedere alla nomina del successore anche se non è chiaro se avrà anche lui le stesse deleghe del ministro salentino. Il secondo tema riguarda la capacità di spesa delle risorse ricevute dall’Italia: è noto che le opposizioni, che hanno parlato di «inutile trionfalismo» della Meloni dopo la quinta rata, sono a dir poco scettiche sulla possibilità che l’Italia riesca a farcela entro la scadenza attuale del Pnrr, il 30 giugno 2026 (più altri sei mesi per completare la rendicontazione delle spese effettivamente sostenute). Su questo punto Fitto anche nell’ultima conferenza stampa a Palazzo Chigi, si è detto realista, sottolineando però che avere impegnato il 92% delle risorse disponibili indica che nei prossimi mesi il numero dei progetti messi a terra crescerà sensibilmente e con essi la quantità di spesa collegata (al momento siamo oltre 52 miliardi). 



 

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