di Samuele Bondi*
L’importante accordo siglato in regione Emilia Romagna, che ha permesso di creare le condizioni per il salvataggio dello stabilimento Tecopress di Dosso e dei 141 posti di lavoro, ha acceso l’ennesimo faro su una delle tante situazioni di crisi del settore metalmeccanico in provincia di Ferrara.
Tecopress è solo una delle innumerevoli aziende in crisi costrette a far ricorso agli ammortizzatori sociali, alcune delle quali con la prospettiva di cessare l’attività produttiva. I dati sulla cassa integrazione nei primi mesi del 2024 in provincia di Ferrara relativi al settore manifatturiero (escluso l’artigianato) registrano un aumento del 132 % rispetto allo stesso periodo del 2023.
I lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori sociali sono più di 2680, tutti dipendenti di aziende dell’industria e medio piccola industria ai quali si aggiungono quelli delle aziende artigiane.
Sul versante dell’artigianato stanno crescendo in maniera esponenziale le aziende sotto i 15 dipendenti che non hanno più ammortizzatori sociali disponibili e di conseguenza iniziano un percorso di riduzione dell’occupazione. Si rende quindi necessario aprire una discussione su ammortizzatori sociali in deroga per non perdere occupazione e imprese.
A tutto quanto sopra si aggiungono tutte quelle aziende che stanno registrando riduzioni importanti dei volumi da produrre e che utilizzano le flessibilità d’orario tra cui le ferie e i permessi dei lavoratori e delle lavoratrici per reggere all’urto della crisi. L’intero territorio di Ferrara è preda di una crisi che arriva fino alla deindustrializzazione nel settore manifatturiero in maniera specifica nel metalmeccanico.
Le ragioni di tutto ciò sono sicuramente da ricercare nella situazione economica mondiale, ma anche alla assenza di politiche industriali che aiutino le imprese che oggi sono sul territorio e favoriscano l’insediamento di nuove.
Oggi in Emilia Romagna abbiamo il Patto per il Lavoro, un accordo siglato da tutti i soggetti sociali regionali, che rappresenta un argine ai licenziamenti e che di fatto ha costituito un vero modello sociale che sta salvando i posti di lavoro nella nostra provincia.
I dati forniti dall’istituto di ricerca regionale della Cgil (Ires) ci dicono che l’occupazione in Emilia Romagna sta aumentando nei settori del turismo e del terziario. Settori in cui si annida la piaga del lavoro povero sia sul versante del salario che dei diritti.
Lo sviluppo solo di quei settori, anche nella nostra provincia, non è sufficiente a mantenere una economia locale degna di questo nome. A Ferrara abbiamo il Patto per il Lavoro Focus Ferrara che dovrebbe permetterci di individuare le azioni necessarie per accrescere il lavoro, un lavoro di qualità.
È necessario che tutti i soggetti che lo hanno sottoscritto siedano ad un tavolo e trovino le azioni necessarie per politiche industriali finalizzate al rilancio della manifattura. Lo svuotamento del territorio dal lavoro manifatturiero e industriale, il reddito da lavoro dipendente che vede la nostra provincia fanalino di coda in Emila Romagna per qualità dei salari, uno stato sociale incapace di sostenere le famiglie ,sono alcune delle cause dell’aumento dell’invecchiamento e della decrescita demografica.
È evidente che l’impoverimento del territorio rischia di diventare un fenomeno cronico irreversibile. Dobbiamo invertire questa rotta e diventare un territorio appetibile per nuove imprese, i giovani e per tutti coloro che cercano occasioni di lavoro e di un futuro migliore.
*segretario Fiom Cgil Ferrara
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