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Il bonus facciate è ormai terminato il 31 dicembre 2022 (nella
sua versione depotenziata al 60%) ma la sua eco si sentirà per
tanti anni ancora, soprattutto a causa del suo utilizzo mediante il
primo meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e
cessione del credito) di cui all’art. 121 del D.L. n. 34/2020
(Decreto Rilancio).

Bonus facciate: il problema della cessione del credito

Ricordiamo, infatti, che (frettolosamente) il legislatore del
2020 ha esteso le opzioni alternative alla detrazione diretta
(inizialmente pensato per il superbonus 110%) a tutti gli altri
bonus edilizi che non prevedevano alcun meccanismo di
controllo.

Senza verifica di congruità delle spese sostenute, visto di
congruità e asseverazioni per il rispetto dei requisiti minimi, il
bonus facciate (art. 1, commi da 219 a 224 della legge 27 dicembre
2019 n. 160) utilizzato con le opzioni alternative, ha
rappresentato il vero grande “male” italiano che ha prestato il
fianco ad un percorso di mistificazione informativa oltre che di
modifiche al meccanismo della cessione del credito privo di
progettualità.

Un percorso di modifiche che si sarebbe potuto concludere con il
Decreto-Legge n. 157/2021 (Decreto anti-frode) che ha esteso a
tutti i bonus edilizi gli stessi meccanismi di controllo già
esistenti per il superbonus e qualche miglioria alla piattaforma di
cessione, ma che è andato avanti per tutto il 2022 con uno
stucchevole balletto sul numero delle cessioni consentite, sulla
responsabilità solidale, sul sequestro preventivo,…

Senza considerare l’altro balletto relativo alla classificazione
contabile del superbonus e del bonus facciate
, sul quale
l’attuale Governo non è privo di responsabilità

Il sequestro preventivo

Fatto sta che a giugno 2023 l’ammontare dei sequestri preventivi
sui bonus edilizi si era attestato sui 7,2 miliardi, di cui oltre
il 50% riguardava proprio il Bonus Facciate. Un dato che
nell’ultimo anno è considerevolmente aumentato come dimostrato
dalle nuove indagini della Guardia di Finanza.

L’ultimo, recente, è stato eseguito dai Finanzieri del Comando
Provinciale di Lodi che hanno eseguito un provvedimento di
sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla locale Procura della
Repubblica per un importo complessivo di oltre 26,8 milioni di euro
sul conto di soggetti ed imprese coinvolti in un meccanismo di
frode fiscale ed autoriciclaggio, operanti nel settore edile e con
sede nel territorio delle Province di Lodi, Milano, Monza, Pavia e
Foggia.

Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica ed
eseguite dai militari del Gruppo di Lodi, concretizzano lo sviluppo
del percorso investigativo che, alla fine del 2023, aveva portato
all’esecuzione di un sequestro di oltre 2,5 milioni euro in
relazione alla creazione, monetizzazione e indebita compensazione
di falsi crediti d’imposta generati da lavori di ristrutturazione
di facciate di edifici mai eseguiti.

In tale ambito, è stato disvelato un parallelo sistema di frode
fiscale nel settore dei lavori edili organizzato da cinque
indagati, che hanno utilizzato dodici società cartiere intestate a
soggetti prestanome, con sede formalmente dichiarata nelle Province
sopra indicate, per l’emissione di un’ingente quantità di false
fatturazioni (ne sono state riscontrate oltre 16.700) a favore di
cinque imprese operative localizzate nel milanese, per un valore
complessivo di fatture fittizie emesse e annotate, nell’ultimo
triennio, di circa 250 milioni di euro, in tal mondo consentendo a
tali ultime imprese di evadere le imposte e, dunque, di beneficiare
di indebiti vantaggi fiscali.

L’esito delle indagini

All’esito delle investigazioni, sul conto dei cinque
organizzatori del sistema di frode è stata rilevata la
responsabilità per il reato di associazione per delinquere e, nei
confronti dei medesimi soggetti e di altre 11 persone individuate
quali amministratori di aziende coinvolte, sono stati contestati, a
vario e diversificato titolo, i reati penal-tributari di
dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti
per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti
per operazioni inesistenti ed occultamento o distruzione di
documenti contabili. Inoltre, uno degli organizzatori è stato
indagato anche per il reato di autoriciclaggio per un importo di
oltre 3,4 milioni di euro, che è risultato proveniente dagli
illeciti fiscali commessi ed è stato trasferito ed impiegato per
l’effettuazione di investimenti nel settore immobiliare. Infine, è
stata rilevata la responsabilità amministrativa dell’ente da reato
in relazione agli illeciti penali commessi dagli amministratori di
tre imprese beneficiarie della frode, a favore di quest’ultime.

Avuto riguardo alla ricostruzione effettuata in sede
investigativa, il Pubblico Ministero procedente ha emesso un
provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza ai fini della
confisca per il citato importo complessivo di oltre 26,8 milioni di
euro quale profitto dei reati riscontrati, che è stato eseguito dai
Finanzieri del Gruppo di Lodi – contestualmente a perquisizioni
effettuate anche con l’impiego di un’unità cinofila cash-dog messa
a disposizione dal Gruppo di Linate – sottoponendo a vincolo 94
immobili e 14 terreni ubicati nelle Province di Como, Lecco,
Milano, Novara, Padova, Pavia e Verona, la somma di circa 330.000
euro quale disponibilità finanziaria rinvenuta su rapporti bancari,
5 automobili per un valore di circa 95.000 euro e quote societarie
relative a 35 società per un importo complessivo di 757.570
euro.

La misura cautelare del sequestro preventivo d’urgenza, che è
stata convalidata dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il
Tribunale di Lodi, si è resa necessaria per evitare che la libera
disponibilità del profitto dei delitti riscontrati potesse
aggravare o protrarre le conseguenze degli stessi o agevolare la
commissione di altri illeciti.

Infine, sul conto del principale organizzatore del sistema di
frode fiscale investigato, che stava fruendo di una misura
alternativa alla detenzione in relazione a fatti penali pregressi e
diversi, l’A.G. competente, alla luce del mancato rispetto delle
prescrizioni imposte e delle nuove ipotesi di reato oggetto di
contestazione, ha ordinato la sospensione della predetta misura,
cui è conseguito l’accompagnamento presso un istituto
penitenziario.



 

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