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Le banche europee si apprestano a registrare il più grande crollo settimanale da quasi un anno e mezzo. L’indice STOXX Europe 600 Banks è precipitato di circa 6 punti percentuali questa settimana. Per rivedere un ribasso così profondo bisogna tornare a marzo 2023, quando il mondo bancario è stato scosso dalla caduta del Credit Suisse, salvato con l’acquisizione di emergenza da parte del rivale UBS.

Negli ultimi giorni, in particolare, è stata la francese Société Générale a essere travolta dalle vendite. Nella chiamata agli utili di ieri ha tagliato la guidance citando la minore redditività netta da interessi. Le azioni alla Borsa di Parigi hanno reagito con un tonfo di quasi il 9%, a cui si aggiunge una perdita di oltre il 5% nella seduta di oggi. Anche le principali banche italiane, come Intesa Sanpaolo e Unicredit, vengono vendute con decisione, nonostante nei giorni scorsi abbiano presentato trimestrali eccellenti, confermando l’ottimo stato di salute.

 

Banche europee: 2 ragioni spiegano il sell-off

Cosa sta spingendo gli investitori a liberarsi dei titoli delle banche europee? Il motivo principale sta nel taglio dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali. La Banca centrale europea ha già abbassato il costo del denaro di un quarto di punto percentuale a giugno, la Bank of England ha fatto lo stesso nella riunione di ieri, la Federal Reserve molto probabilmente attuerà una mossa simile a settembre. Un ambiente di tassi più bassi non è ideale per gli istituti finanziari. Nell’ultimo anno e mezzo le aziende di credito hanno realizzato grandi profitti, grazie all’aumento dei costi di finanziamento determinato dalle autorità monetarie per combattere l’inflazione più aggressiva degli ultimi 40 anni. Le banche hanno potuto aumentare i tassi sui mutui e sui prestiti concessi in maniera più rapida e ampia di quanto abbiano fatto con i tassi sui depositi. Ora che i rendimenti stanno scendendo, questo enorme vantaggio nella redditività netta da interessi tende a scemare.

Un altro fattore, legato ai tassi, che sta mettendo in fuga gli investitori dalle banche, sono le notizie che arrivano dalla macroeconomia. L’economia globale sta rallentando, riflettendo gli effetti di due anni di tassi alti. Ieri la lettura dei dati sul settore manifatturiero e sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti hanno aggiunto preoccupazione. Segnali che hanno trovato conferma oggi nei non-farm payroll USA. A luglio sono stati creati appena 114 mila posti di lavoro a fronte di 176 mila attesi, mentre il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,3%, maggiore del 4,1% atteso. Un rallentamento dell’economia impatta sull’attività aziendale e si riflette su tutto il sistema finanziario. Finora si era sperato in un atterraggio morbido dell’economia, a seguito delle strette monetarie, e le banche ne hanno tratto giovamento. Oggi ci sono meno certezze.



 

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