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La povertà idrica rappresenta oggi una delle principali sfide sul fronte della sostenibilità e della transizione green e una priorità per il prossimo parlamento europeo: secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), nell’arco di un anno il 30% della popolazione del continente è interessato da questo problema, che affonda le sue radici non soltanto nel cambiamento climatico ma anche nella pessima gestione che viene fatta di questa risorsa.

L’ACQUA DOLCE SI STA RIDUCENDO

“Sebbene la quantità totale di acqua sulla Terra rimanga costante, è l’acqua dolce utile per l’uomo che si sta riducendo” precisa Luca Mattiazzi, direttore generale di Etica Sgr. “Fattori come l’aumento demografico, la siccità, l’innalzamento delle temperature, l’inquinamento e la mancanza di investimenti nelle infrastrutture sono solo alcune delle cause che rendono l’acqua una risorsa sempre più scarsa. Per Etica Sgr, in qualità di investitore responsabile – continua Mattiazzi – l’attenzione al consumo e all’utilizzo dell’acqua è un punto focale nell’analisi delle società in cui investono i fondi e rappresenta un aspetto che sempre promuoviamo in fase di dialogo con le aziende. In tal senso siamo convinti che, con un quadro normativo adeguato, una supervisione attenta e una gestione attiva e responsabile, si possa diventare attori del cambiamento e contribuire all’adempimento del diritto umano all’acqua proclamato dalle Nazioni Unite.”

LA DECLARATION FOR AN EU BLUE DEAL

Dal punto di vista normativo qualcosa si sta muovendo. Alla fine del 2023 il Cese – e cioè il Comitato economico e sociale europeo – ha redatto il Declaration for an EU Blue Deal, con 15 principi guida e 21 azioni per il periodo che va dal 2028 al 2034. L’obiettivo dichiarato è quello di anticipare i bisogni e di preservare e gestire adeguatamente le risorse idriche comuni nel breve, medio e lungo termine. Il documento, oltre a mettere in evidenza la necessità di una vera e propria politica europea dell’acqua, pone l’accento sullo stretto legame fra risorse idriche e diritti sociali, mostrando particolare attenzione per gli aspetti di sostenibilità sociale nel combattere la povertà idrica.

L’ECONOMIA DEL MARE

Tutelare la risorsa “acqua dolce” non è l’unica priorità. Secondo il Blue Economy Report, l’economia del mare in Europa impiega 3,6 milioni di persone (+17% rispetto al 2020), garantisce un fatturato di 624 miliardi di euro l’anno (+21% rispetto al 2020) e rappresenta 171 miliardi di euro di valore aggiunto lordo (+35% rispetto al 2020), con Germania, Francia, Spagna, Italia e Paesi Bassi che unite rappresentano il 70% di questo valore aggiunto lordo nella regione. Il report sottolinea poi l’importanza del turismo marino, in grado di occupare il 54% dell’intera forza lavoro della blue economy. Al secondo posto si conferma il trasporto marittimo che in termini di fatturato genera quasi un quarto dell’intero valore del comparto. Negli ultimi anni ha acquisito importanza anche il settore dell’energie rinnovabili marine con un trend di crescita costante e profitti lordi stimati nell’ordine dei 2,4 miliardi di euro. Ottime performance infine nel settore delle risorse biologiche marine (pesca, acquacoltura, lavorazione e distribuzione dei prodotti ittici), che ha fatto registrare un +24% rispetto al 2020.

I POTENZIALI IMPATTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Nel rapporto vengono illustrati anche i potenziali impatti dei cambiamenti climatici sull’economia blu lungo le coste dell’UE. Se i livelli attuali di protezione costiera non venissero aumentati, i danni economici annuali derivanti dalle inondazioni potrebbero essere compresi tra i 137 e i 814 miliardi di euro entro il 2100. Lo studio, inoltre, mette in evidenza il contributo che l’economia marina è in grado di offrire concretamente alla strategia di transizione energetica, grazie ai passi avanti compiuti nello sviluppo dell’energia derivante dalle onde, dalle maree e dall’energia eolica offshore.

 

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