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I fondi del Pnrr in mano alle mafie e diretti verso la Cina. Le organizzazioni criminali cinesi svolgono un ruolo fondamentale nell’intermediazione finanziaria per le mafie italiane. I movimenti finanziari internazionali delle attività illecite, soprattutto legate al narcotraffico, vengono spesso gestiti tramite intermediari cinesi che utilizzano il metodo “Fei Ch’ien” o “denaro volante”, ovvero il trasferimento virtuale di fondi all’estero attraverso un sistema informale e fiduciario tra corrispondenti di diversi paesi.

È quanto riportato da Enzo Serata, Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (Uif), nella relazione presentata il 31 luglio 2024 alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie.

Le segnalazioni analizzate dalla Uif nel 2023 hanno confermato l’interesse delle mafie ad approfittare delle crisi economiche e delle misure di supporto pubblico. “Numerosi sono i casi di indebita percezione e distorto utilizzo di finanziamenti con garanzia pubblica, di bonus edilizi e, da ultimo, di finanziamenti e agevolazioni a valere su risorse del Pnrr”, ha spiegato Serata.

In particolare, “È emersa la presenza di fitte reti di imprese contigue a organizzazioni criminali che hanno avanzato richieste di accesso ad agevolazioni pubbliche, anche in ambito Pnrr, i cui proventi sono poi stati in parte impiegati in triangolazioni con intermediari siti in altri paesi comunitari per essere destinati in Cina”. Le imprese coinvolte avevano caratteristiche comuni, come la concentrazione in Campania, la recente costituzione o variazione di sede, e la presenza di medesimi rappresentanti, clienti e fornitori, spesso esteri, oltre a professionisti che rilasciavano false attestazioni. Nell’ambito dei rapporti tra criminalità locale e mafie straniere, il direttore segnala il coinvolgimento di criminali nigeriani in truffe informatiche e altre frodi, i cui proventi sono spesso trasferiti a intermediari esteri e investiti in criptovalute per occultarne l’origine illecita.

Le mafie mostrano interesse per la partecipazione a bandi di gara per la concessione di beni demaniali, spesso ottenuti tramite operazioni complesse e con l’interposizione di società appositamente costituite. Emerge, inoltre, una correlazione tra elusione fiscale e uso di fondi neri per corruzione, soprattutto in occasione di appalti, controlli fiscali e pratiche urbanistiche.

Tutto questo in un contesto in cui le mafie sono sempre più capaci di mimetizzarsi nel tessuto economico e sociale. Come osservato dal Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, le mafie non si infiltrano nell’economia, ma si immedesimano in essa, utilizzando le regole del mercato a loro vantaggio. I reati finanziari hanno una visibilità e un disvalore sociale minori rispetto ai reati mafiosi tradizionali, facilitando quindi la loro mimetizzazione.

La distribuzione territoriale delle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) conferma l’ampia diffusione del fenomeno mafioso. Nel 2023, il 18% delle segnalazioni riguardava la Lombardia, seguita da Campania, Lazio e Sicilia. Si è osservato inoltre un considerevole incremento dell’operatività online (9,3% rispetto al 3,7% del 2022).

Le province con maggiori volumi di operazioni sospette sono Roma (10,3%), Milano (9,8%) e Napoli (9,7%), con un’incidenza complessiva stabile negli ultimi anni (30%). Considerando il dato per provincia rispetto alla popolazione, oltre a Roma, Milano e Napoli, si osserva un’elevata incidenza di segnalazioni per numero di abitanti per Crotone (oltre 220 SOS ogni 100.000 abitanti) nonché per le province di Reggio Calabria, Caserta, Prato, Imperia, Brescia e Trieste, con oltre 100 SOS ogni 100.000 abitanti. Tra le imprese non persone fisiche, di Prato (oltre 400 SOS ogni 100.000 abitanti), Crotone e Rimini (circa 300) hanno registrato il maggior numero di segnalazioni. Anche in questo caso, Milano, Napoli e Roma risultano le province con la maggiore concentrazione di segnalazioni.

Le casistiche evidenziate dalle SOS e gli studi svolti dall’Unità indicano chiaramente che la contaminazione dell’economia legale da parte delle mafie avviene anche attraverso l’infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni, in particolare quelle locali. “Purtroppo, la collaborazione antiriciclaggio delle pubbliche amministrazioni permane ancora estremamente esigua”, ha indicato Serata. Il numero di comunicazioni pervenute negli ultimi anni, facenti capo a un numero ristretto di soggetti pubblici, si attesta nell’ordine di poche centinaia rispetto alla rilevante mole di segnalazioni provenienti dagli altri soggetti obbligati. “Si tratta di una criticità di rilievo, se si considerano le rilevanti potenzialità –confermate anche dalle casistiche analizzate dalla UIF – che la collaborazione degli uffici pubblici può esprimere nell’intercettazione di possibili illeciti”.

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