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La riforma fiscale, ormai, sta procedendo speditamente, ma bisogna considerare le misure che sono solo provvisorie. L’Irpef a tre aliquote e scaglioni inaugurata il 1° gennaio 2024, infatti, è una misura a scadenza e se non rifinanziata finirà il 31 dicembre 2024 per farci tornare alle quattro aliquote (con relativi scaglioni di reddito) dello scorso anno.

Non solo l’Irpef, ma anche la decontribuzione, che ormai tutti conoscono come taglio al cuneo fiscale, per i lavoratori dipendenti dal 6 al 7% è una misura che scade annualmente e va rifinanziata. Cosa dobbiamo attendere per il prossimo anno e come potrebbero cambiare le buste paga degli italiani?

Riforma Irpef, si torna alle quattro aliquote?

Il Governo Meloni per il 2024 ha previsto un taglio dell’Irpef, portando le quattro aliquote con relativi scaglio alle attuali tre. L’intervento, però, è valido solo per tutto il 2024 e senza una copertura stanziata in Legge di Bilancio 2025, dal 1° gennaio si tornerà a dove versare l’Irpef in base alle quattro aliquote previste nel 2023. Il passo indietro costerebbe agli italiani che hanno redditi tra 15.000 e 50.000 a dover pagare più Irpef che, nella peggiore delle ipotesi graverebbe per un importo pari a 260 euro annui (circa 20 euro lordi al mese).

La misura, in base alle indiscrezioni che fino a ora sono trapelate, dovrebbe essere confermata anche per il prossimo anno, ma anche in questo caso di tratterebbe di un rinnovo provvisorio in attesa di nuove coperture per il 2026.

Busta paga 2025

Le decisioni definitive saranno prese dal Governo solo in fase di redazione della prossima Legge di Bilancio e per ora quello che possiamo valutare sono soltanto le indiscrezioni trapelate, visto che nel Def approvato ad aprile non c’era traccia di un quadro programmatico (proprio per il fatto che l’esecutivo ha preso tempo prima di definire gli interventi in ambito fiscale).

Il Ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, però, ha più volte ribadito che il taglio del cuneo contributivo (decontribuzione per i lavoratori con redditi fino a 35.000 euro del 6 o del 7%) sarà replicato anche il prossimo anno. Le risorse per tutte le altre misure, però, vanno reperite e proprio in quest’ottico anche la riconferma dell’Irpef a tre aliquote non può dirsi certa. Per riconfermare il taglio dell’Irpef sono necessari 4,3 miliardi di euro.

L’esecutivo contava di reperire la parte mancante delle risorse necessarie per confermare il taglio dell’Irpef dal concordato preventivo biennale a cui, però, non stanno aderendo il numero di contribuenti auspicato anche se l’andamento si potrà stimare solo a fine anno.

Se si riuscisse a confermare taglio del cuneo contributivo e taglio dell’Irpef, di fatto, nella busta paga degli italiani non cambierebbe nulla rispetto a oggi. Unica reale differenza la subirebbero le mamme di due figli per le quali il bonus mamma in busta paga finisce il 31 dicembre 2024 (per le mamme con almeno 3 figli, invece, la misura resta fino al termine del 2026).

Ci sarà un taglio delle tasse per i redditi medi?

Era stata annunciata a inizio anno l’intenzione di intervenire anche sull’Irpef dei redditi medi, che non hanno beneficiato del taglio di quest’anno. Si parla di coloro che hanno un reddito superiore ai 50.000 euro (per i quali i 260 euro portati dal taglio dell’Irpef sono stati azzerati dalla franchigia imposta sulle detrazioni) per i quali era stata auspicata una riduzione della pressione fiscale che, però, doveva essere compatibile con le risorse disponibili (ancora non quantificabili).

Per capire se l’ulteriore rimodulazione dell’Irpef, quindi, possa coinvolgere anche i redditi medi bisogna attendere le prime bozze della Legge di Bilancio per comprendere le priorità dell’esecutivo in base alle coperture reperite.

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