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Lo stato dell’arte: la crescita della offerta e della domanda di CER

Il Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del 7 dicembre 2023, n. 414 (Decreto CACER), in vigore dal 24 gennaio 2024, ha definito le nuove modalità di concessione di incentivi, volti a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di comunità energetiche, gruppi di autoconsumatori e autoconsumatore a distanza. Le successive emanazioni attuative di GSE ed Arera, hanno di fatto avviato la seconda fase delle Comunità Energetiche.

Attualmente sono state registrate poco più di 150 comunità energetiche relative alla precedente normativa (limite cabina connessione alla medesima cabina secondaria e 200 W di potenza massima del singolo impianto). Queste esperienze hanno dimostrato un grande interesse da parte dei cittadini ed in generale degli organismi comunali della PA. La precedente limitazione ha limitato invece l’adesione delle aziende. 

 

Con la nuova normativa che estende tale limite alla connessione alla cabina elettrica primaria e 1 MW per il singolo impianto, l’interesse di altri stakeholders è cresciuto e si stanno moltiplicando i diversi modelli operativi delle CER. 

 

In generale quelle promosse da singoli cittadini tendono ad essere di piccole dimensioni, modelli giuridici semplici quali le associazioni non riconosciute o riconosciute, cooperative, con prevalente vocazione mutualistica per conseguire una mitigazione delle bollette energetiche. Quelle promosse da enti della PA o enti religiosi tendono ad essere più includenti ed aperte (specie se il comune mette a disposizione l’infrastruttura perché in questo caso il comune si troverebbe in difficoltà a favorire alcune CER rispetto ad altre). Inoltre la vocazione è solidale (CERS=comunità energetica solidale o CERIS = comunità energetica ad impatto sociale) o almeno ibrida (parzialmente mutualistica nel favorire progetti di solidarietà o per il bene collettivo ma mettendo un premio di attrazione per chi produce con fonti rinnovabili o chi consuma nelle ore solari per aumentare la quota di autoconsumo).

 

Dal momento dell’avvio del decreto, si è ampliata molto l’offerta sia di fondi regionali di supporto che del PNRR, che in termini di professionisti ed agenzie di consulenza in grado di seguire la CER nella fase di studio di fattibilità, progettazione e gestione. Si è inoltre sviluppata una ampia offerta di tecnologie in tool di progettazione (in particolare i tool istituzionali Recon di ENEA e del GSE), sistemi di monitoraggio robusti ed economici (es: i dispositivi utente il cui costo si aggira intorno ai 100 euro), i sistemi di gestione della CER durante la sua vita (diverse piattaforme aziendali). 

 

Passi avanti sono stati fatti sul tema dei modelli giuridici di riferimento (associazioni, cooperative di comunità, fondazioni, imprese sociali…) e risolte problematiche fiscali legate alla distribuzione degli incentivi ai cittadini o impiegati per iniziative solidali. Sono state affrontate e risolte anche problematiche relative alla gestione dei dati ed alla loro privacy.

 

Un altro aspetto significativo su cui si sono ottenuti risultati importanti sono connessi alla crescita di competenze locali nelle singole iniziative. Spesso per le CER basate con modelli semplificati (associazioni) e di dimensioni non molto significative si sono sviluppate capacità locali di auto-progettazione e di autogestione. E’ cresciuta l’offerta di corsi di formazione (ad esempio PromoPA) e di veri e propri laboratori di supporto al lancio delle CER. Un ruolo importante è stato svolto dalle camere di commercio o associazioni ambientaliste od enti di ricerca nel favorire il coordinamento di reti di CER. Template di statuti, regolamenti, convenzioni, modelli di distribuzione degli incentivi stanno facilitando la diffusione delle iniziative almeno nel segmento delle CER più semplici di piccole e medie dimensioni.

 

Infine l’ultimo elemento importante cui si assistito ad un discreto sviluppo, è la crescita di consapevolezza di enti pubblici ed aziende di poter giocare un ruolo importante quali stakeholders di comunità energetiche. Sono stati diffusi vademecum e modelli di riferimento per importanti categorie come le diocesi (sotto la spinta della CEI), i comuni (sotto la spinta di ANCI, IFEL, Renael), le aziende della distribuzione (FederDistribuzione), le aziende energivore (Camere di Commercio), le cooperative (Lega delle Cooperative).    

 

Il deciso aumento della richiesta e della offerta ha moltiplicato le iniziative. A titolo di esempio, il tool di progettazione Recon di ENEA ha registrato più di settemila progetti in fieri che stanno effettuando simulazioni tecnico-economiche per iniziative concrete. 

 

Le attuali barriere

A fronte delle note positive illustrate nel precedente paragrafo sono emerse (o persistono) importanti barriere che stanno limitando non tanto l’avvio ma la concreta efficacia delle attuali CER.  

La prima barriera è stata introdotta dalla decisione contenuta nel decreto di Gennaio 2024, di non considerare eligibili agli incentivi, gli impianti realizzati prima dell’uscita del decreto e comunque prima della costituzione della CER (a meno di alcune eccezioni, di fatto assai vincolanti). Questo ha come conseguenza il fatto che ogni nuova CER parte senza impianti rinnovabili e quindi senza incentivi. I tempi per la realizzazione di nuovi impianti (sia produttori che prosumer) sono generalmente lenti e pertanto nei primi due anni di vita i ritorni in termini di incentivi saranno molto ridotti e non permetteranno neanche di coprire le spese di gestione nel caso si adottino soluzioni giuridiche più articolate (aspetto drammatico per le CER a trazione di cittadini). Le conseguenze possono essere di due tipi: un rallentamento significativo nel percorso di crescita della CER ed il rischio di un effetto di rimbalzo rispetto alle grandi aspettative che gli ultimi due anni hanno contribuito a creare. 

In sostanza la CER diventa un progetto a medio e lungo termine con evidenti difficoltà iniziali e le attuali iniziative tendono a partire con modelli molto vincolanti come le associazioni non riconosciute. Risentono meno di questo vincolo le iniziative aziendali che partono già intorno ad un progetto di impianti di produzione. Ne risentono di più i progetti basati sulle iniziative di cittadini o enti pubblici (comuni, diocesi) che necessitano di una maggiore prudenza e minore attrattività verso la popolazione.  In genere si parte soltanto quando esiste già un progetto di prossimo alla realizzazione.

A parte questa barriera introdotta dalla attuale normativa, permane la difficoltà delle CER di disporre di fondi per realizzare impianti (ricordiamo che è ammesso al massimo il 40 % di finanziamento a fondo perduto). Il PNRR limita il supporto ai piccoli comuni ed i fondi regionali in genere non coprono finanziamenti di impianti a fondo perduto. Per far fronte a questa barriera è necessario trovare altre strade. Una delle strade più promettenti per superare tale barriera è quello per cui il Comune, in relazione ad una importante concessione (ad esempio un campo agrivoltaico) chiede come misura di compensazione la realizzazione di un impianto fotovoltaico. Naturalmente è una soluzione applicabile soltanto in casi particolari.

Dal punto di vista delle difficoltà amministrative i problemi più sentiti sembrano risiedere nella definizione del modello giuridico, la stesura di statuti e regolamenti (che includono i criteri formali per la distribuzione degli incentivi). Si tratta di aspetti superabili con il contributo di consulenti esperti anche se le competenze sono difficilmente disponibili all’interno delle CER. Ma il ricorso alle consulenze richiede finanziamenti spesso non disponibili anche a causa dei lunghi tempi di ritorno degli incentivi. La via maestra per facilitare il superamento di tali barriere sono la formazione e la stesura di template di riferimento da parte di enti ed associazioni competenti. Uno dei temi caldi in questo caso sono le convenzioni tra il comune e la CER per mettere a disposizione della CER impianti comunali ed in genere definire con sicurezza il posizionamento amministrativo del Comune rispetto alla CER. Anche in questo caso la definizione e diffusione di posizionamenti PA di riferimento sarebbe molto utile per superare queste difficoltà.

 

Le prossime opportunità

Sostenuta da una domanda molto intensa e da politiche per superare le barriere sopra citate, le opportunità di sviluppo futuro delle comunità energetiche sono molte. 

Tali politiche potrebbero includere percorsi di formazione più innovativi di quelli attualmente consolidati (seminari di divulgazione o best practices). In particolare alcuni contesti pubblici ed enti di formazione (è questo il caso di PromoPA) stanno lavorando a modelli innovativi laboratoriali che mirano a supportare la nascita di reti territoriali di CER.

Mentre attualmente è stata data molto importanza ai fattori sociali delle CER (i modelli prevalenti sono a trazione municipale pertanto con attenzione agli aspetti sociali), ancora non sono stati ben sviluppati i modelli aziendali ed ibridi che sono invece molto promettenti. In particolare aziende energivore (quindi che giustificano l’investimento nelle rinnovabili) che producessero servizi per il territorio (esempio supermercati, aziende di mobilità, …) avrebbero un notevole vantaggio a stimolare la nascita di una CER non tanto per i ritorni dagli incentivi ma soprattutto per la fidelizzazione del segmento di mercato in quanto i partecipanti alla CER sono clienti della azienda stessa. Pertanto contatti diretti e più stretti e politiche promozionali avrebbero un terreno molto facilitato con grande vantaggio non soltanto della azienda ma anche della popolazione che usufruirebbe di sconti sui prodotti/servizi green

In generale le CER rappresentano soltanto un punto di partenza per il prossimo futuro. La UE (direttiva RED II) e lo stesso decreto italiano, hanno annunciato l’avvento delle CEC (Citizen Energy Communities) ovvero comunità che estendono la loro azione anche a servizi energetici di vario tipo, inclusa la componente termica ed iniziative legate alla Economia Circolare di Comunità

Il tema della Economia Circolare di Comunità è infatti un tema di grandi prospettive. La stessa ENEA ha messo a punto un concept (e quindi sta sviluppando una piattaforma basata su tecnologie block chain e smart contract) che punta alla creazione di una economia locale di sharing fondata sullo scambio di token con i quali si possono acquistare servizi sociali (o anche sconti sui supermercati, sulle bollette, sui prodotti/servizi green). Si possono guadagnare token attraverso la CER (al posto degli incentivi in moneta raddoppiandone il loro valore) o con l’offerta di servizi (tempo, competenze, scambio o noleggio di beni usati, spazi non utilizzati, lavori per la comunità). In generale l’obiettivo è rimettere in circolazione nella comunità il patrimonio immobilizzato con grande vantaggio economico per chi vi partecipa, incremento del capitale sociale e coesione della comunità, progetti autogestiti per la rigenerazione urbana.  

 

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