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Impianto fotovoltaico in Bulgaria (© Todor Stoyanov/Shutterstock)


Le aree rurali hanno un ruolo chiave per assicurare la transizione energetica. Installare nuovi impianti fotovoltaici a terra nelle campagne di Spagna, Romania e Francia permetterebbe di coprire gran parte del fabbisogno energetico europeo dell’Unione europea

Esiste un vasto potenziale di energia rinnovabile non sfruttato nell’Unione europea. A dirlo è una recente pubblicazione  prodotta per l’Osservatorio rurale della Commissione europea. 

Lo studio, realizzato dal Joint Research Center della stessa Commissione, ha cercato di stimare quanta energia rinnovabile si potrebbe produrre nei territori dell’UE, lasciando perdere le porzioni di territorio occupate da foreste e specchi d’acqua, i terreni con colture permanenti, le aree protette o ad alta biodiversità e i terreni agricoli ad alto valore naturale. Secondo lo studio, le fonti rinnovabili potrebbero arrivare a produrre intorno ai 12.500 terawattora (TWh) all’anno in Europa, di cui 11.000 TWh/anno provenienti da fonti solari (principalmente impianti fotovoltaici a terra), 1.400 TWh/anno dall’eolico onshore e 133 TWh/anno dall’idroelettrico.

Il potenziale che attualmente non è ancora sfruttato è pari al 78% del totale dell’energia prodotta dall’Ue nel 2022, e superiore a quanto viene prodotto ad oggi dai combustibili fossili. Il potenziale si concentra nelle regioni prevalentemente rurali dell’UE, e soprattutto nei paesi dell’Europa meridionale come la Spagna, che potrebbe arrivare a produrre 2982 TWh/anno, la Romania con 2372, la Francia con 1597, il Portogallo con 872 e l’Italia con 527.

Gli obiettivi della transizione energetica

Per fare in modo di limitare e contrastare gli effetti del cambiamento climatico, come stipulato nel Green Deal europeo, l’UE mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ovvero ad avere per allora un bilancio di emissioni di anidride carbonica pari a zero.

Per raggiungere questi obiettivi, l’UE prevede di aumentare significativamente la produzione di energia rinnovabile e migliorare l’efficienza energetica, poiché quello della produzione di energia è storicamente il settore che produce la maggior parte di emissioni di CO2. Ancora nel 2022, le emissioni del settore energetico si attestavano a più di un quarto (26%) del totale dell’anidride carbonica emessa all’interno dell’UE.

Fra le varie misure adottate per procedere verso la decarbonizzazione, nel marzo 2023 l’UE ha stabilito un obiettivo vincolante per cui la produzione di energia rinnovabile dovrà essere di almeno il 42,5% del totale dell’energia prodotta entro il 2030. Ciò andrà a richiedere un grande sforzo, visto che nel 2022 il totale di energia rinnovabile prodotta nell’UE è stato appena del 18%.

Dei vari paesi membri, solo l’Estonia ha prodotto più della metà del proprio fabbisogno energetico tramite fonti rinnovabili, arrivando al 63% del totale, e solo altri tre paesi membri producono a oggi almeno il 42.5% di energia tramite fonti rinnovabili, vale a dire la Svezia con il 48%, la Lettonia con il 45% e la Finlandia con il 42.5%. Due paesi membri attualmente producono addirittura meno del 10% della propria energia tramite fonti rinnovabili: il Belgio con il 9% e Malta col 2%.

Come sfruttare il potenziale inespresso

Benché molti stati membri siano ancora indietro rispetto gli obiettivi prefissati dall’UE, lo studio del Joint Research Center indica che le potenzialità per la transizione energetica non mancano. In particolare, sembra possibile coniugare la transizione verde con la crescita economica delle aree rurali – un obiettivo che la Commissione europea sta cercando di perseguire tramite la visione a lungo termine dell’UE per le aree rurali e il suo piano per le “aree rurali resilienti”.

Questo piano include il finanziamento delle ristrutturazioni degli edifici per aumentare l’efficienza energetica e la produzione locale di energia rinnovabile, combattere la povertà energetica e stimolare lo sviluppo locale, anche grazie ai quasi 120 miliardi di euro allocati dalla politica di coesione per i progetti di carattere ambientale nel ciclo di finanziamento 2021-2027.

Le condizioni locali andranno a determinare quale sarà la tecnologia per la produzione di energia più efficace per ogni area rurale. L’idroelettrico, ad esempio, è adatto per le regioni montuose con abbondante acqua, l’energia solare per le aree con alta irradiazione solare, e l’eolico onshore per le regioni con velocità del vento sufficienti. L’installazione di sistemi fotovoltaici sui tetti degli edifici, invece, è raccomandata per le aree con insufficienti terreni o vento.

Uno strumento innovativo individuato dall’UE per riuscire ad accelerare la transizione potrebbe essere quello delle comunità energetiche rinnovabili, riconosciute in una recente direttiva europea come comunità fondate sul concetto di autoproduzione e autoconsumo energetico locale. Questo tipo di iniziative offrono a membri di comunità locali la possibilità di associarsi per generare elettricità tramite fonti rinnovabili, favorendo l’efficienza energetica e facendo sì che le comunità locali siano autosufficienti per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, riducano notevolmente l’impatto ambientale, e abbiano anche la possibilità di attrarre investimenti a favore della crescita economica.

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