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L’Italia, con il voto del 25 settembre 2022, ha inviato un importante messaggio politico: bisogna eliminare il Reddito di Cittadinanza e gli altri colossali sprechi travestiti da investimenti per il futuro. Misure che non soltanto hanno creato un buco non indifferente nell’erario, ma hanno immobilizzato quella parte della Nazione più debole, dove la disoccupazione e il disagio sono più elevati, dove in pratica era facile prevedere che la strategia di regalare i soldi pubblici ai cittadini attecchisse: il Sud. Sud che, dopo gli anni bui del governo giallo-rosso, riparte dal lavoro. E in questo lo Stato lo assiste: il ha inserito, in questi primi due anni (quasi) a Palazzo Chigi, diverse misure proprio per favorire gli investimenti e le assunzioni specialmente nel Meridione: non va dimenticato infatti che grazie all’impegno dell’attuale esecutivo, l’Unione europea ha deciso di prorogare il bonus Decontribuzione Sud, che permette agli imprenditori di detassare, fino a un massimo del 30%, i propri dipendenti specialmente se appartenenti alle cosiddette categorie fragili.

Una delle misure più importanti del Governo in difesa del Sud, è la cosiddetta Zes Unica per il Mezzogiorno, riformata dunque totalmente dall’esecutivo di centrodestra e che adesso supera il forte decentramento previsto dal precedente regime delle Zes voluto da Paolo Gentiloni quando sedeva a Palazzo Chigi. Le 8 Zes dunque (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) vanno a crearne una sola, che elimina le divisioni a favore di un accentramento sapiente: l’obiettivo infatti è quello di far valere il Sud, di renderlo, attraverso una serie di incentivi per chi crede nel proprio , ciò che realmente merita, sfruttando a pieno il potenziale che si ritrova. Potenziale formato da circa 20 milioni di persone e da un Pil da 430 miliardi di euro. 1,3 milioni invece sono le imprese che cercano risposte a aspettano che le loro esigenze vengano ascoltate. La Zes Unica nel Mezzogiorno nasce soprattutto dopo una lunga trattativa con la Commissione europea, durante la quale il Ministero per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il Pnrr Raffaele Fitto ha esposto ed esportato il nuovo modello nei colloqui con il Commissario alla Concorrenza dell’Unione Europea nonché Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Margrethe Vestager.

Meloni sottolinea: “Benefici per tutto il Mezzogiorno”

L’intento della Zes Unica è stato perfettamente spiegato dalla stessa negli ultimi giorni: “La Zes unica – ha detto la premier – sostituisce le precedenti otto Zes limitate alle aree retroportuali che non hanno funzionato come avrebbero dovuto e, grazie ad un serio confronto con la Commissione europea, estende i benefici della zona economica speciale all’intero territorio di tutte le Regioni del nostro Mezzogiorno. Tutti i territori del Sud potranno in questo modo godere delle stesse opportunità di crescita e sviluppo: semplificazioni amministrative, benefici fiscali e un quadro coordinato di interventi e investimenti”. Continuando, il Presidente del Consiglio ha fatto sapere che “l’obiettivo strategico che ci poniamo è rendere il Sud un luogo dove sia conveniente investire. Ed è un’occasione alla nostra portata, perché la Zes unica del Mezzogiorno sarà la più grande zona economica speciale in Europa per numero di abitanti, e supererà il primato della Polonia”.

Approvato il Piano strategico

Dunque, si tratta di un modo per agevolare il lavoro e la produzione del Sud, per permettere ai suoi cittadini di esprimere al meglio il loro potenziale. Tra i benefici previsti dalla Zes Unica, troviamo una tassazione agevolata per chi investe all’interno delle otto Regioni prima elencate, attraverso un sistema di credito di imposta stimato, nel complesso, intorno a circa 1800 milioni di euro per l’anno 2024 (la cifra più alta mai stanziata per incentivare gli investimenti nel Sud). O ancora il regime semplificato riservato ai progetti che rientrano nei settori strategici. A definire questi ultimi, ci pensa il Piano strategico della Zes unica, approvato da poche ore in Cabina di regia. Un Piano stilato dopo una forte collaborazione tra gli attori in campo. Regionali e nazionali, rappresentanti dei comparti produttivi e delle Istituzioni. Esperti ed esponenti di grandi istituti. L’analisi del tessuto socio-economico del Sud ha portato a individuare nove macroaree su cui il lavoro dell’esecutivo sarà più deciso: agroindustria, turismo, elettronica, automotive, , chimica, cantieristica, aerospazio, ferroviario. “Questo Piano – ha spiegato Giorgia Meloni durante la sua riunione di adozione – intende valorizzare la vocazione del Sud, e dell’Italia nel suo complesso, ad essere polo produttivo di rilevanza globale, con una specifica attenzione alla frontiera tecnologica. Il Piano – ha aggiunto – analizza il tessuto economico, sociale e produttivo del Sud e individua nove filiere strategiche e tre tecnologie prioritarie da promuovere: il digitale, il cleantech e il biotech”.

I primi risultati arrivano

Al Piano, va poi aggiunto lo Sportello unico digitale che, riunendo gli sportelli delle varie Zes ora incorporate, permetterà la presentazione di istanze da parte degli imprenditori desiderosi di portare avanti i propri progetti di nuovi investimenti o lo sviluppo delle attività già esistenti. La piattaforma ha già dimostrato di funzionare, viste le 18 richieste inoltrate già nel suo primo giorno di operatività. Per il ministro Fitto, quest’ultima misura è per lui motivo di soddisfazione: “Finalmente – ha detto – tutti gli imprenditori interessati ad investire in qualsiasi area del Sud potranno usufruire delle autorizzazioni uniche attraverso uno strumento semplificato e connesso con tutti Comuni del Mezzogiorno. Inizia un significativo percorso per il rilancio competitivo del Sud”. Tutte misure, dunque, che permetteranno di ridurre il divario tra Nord e Sud. Qualcosa sembra già muoversi in effetti: secondo il rapporto Svimez, nel 2023 il Pil del Sud è cresciuto di +1,3%, oltre la media dello 0,9%, e così pure gli occupati, aumentati di +2,6% rispetto allo +1,8% del resto d’Italia. Segno inequivocabile che, anche su questo tema, il Governo Meloni ha scelto di seguire la strada giusta.



 

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