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diAlberto Zorzi

I pm hanno disposto il sequestro di 800 mila euro dell’assessore arrestato: i debiti accumulati dalle sue società che avrebbero accelerato la richiesta di tangenti

«Matteo sai benissimo che Esa 2000 deve fare pagamenti urgenti a (…) e altri due fornitori… grazie per non aver trovato il tempo». «Matteo, so che hai cose più importanti ma se riesci a capire… perché sono pressato da alcune persone che dobbiamo saldare, per cortesia». E’ lo scorso novembre. Renato Boraso è al telefono con Matteo Volpato, uno degli imprenditori che secondo la procura avrebbe pagato tangenti all’ex assessore comunale di Venezia per ottenere alcuni permessi, tanto da essere arrestato lo scorso 16 luglio in un blitz che ha portato anche il sindaco Luigi Brugnaro a essere indagato. Ma negli stessi giorni si lamenta anche con altri, per esempio Matteo Caprioglio (che non risulta indagato), altro imprenditore che ha aiutato a vendere un terreno vicino a quello di Volpato: «Siete tutti uguali, Matteo 1, Matteo 2, tutti che tirano fuori scuse, madonne, sì abbiamo sbagliato l’Iban, quell’altro ha sbagliato il coso…».

Il sequestro

In quei giorni Boraso è una trottola. Sono gli stessi pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, che hanno chiesto e ottenuto il suo arresto, a sottolineare che è necessario sequestrargli circa 800 mila euro proprio per le sue «precarie condizioni finanziarie» e «gli indebitamenti delle sue società con il ceto bancario». «Condizioni – proseguono i pm nel decreto di sequestro – che costituiscono un vero e proprio acceleratore delle iniziative corruttive del pubblico amministratore» e «rendono evidente un concreto pericolo di dispersione dei proventi delle sue attività illecite». A leggere le ultime informative della Finanza, risalenti proprio alla fine dell’anno scorso, vien quasi l’affanno per lui. Incontri, telefonate, arrabbiature con chi non lo paga («magnamerda», è uno degli epiteti da lui più usato) ma anche un po’ con le segretarie che non stanno dietro al suo ritmo frenetico. E qualche considerazione amara nei confronti di quel vecchio modo di fare che per lui, vissuto da sempre nella frazione di Favaro Veneto nella terraferma veneziana, evidentemente è abituato a patti di un’altra epoca. «Adesso ti arriverà l’avviso – dice sempre a Volpato – però io voglio due righe quando ti arriva… non fatte a computer, a penna!… perché avete tutti ormai… strette di mano non si può più farne».




















































Il pagamento

Un altro esempio è Filippo Salis, professionista lombardo, con cui lui si era messo d’accordo per un pagamento di 100 mila euro. Ma questi gliene vuole pagare solo 60 mila. «Non ho concordato con lui sta cifra… già questo non va bene – lamenta l’ex assessore con la segretaria – tu mandi via la fattura da 60 mila perché quelli sono soldi che mi serv… mancano 40… (…) ma non preoccuparti, siccome ha tutto il resto bloccato… finche non mi liquida quello che mi ha detto…». «Prima mi dà i soldi e poi la firma», dice ancora di Volpato. E su Salis: «Un milione e cento mila ha beccato lui da progettazione grazie alla mia faccia».

I flussi dei bonifici

Per capire la situazione basta seguire i flussi quando il 2 novembre gli arriva un bonifico dall’imprenditore edile Roberto Tonon per un totale di 29.500 euro. L’assessore chiama la segretaria, le impartisce indicazioni molto precise e da lì partono tre bonifici, tutti per «finanziamento infruttifero socio stella consulting», che è il nome della società che usa per le consulenze immobiliari (false, per la procura): 12 mila euro alla Boraso Agricola, «per fronteggiare la rata del mutuo per euro 9.800», annota la Finanza, ma anche F24 e stipendi; 5 mila alle Esa 2000, «così finiamo le polemiche con quel magnamerda!… finanzi e chiudi il buco di banca prealpi, perché se no mi manda in default»; 3 mila su un altro conto della Boraso Agricola, il cui direttore di filiale aveva sollecitato in una mail «l’importanza di sistemare il debordo entro la fine del mese onde evitare segnalazioni penalizzanti». Quel giorno poi dovrebbe arrivare un altro bonifico, «necessario per tappare i buchi miei dei debiti che ho in giro».

Buon viso a cattivo gioco

Boraso fa buon viso a cattivo gioco quando Volpato, che gli dovrebbe dare 40-45 mila euro, alla fine gliene bonifica solo 23 mila. «Un cinema per tirarli fuori, una roba allucinante», si confida lui con la moglie. «Ma non avevi 40?», dice lei. «Ma 20 me li scala dai debiti», la replica, perché con la coop agricola Camelia (ora in liquidazione) non gli aveva pagato delle forniture di sementi. E anche qui la girandola di società: «23 me li fattura come Esa, li faccio arrivare su banca Annia, 10 li ritiro e così pago la cosa… e 13 dietro farò una fattura io Boraso Agricola». Un’ossessione, insomma.

28 luglio 2024

 

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