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Cosa ci insegna l’ondata di prezzi negativi che nel 2024 ha investito il mercato dell’energia elettrica in tutti i grandi Paesi europei, Italia esclusa?

Ci insegna innanzitutto che la transizione energetica avanza e che i benefici della crescita delle energie rinnovabili si stanno dispiegando con tale velocità da averci preso alla sprovvista. E aver generato alcuni problemi… comunque risolvibili.


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Cosa sono i “prezzi negativi”? Proviamo a spiegarlo con parole semplici. In momenti in cui l’offerta di energia elettrica è ampiamente superiore alla domanda, i produttori per riuscire a collocarla sui mercati all’ingrosso abbassano i prezzi avvicinandosi allo zero, e addirittura superando questa soglia per passare appunto all’area negativa, cioè a pagare i clienti che ritirano l’energia. Questo fenomeno così strano ha cominciato a manifestarsi timidamente negli anni scorsi, mentre nei primi mesi del 2024 è cresciuto in maniera impressionante (vedasi il grafico qui sotto) nella maggior parte dei grandi Paesi europei, Germania, Francia e Spagna, oltre che in Olanda, Finlandia e Svezia.


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In particolare nella penisola iberica il grande balzo in avanti del fotovoltaico ha fatto esplodere questo fenomeno nel primo semestre del 2024, mentre in Germania vi contribuisce anche la fonte eolica.

In generale anche negli altri Paesi, a favorire la diffusione dei prezzi negativi è stata soprattutto la crescita di fotovoltaico ed eolico. In Europa la potenza fotovoltaica installata sta facendo dei grandi passi in avanti. A fine 2023 nel Vecchio continente gli impianti a fonte solare in esercizio avevano raggiunto 263 GW, con una crescita del 27% sulla potenza cumulata a fine 2022 e del 60% sulla fine del 2021. Proprio Spagna e Germania (assieme all’Italia) sono stati tra i protagonisti di questa straordinaria accelerazione. Nel mese di maggio in Germania e Spagna le rinnovabili sono arrivate a coprire i due terzi del mix dell’energia elettrica, e in entrambi i Paesi la fonte solare da sola è arrivata al superare la soglia record del 24%.


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Così, il kWh da fonte solare, a basso costo e particolarmente abbondante nelle ore centrali delle giornate primaverili ed estive, ha generato un forte squilibrio tra offerta e domanda spingendo verso il basso i prezzi.

Dopo gli anni delle bollette impazzite, questo potrebbe sembrare a prima vista “solo” una buona notizia. Ma non è esattamente così: i prezzi negativi stanno generando anche diverse criticità. La prima è ovvia: se gli operatori sono costretti a ridurre ricavi e margini, la produzione di energia elettrica diventa un business poco sostenibile, e quindi non attrattivo. Siamo metà del guado: la transizione energetica ci porta verso un sistema più razionale, pulito ed economico, ma per superare le criticità attuali bisognerà spingersi ancora più avanti.


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Come salvaguardare i vantaggi che dovrebbero arrivare dalla disponibilità di energia a basso costo e allo stesso tempo i giusti profitti degli operatori?

Le soluzioni sono molte.

La prima arriva dai sistemi di accumulo: stoccare l’energia nei momenti di massima disponibilità e prezzi bassi, per collocarla sul mercato quando la richiesta aumenta, sicuramente permette di difendere i conti economici dei player del settore, ma anche ad abbassare i costi per gli utenti finali. In questo momento sono molti i Paesi europei dove sono in corso ingenti investimenti per supportare la rete con grandi sistemi di accumulo, ma un importante contributo può arrivare anche dai dispositivi storage installati in abbinamento agli impianti fotovoltaici nelle abitazioni e nei building produttivi e commerciali. Autoconsumare l’energia in loco, ma soprattutto non immetterla in rete e indirizzarla ai sistemi di stoccaggio sarà la strada principale per decongestionare il settore.


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Ci sono anche progetti avveniristici come quello in fase di realizzazione in Finlandia dove si sta costruendo il più grande impianto di stoccaggio di energia al mondo: si tratta di enorme bacino pari a oltre 400 piscine olimpioniche dove l’acqua verrà riscaldata proprio con le fonti rinnovabili per accumulare energia termica disponibile lungo tutto l’anno.

Un ulteriore cambiamento che porterebbe benefici a pioggia dovrebbe essere quello delle tariffe dinamiche: offrire prezzi più bassi al consumatore finale per spostare i consumi quando c’è abbondanza di energia elettrica potrebbe favorire un aumento della domanda proprio in quelle ore. Immaginiamo, ad esempio, cosa potrebbe significare se in un certo momento della giornata si potessero ricaricare le auto elettriche con tariffe più competitive… vantaggi per tutti.


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E poi serve tanta tanta flessibilità. E anche questa è una direzione verso cui la transizione energetica ci sta portando.

Insomma, dietro l’empasse dei prezzi negativi c’è la possibilità di una svolta positiva per tutto il sistema di produzione, distribuzione e consumo di energia.

Un’ultima cosa: perché l’Italia è stato l’unico grande Paese i cui non si sono verificati casi di prezzi negativi, anzi, in cui i prezzi sono sempre rimasti lontanissimi dal valore zero (come si vede nel grafico qui sotto)? Ahimè, in Italia esiste un sistema per la determinazione del prezzo dell’energia elettrica nel mercato all’ingrosso che favorisce l’allineamento dei prezzi di tutte le fonti a quelli più costosi (ad esempio il gas). Riusciremo prima o poi a liberarci da questo cappio al collo?


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