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Meloni: un provvedimento fondamentale per l’Italia e che contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni. Fitto: ora chiarezza sulle richieste

Rilanciare il Mezzogiorno rendendolo competitivo e attrattivo per gli investimenti con un ruolo fondamentale anche nel Piano Mattei perché può trasformare il nostro Paese in un ponte tra Europa e Nord Africa. È l’obiettivo del piano strategico Zes Unica presentato ieri a Palazzo Chigi. La Zona Economica Speciale (Zes) Unica Mezzogiorno (che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna) è stata istituita il primo gennaio 2024 e supera il precedente modello limitato alle aree retroportuali. È la più estesa d’Europa con una popolazione, si legge nel documento elaborato dopo il via libera al Piano , di quasi 20 milioni di abitanti, un Pil complessivo di oltre 430 miliardi, più di 6,3 milioni di occupati, oltre 1,3 milione di imprese e più di 68 miliardi di merci esportate. Al suo interno, l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende può beneficiare di speciali condizioni in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d’impresa.

Le filiere da rafforzare

«Oggi adottiamo un provvedimento fondamentale per l’Italia e che contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni» ha detto la premier Giorgia Meloni, grazie a un modello di sviluppo «molto diverso dalle logiche assistenzialistiche che abbiamo visto in passato, e che hanno impedito al Sud di dimostrare appieno il suo valore» ha aggiunto. L’istituzione della Zes unica è «frutto di un duro negoziato con la Commissione europea, costituisce un cambio di paradigma fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno — ha affermato il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, annunciando l’adozione del Piano. 
Nove sono le filiere identificate per essere rafforzate: agroindustria, turismo, elettronica&ICT, automotive, made in Italy di qualità, che comprende la filiera della moda e quella dell’arredamento, chimica&farmaceutica, navale&cantieristica, aerospazio, e ferroviario e tre le tecnologie da promuovere: digitali, cleantech con tecnologie verdi, come fotovoltaico, eolico, idrogeno, e biotech. 




















































Le polemiche

Se da una parte il Piano ha ricevuto riscontri positivi, come nel caso di Confindustria: «Condividiamo l’individuazione delle filiere da rafforzare – con i relativi settori prioritari – e delle tecnologie da promuovere» ha detto il vicepresidente per le Politiche Strategiche e lo Sviluppo del Mezzogiorno, Natale Mazzuca, non sono mancati i malcontenti. La Zes si fonda su due pilastri: da una parte la semplificazione burocratica, dall’altra le agevolazioni fiscali come il credito di imposta per gli investimenti nell’area Zes. È su questo aspetto che si sono aperte diverse polemiche. Sulla percentuale al 17%,   Fitto precisa che sarà maggiore di quella indicata nel provvedimento dell’Agenzia delle Entrate: «non è ciò che sarà dato. Ho già detto che non condivido quel provvedimento» è «basato su dati non realistici» ha aggiunto senza però chiarire quale sarà la percentuale finale. Il provvedimento la riduceva, dato l’ammontare delle prenotazioni giunte, 9,2 miliardi, di gran lunga oltre la dotazione di 1,8 miliardi per il 2014. Fitto ora vuole fare chiarezza, per capire la realtà dietro quei 9,2 miliardi di prenotazioni. Il timore è che dietro si possano nascondere truffe di vario tipo. Se le risorse, poi, non dovessero bastare il ministro ha fatto sapere che il governo è anche pronto ad individuare coperture aggiuntive.

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