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Bonus Zes o bonus bluff? La domanda nasce spontanea dopo che l’Agenzia delle entrate con apposito provvedimento ha comunicato la percentuale con la quale sarà riconosciuto il bonus per la Zona Economica Speciale Unica: rispetto all’ammontare del credito d’imposta richiesto nell’istanza le imprese avranno solo il 17,6668%.

Si tratta di una percentuale irrisoria che conferma quanto già si poteva immaginare fin dall’inizio considerato che le risorse disponibili erano troppo poche rispetto alla platea dei potenziali beneficiari del bonus. Ora non rimane che sperare in un nuovo stanziamento di risorse.

Ricordiamo che il contributo atteso dalle aziende in linea di principio sarebbe potuto arrivare fino al 60%. Parliamo del contributo sotto forma di credito d’imposta previsto dall’articolo 16 del DL 124/2023 destinato alle aziende che effettuano investimenti – da 200mila a 100 milioni di euro – nel periodo compreso fra il 1° gennaio e il 15 novembre 2024, per l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella Zes unica, ovvero nelle regioni del Sud.

Nello specifico, la quota massima del credito d’imposta fruibile da ciascuna azienda beneficiaria è pari al credito d’imposta richiesto dall’ultima comunicazione validamente presentata, in assenza di rinuncia, moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento delle Entrate da emanare entro 10 giorni dalla scadenza dell’invio delle comunicazioni. Tale percentuale è ottenuta dal rapporto tra il limite di spesa e l’ammontare dei bonus relativi alle richieste validamente presentate. Ora, visto che il totale dei bonus richiesti con le istanze validamente presentate dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024 è di 9.452.741.120 euro e le risorse disponibili sono 1.670 milioni di euro, il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate rende noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari al 17,6668% dell’importo del credito richiesto (1.670.000.000 / 9.452.741.120). Qualche risposta potrebbe arrivare venerdì quando la premier Giorgia Meloni prenderà parte alla presentazione del Piano strategico per la Zes unica per il Mezzogiorno.

Il Piano strategico della Zes unica, che viene approvato con Dpcm, è disciplinato dal decreto legge varato dal governo nel settembre 2023 che ha istituito la Zona economica Speciale unica per il Mezzogiorno, ed è il risultato di un confronto avviato ad aprile con una serie di tavoli tematici con tutti i principali attori, pubblici e privati, comprese le associazioni di categoria.

Le critiche, oltre che dalle opposizioni, arrivano dalle imprese e dagli addetti ai lavori. «Il ministro Fitto – dicono ad esempio da Confimi – ha dialogato per mesi con le associazioni e le volontà del governo di rilanciare il Mezzogiorno sembravano ben definite, per questo siamo amareggiati. Non capiamo il cambio di direzione. È evidente che il problema è l’insufficiente dotazione di risorse finanziarie». «Nella migliore delle ipotesi – dice Francesco Cataldi, presidente dell’Unione nazionale giovani commercialistisi – si potrà beneficiare di un contributo pari a circa il 10% dell’investimento, a fronte del 60% promesso: un po’ poco per una misura nata per stimolare gli investimenti. Va sottolineata ancora una volta la mancata pianificazione legata al provvedimento». «Alla fine – secondo Daniela Torto, capogruppo M5S in commissione Bilancio della Camera – la tanto sbandierata Zes economica unica per il Mezzogiorno si è rivelata per ciò che era sin troppo facile immaginare: una colossale presa in giro delle imprese e un sonoro schiaffo alle prospettive di investimento al Sud».

In serata il ministro Fitto ha fatto sapere di aver chiesto all’Agenzia delle Entrate una verifica dei dati sugli investimenti previsti. «Le imprese, ragionevolmente, hanno prenotato un ammontare di credito d’imposta superiore a quello corrispondente agli investimenti già realizzati, e l’esatto ammontare di investimenti da agevolare sarà noto solo nel 2025, quando le imprese daranno evidenza degli investimenti effettivamente realizzati. Ciò significa che l’ammontare di credito d’imposta richiesto è solo un valore potenziale, che deve essere attentamente esaminato». Fitto fa sapere di aver chiesto «alcune informazioni indispensabili per l’implementazione della misura» già il 17 luglio; «in assenza di queste informazioni vi è il rischio di penalizzare le iniziative degli operatori economici realmente interessati». Richiesta rimasta inevasa e reiterata ieri, «integrandola con la richiesta di un’analisi dei dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate». Il governo, ribadisce il ministro Fitto, «ha scelto di scommettere sullo strumento del credito d’imposta Zes per rilanciare la competitività del tessuto produttivo del Mezzogiorno sia stanziando un ammontare più elevato di risorse, sia aumentando significativamente l’intensità massima dell’agevolazione».

 

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