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MADRID. – ”Oggi adottiamo un provvedimento fondamentale per l’Italia e che contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni”. Così il premier Giorgia Meloni, nel suo intervento alla riunione di adozione del Piano strategico sulla Zona economica speciale unica  per il mezzogiorno, svoltasi a Palazzo Chigi. 

“La Zes unica – aggiunge – sostituisce le precedenti otto Zes limitate alle aree retroportuali che non hanno funzionato come avrebbero dovuto e, grazie ad un serio confronto con la Commissione europea, estende i benefici della zona economica speciale all’intero territorio di tutte le Regioni del nostro Mezzogiorno. Tutti i territori del Sud potranno in questo modo godere delle stesse opportunità di crescita e sviluppo: semplificazioni amministrative, benefici fiscali e un quadro coordinato di interventi e investimenti. 

È un provvedimento nel quale personalmente credo molto, e al quale il Governo crede molto perché il suo obiettivo è quello di garantire al Mezzogiorno la possibilità di competere ad armi pari. È parte di un modello di sviluppo fondato sulla competitività, sugli investimenti, sulla libertà di impresa e sulla valorizzazione del capitale umano. 

È un modello molto diverso – sottolinea Meloni – dalle logiche assistenzialistiche che abbiamo visto in passato, e che hanno impedito al Sud di dimostrare appieno il suo valore. Perché il Mezzogiorno ha straordinarie ricchezze e potenzialità, che finora non sono state espresse appieno. 

Penso alla sua eccezionale posizione geografica, che lo rende una piattaforma naturale al centro del Mediterraneo, ma anche a ciò che rende il Sud famoso nel mondo, in termini di storia, cultura, bellezza, talenti e produzioni di eccellenza”. 

“Noi abbiamo guardato – sottolinea il premier – al Mediterraneo, al nuovo quadro geopolitico, alle grandi trasformazioni in corso nei mercati energetici e da qui abbiamo disegnato la strategia di sviluppo della Zes unica. È un quadro nel quale il Mezzogiorno ha tutte le carte in regole per contribuire all’autonomia strategica dell’Italia dell’Europa. 

E in questo senso la Zes unica è un mattone in più che noi mettiamo per costruire quel nuovo modello di cooperazione, sviluppo e partenariato con l’Africa che è alla base del Piano Mattei, che il Parlamento sta discutendo in queste ore, e che identifica l’Italia come ponte tra il continente africano e l’Europa. 

L’obiettivo strategico che ci poniamo è rendere il Sud un luogo dove sia conveniente investire. Ed è un’occasione alla nostra portata, perché la Zes Unica del Mezzogiorno sarà la più grande zona economica speciale in Europa per numero di abitanti, e supererà il primato della Polonia, che pure costituisce una buona pratica a livello internazionale”. 

In conferenza stampa, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto,  ha affermato: “Visto che si parla sempre di ritardi, voglio sottolineare che questa approvazione, prevista entro il 31 luglio, arriva nei tempi stabiliti e voglio sottolineare come sia frutto di una strategia e di una visione”.  

“Vogliamo invertire il paradigma che abbiamo  conosciuto: il mezzogiorno ha delle grosse potenzialità” sostiene il ministro, che aggiunge: “Il mezzogiorno delle diversità al suo interno, non è omogeneo e quindi vi è la necessità di avere una visione d’insieme unitaria, che al tempo stesso sia in grado di valorizzare le peculiarità dei singoli territori: ed è questo lo sforzo sostenuto nel confronto che abbiamo fatto, che punta da una parte a sostenere la crescita economica del mezzogiorno, superiore di mezzo punto al resto del paese nel 2023, e dall’altra è importante sviluppare bene il tema delle filiere. 

Noi abbiamo individuato nove filiere da rafforzare: la prima è quella dell’agro-industria, la seconda è quella del turismo, la terza è quella dell’elettronica, la quarta è quella dell’automotive, la quinta è quella del made in Italy, la sesta è quella della chimica e della farmaceutica, la settima è quella del navale e della cantieristica, l’ottava dell’aerospazio e la nona del ferroviario”. 

Ad animare il dibattito, però, è la questione del credito d’imposta, che, in seguito al pieno di domande (pari a 9,4 miliardi) ha visto come conseguenza la riduzione della percentuale del contributo (al 17%).  In merito, il ministro si era espresso criticamente verso l’Agenzia delle Entrate e oggi ribadisce: ”Il 17% è un provvedimento che ho già detto di non condividere, andava fatta un’analisi dettagliata prima. Non c’era nessuna esigenza di fare quel provvedimento”.  

Dietro l’alta richiesta del credito di imposta, comunque, “non c’è il fallimento, ma il successo della Zes: c’è un interesse imprenditoriale, un dinamismo” e “chi ci critica aveva messo molto meno di quanto abbiamo messo noi” afferma Fitto. 

Critiche le opposizioni: “E’ incredibile la faccia di bronzo di Meloni e Fitto nel rivendicare con orgoglio una misura-farsa come la Zes unica. Non solo le risorse sono insufficienti, ma col trucchetto contabile architettato da Fitto sostanzialmente le imprese del sud che presenteranno istanza potranno avere solo il 17% di quello che hanno chiesto, e non di quello che hanno speso. 

Morale della favola, il malloppo piuttosto avaro messo sin qui a disposizione da Meloni se lo prenderanno tutto le grandi aziende a svantaggio delle pmi, che in assenza di liquidità saranno tagliate fuori anche solo dal poter presentare istanza. Per il governo questo è un successo, per noi è una frittata cotta a puntino che sa di ennesima presa in giro al Sud”. Così in una nota la capogruppo M5s in comm. Industria al Senato Sabrina Licheri.

 

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