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Il meccanismo con cui vengono assegnate le risorse previste per il bonus investimenti nella ZES unica Mezzogiorno va rivisto, “perché con quello attualmente previsto il bonus fruibile si riduce al 17,6% della percentuale spettante prevista dalla norma. Per questo motivo, fermo restando il credito di imposta spettante, è necessario prevedere per il credito effettivo una soglia minima oltre la quale non si dovrebbe scendere”.
La richiesta arriva dal CNDCEC dopo il provvedimento n. 305765/2024 con cui l’Agenzia delle Entrate ha fissato la percentuale effettivamente fruibile (si veda “Bonus investimenti ZES unica al 17,6668% e utilizzabile in compensazione” del 23 luglio).

Si ricorda che l’art. 16 del DL 124/2023 convertito ha previsto il citato credito per le imprese che effettuano investimenti dal 1° gennaio al 15 novembre 2024, relativi all’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella ZES unica. Il decreto 17 maggio 2024 ha poi definito le disposizioni attuative: in base all’art. 5 comma 4, per rispettare il limite di spesa, l’ammontare massimo del bonus fruibile è pari al credito richiesto moltiplicato per la percentuale resa nota con provv. dell’Agenzia, ottenuta rapportando il limite complessivo di spesa all’ammontare complessivo dei crediti richiesti. L’ammontare totale dei bonus richiesti in base alle comunicazioni validamente presentate dal 12 giugno al 12 luglio 2024 è risultato pari a 9.452.741.120 euro, a fronte di 1.670 milioni di euro di risorse disponibili, che costituiscono il limite di spesa. La percentuale del bonus effettivamente fruibile da ogni beneficiario è quindi pari al 17,6668% (1.670.000.000 / 9.452.741.120) dell’importo richiesto.

Secondo i commercialisti, si legge nel comunicato diffuso ieri, “è anche necessario aumentare le risorse messe a disposizione, che allo stato attuale si sono rivelate completamente insufficienti”.

In base ai calcoli della FNC riportati in calce al comunicato, infatti, una piccola impresa collocata in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, a cui spetterebbe un credito d’imposta del 60% sugli investimenti effettuati, ha diritto a un credito d’imposta effettivo del 10,60% (il 17,6% del 60%). Invece, una media impresa collocata in Basilicata, Molise e Sardegna, a cui spetterebbe un credito del 40%, ha diritto a un bonus effettivo del 7,06% (il 17,6% del 40%). La situazione peggiora soprattutto per le grandi imprese in Abruzzo che, a fronte di un credito spettante del 15%, ottengono con l’attuale meccanismo un credito effettivo del 2,65% (il 17,6% del 15%).

Il meccanismo di ripartizione – spiega ancora il CNDCEC – prevede una prima prenotazione delle risorse con riparto a favore di tutti i richiedenti che hanno realizzato gli investimenti. A febbraio 2025, le imprese che continueranno a investire potranno contare su nuove risorse derivanti da future rinunce.
Secondo il Presidente Elbano de Nuccio “Le imprese hanno programmato gli investimenti nella ZES unica contando in buona parte sulle risorse derivanti dal credito d’imposta e ottenere un credito effettivo tanto inferiore rispetto a quello spettante costringe a una rivisitazione della programmazione finanziaria predisposta. Attendere l’ulteriore ripartizione del credito, che avverrà il prossimo anno e di cui si disconosce l’importo, non aiuterà le imprese in tal senso. Per questo motivo, auspichiamo il miglioramento di un intervento finalizzato allo sviluppo economico e sociale del Paese”.

“A causa dell’elevato numero di richieste da parte delle imprese che hanno effettuato investimenti nella ZES unica, il credito di imposta si è ridotto in maniera significativa e le risorse messe a disposizione si sono rivelate insufficienti – afferma Antonio Repaci, consigliere nazionale delegato alla Finanza aziendale –. Auspichiamo che il Governo possa aumentare le risorse attualmente disponibili per andare incontro alle esigenze degli imprenditori che investono in uno strumento fondamentale per il rilancio economico del Mezzogiorno”.

Ha sottolineato la criticità, all’indomani della pubblicazione del provvedimento, anche l’Unione giovani: “È un provvedimento che spegne definitivamente l’entusiasmo delle imprese che avevano deciso di investire nelle aree della ZES unica Mezzogiorno – ha dichiarato il Presidente Francesco Cataldi – perché, nella migliore delle ipotesi, si potrà beneficiare di un contributo pari a circa il 10% dell’investimento, a fronte del 60% promesso: un po’ poco per una misura nata per stimolare gli investimenti”.

Malumori arrivano anche dal mondo delle imprese e dalle opposizioni, che alla Camera hanno chiesto un’informativa al Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR Raffaele Fitto. Dal canto suo, il Ministro difende il successo della misura e critica il provvedimento, “adottato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate senza alcun confronto”. Fitto definisce la percentuale “significativamente inferiore” al valore prefigurato dalla norma e ha scritto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini chiedendo di verificare i dati.



 

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