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L’11 febbraio la Commissione per l’industria, per la ricerca e per l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla revisione della direttiva Ue sulle «case green» per il miglioramento delle performance energetiche degli immobili. La proposta, che ha ottenuto 49 voti favorevoli, 18 contrati e 6 astenuti, fissa come obiettivi la classe energetica «E» entro il 2030 e quella «D» entro il 2033, allo scopo di raggiungere le zero emissioni del settore edilizio entro e non oltre il 2050. Dopo l’approvazione in Commissione, il provvedimento andrà al voto dell’Assemblea plenaria del Parlamento Ue, in calendario dal 13 al 16 marzo. A quel punto avrà inizio il cosiddetto «trilogo», un negoziato fra le tre Istituzioni europee (Parlamento, Commissione e Consiglio) che porterà, probabilmente con ulteriori novità e modifiche, verso la versione definitiva del testo. Solo allora si passerà al recepimento da parte di ciascun Paese membro dell’Eurozona.

Il primo step

Nel lungo calendario di prescrizioni contenuto nella direttiva Epdb (Energy performance building directive), tra i primi obiettivi da raggiungere entro il primo gennaio 2024 c’è quello del divieto di agevolazioni per le caldaie alimentate a combustibili fossili. In realtà, il bonus caldaia in Italia rientra già negli ecobonus ed è rivolto a chi installa sistemi a basso impatto ambientale (caldaia a condensazione di classe A senza valvole e impianti dotati di generatori di calore alimentati a biomasse combustibili). Dunque, se il governo dovesse rinnovare gli incentivi anche nei prossimi anni non ci saranno conflitti con la direttiva Ue. Del resto, nel mercato immobiliare italiano, la presenza in un’abitazione di una caldaia declassificata abbassa la classe energetica e dunque svalorizza la struttura stessa. Insomma, già non conviene puntare sulle caldaie a gas quando si tratta di valorizzare la propria abitazione.

Gli incentivi 2023 (che potrebbero essere prorogati in futuro)

Attualmente la caldaia può essere sostituita con l’agevolazione del Bonus al 50%per interventi di ristrutturazione semplice. L’importo viene riconosciuto come agevolazione fiscale pari al 50% delle spese sostenute per un importo massimo di 30.000 euro per la sostituzione della caldaia e il nuovo impianto deve essere di classe A. L’Ecobonus con l’agevolazione al 65%, invece, prevede la sostituzione della caldaia con una di classe A e contestualmente l’installazione dei sistemi di termoregolazione evoluti di classe V, VI o VII per il controllo della temperatura dell’acqua in relazione a quella ambientale.

Il calendario

La direttiva Ue prevede un tempo di due anni dall’approvazione perché i Paesi membri la recepiscano, dunque se l’approvazione avvenisse già questa estate, il recepimento potrebbe scattare dall’estate del 2025, momento in cui sarà fatto divieto di installare le caldaie a combustibili fossili nei nuovi edifici e negli edifici in ristrutturazione. Come detto sopra, sono esclusi dal divieto le caldaie che possono funzionare con combustibili rinnovabili (si parla di biometano o idrogeno) e gli impianti ibridi (come la pompa di calore o la caldaia a condensazione).

Divieto di vendita dal 2029

Il divieto di vendita in assoluto della caldaie a gas potrebbe invece scattare dal 2029. In mezzo il loro declassamento sulle etichette che riportano le performance energetiche da attuare tra il 2025 e il 2026. Passo che punta ovviamente a disincentivarne l’acquisto e a procedere con una sostituzione dell’impianto.Va ricordato, comunque, che il piano varato dalla Commissione prevede linee di indirizzo e non imposizioni immediate. Il divieto, dunque, perché diventi tale necessita di una norma, sulla quale Bruxelles sta ancora lavorando.

 

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