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“Appare cristallina la reticenza che Luigi Ciavardini ha compiuto” non rivelando l’identità degli amici di Gilberto Cavallini che lo ospitarono a Villorba di Treviso tra luglio e agosto 1980. E “non è credibile che avesse dimenticato dove e chi gli fornì cure così particolari” dopo l’agguato davanti al liceo Giulio Cesare di Roma, il 28 maggio del 1980, in cui rimase ucciso il poliziotto Francesco Evangelista e lui ferito, di “una ferita profonda e consistente, medicata più volte, con punti e un intervento specialistico”. Così la giudice Gilda Del Borrello motiva la condanna a tre anni e sette mesi per falsa testimonianza all’ex Nar Luigi Ciavardini (già condannato in via definitiva a 30 anni come uno degli esecutori della strage del 2 agosto), nel processo scaturito dalle dichiarazioni rese al processo di primo grado all’ex Nar Cavallini, poi condannato. Imputato con Ciavardini per lo stesso reato e condannato a un anno, l’ex esponente di Ordine nuovo e Avanguardia Nazionale Vincenzo Vinciguerra. Per la giudice, uno dei medici che curò Ciavardini “è probabile fosse Carlo Maria Maggi”, leader veneto di Ordine Nuovo. Ma lui, che “non avrebbe rischiato alcunché per la strage, né per altri reati, con eventuali favoreggiamenti abbondantemente prescritti”, ha preferito “affrontare un processo che rispondere”. Perché? Per “non ledere la reputazione di fiancheggiatori rimasti estranei ai fatti per oltre 40 anni e mantenere il segreto su rapporti personali del Cavallini, il cui disvelamento avrebbe potuto aprire un nuovo ‘capitolo’ su una delle vicende più tragiche della storia d’Italia”.

A Vinciguerra (all’ergastolo per la strage di Peteano) era imputato il rifiuto di svelare chi gli disse che Fioravanti e Cavallini erano il filo tra il gruppo di Ordine Nuovo veneto di Massimiliano Fachini e quelli di Roma e Tivoli di Paolo Signorelli e Sergio Calore.

Commentano gli avvocati di parte civile Andrea Speranzoni, Alessandro Forti, Alessia Merluzzi e Lisa Baravelli per i familiari delle vittime: “Riteniamo importanti gli argomenti specie sui rapporti tra Cavallini e Ordine Nuovo veneto e fra lui e Ciavardini, che ’hanno mantenuto contatti in ragione del percorso extracarcerario svolto con le coop riconducibili alla moglie dell’imputato, col possibile interesse dell’imputato a non fornire elementi che avrebbero potuto aggravare la posizione di Cavallini’. Bene le attenuanti a Vinciguerra per il contributo nel ricostruire le relazioni tra organizzazioni neofasciste e Servizi”.

f. o.

 

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