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Anche se il vento non ha ancora smesso di soffiare, l’energia eolica sembrerebbe aver raggiunto un punto critico. Sono dieci anni che il fatturato continua a crescere, ma il settore sembra dover affrontare, proprio quest’anno, una svolta senza precedenti. L’economia sta cambiando e l’attuale contesto macro economico sembra aver modificato completamente le prospettive, andando a ledere la redditività del settore e rendendo, in qualche modo, molto più incerte le prospettive di sviluppo dell’intero settore.

A fare il punto della situazione sull’energia eolica ci ha pensato una recente analisi di McKinsey & Company, che ha presentato uno studio con il quale ha elaborato alcuni possibili scenari per il futuro. Ma prima di guardare al futuro, cerchiamo di capire cosa sia successo nel passato.

Energia eolica, un successo a livello planetario

Nel corso degli ultimi anni l’industria eolica ha compiuto dei passi da gigante. I produttori, da quindici anni a questa parte, sono riusciti a portare sul mercato degli aerogeneratori sempre più grandi e potenti. Grazie a queste innovazioni i volumi sono cresciuti in maniera progressiva.

A contribuire allo sviluppo dell’energia eolica hanno contribuito i vari governi nazionali, che hanno aiutato il settore con alcuni sostegni che hanno permesso di raggiungere dei traguardi molto importanti. Grazie all’aggiunta di 10,8 GW di nuova capacità, il 2023 si è dimostrato il secondo anno migliore di sempre: complessivamente la capacità eolica totale ha sfiorato quota 77,6 GW.

Il costo medio ponderato livellato dell’elettricità degli impianti eolici in mare è diminuito, sfiorando gli 8 centesimi di dollaro per per kilowattora nel 2022.

Quali problemi deve affrontare l’eolico in mare oggi

Numeri in crescita e volumi in costante miglioramento fino a quando non sono arrivate le turbolenze macroeconomiche degli ultimi anni, che sono state legate in gran parte alla pandemia e alla guerra russo-ucraina. A mettere sotto pressione la redditività dei progetti sono principalmente l’aumento dei prezzi delle materie prime e gli aumenti dei tassi di interesse. Per non dimenticarsi dei problemi legati alla catena di approvvigionamento.

Questa vulnerabilità è dovuta in gran parte all’esposizione del settore ai prezzi dei materiali, che ha avuto un impatto sui costi di finanziamento e rallentato la crescita, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti – spiega McKinsey –. Di conseguenza, la nostra analisi mostra che dall’inizio del decennio molti sviluppatori hanno sperimentato costi di progetto gonfiati, con aumenti del costo livellato dell’elettricità di circa il 40-60% rispetto al 2020. Inoltre, molti progetti hanno contratti per differenza (CfD) che non sono adeguati all’inflazione, rendendoli non redditizi“.

Hanno avuto inizio, in questo modo, le prime difficoltà aziendali. Gli investimenti hanno subito grandi ritardi e in alcuni casi dei progetti sono stati annullati.

Quale futuro avrà l’eolico?

Gli analisti di McKinsey hanno previsto cinque driver destinati a condizionare il futuro dell’energia eolica offshore:  

  • la posizione sulla curva dei costi;
  • il panorama normativo;
  • la spinta del mercato;
  • la capacità della supply chain;
  • il comportamento degli sviluppatori.

Proprio partendo da questi punti base sono stati sviluppati tre possibili scenari diversi:

  • quello strutturalmente sfidante, il quale prevede che regolatori e sviluppatori non siano in grado di risolvere le attuali sfide. Daranno priorità ad altre fonti rinnovabili più competitive sotto il profilo dei costi. Se dovesse prevalere questo scenario, con ogni probabilità continuerà il modello dei progetti annullati o posticipati, con molte aziende che usciranno dal mercato;
  • lo scenario solo per eroi, il quale prevede che il settore continui a crescere, anche se i costi continueranno ad essere elevati. La redditività verrà realizzata strutturalmente, quando il premio di margine dell’eolico off-shore evaporerà rispetto alle altre energie rinnovabili a terra;
  • lo scenario ripristino della redditività, nel quale le forze di mercato contribuiranno a ripristinare la redditività del comparto. Si riusciranno ad ottenere dei margini più sani per gli sviluppatori, che dovrebbero riuscire a centrare gli obiettivi di redditività annunciati. Se non andare oltre.

McKinsey ritiene che ci si stia muovendo verso uno scenario solo per eroi.

L’eolico continuerà ad essere importante nel futuro

L’eolico off shore diventerà una voce importante per l’industria metallurgica italiana. E soprattutto diventerà un driver per la trasformazione della logistica e del sistema portuale nostrano. Valerio De Molli, amministratore delegato del think tank European House Ambrosetti, ne è convinto e spiega che “l’eolico galleggiante sarà una parte importante del mix energetico rinnovabile italiano al 2050 con almeno venti gigawatt installati, pari al 10% dell’elettricità generata“.

Entro la metà del secolo, secondo De molli, le rinnovabili potrebbero arrivare a rappresentare il 95% della produzione di elettricità nel nostro paese. De Molli, però, sottolinea che “al ritmo attuale, non saremo in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi per il 2030: il paese dovrebbe installare almeno 10 gigawatt di rinnovabili ogni anno per arrivarci. Invece resterà un divario di 28 gigawatt“.

Secondo De Molli l’Italia ha una leadership metallurgica e metalmeccanica che può essere sfruttata. Ma soprattutto ha un sistema portuale sviluppato, anche se è necessario effettuare molti investimenti. Soprattutto per riuscire ad anticipare la competizione internazionale. È poi necessario sfatare un falso mito, come, per esempio, il fatto che il Mediterraneo non sia adatto ad ospitare le pale offshore, perché il 65% del traffico mondiale da diporto passa proprio da queste acque. O il timore dell’impatto visivo che le pale potrebbero vedere: a dodici chilometri di distanza non si vedono più.

Dove si investe di più nell’eolico

Stando ai dati messi in evidenza da Ambrosetti, la Cina, con oltre trenta gigawatt è il paese con il più grande parco eolico offshore, più del doppio del Regno Unito, il secondo mercato per dimensioni. La Gran Bretagna dispone di 13,9 gigawatt installati.

La Germania ha la più alta capacità di eolico offshore dell’Unione, con oltre otto gigawatt installati.

 

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