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diFederico Nicoletti

Il quadro veneto di Fiom Cgil: la crisi pesa su termomeccanica, acciaierie e macchine agricole

Aumento della cassa integrazione, con settori, come la termomeccanica, dove la Cig si vede da un anno. E ferie più lunghe, per sfruttare la pausa estiva di fronte al calo della produzione. E poi il dato, che viene da un monitoraggio della Fiom Cgil Veneto, che registra in regione oltre 50 aziende, solo nella meccanica, toccate dalla cassa integrazione. Sono gli elementi che delineano il quadro di un’estate in affanno per l’industria del Veneto, visibile innanzitutto nel suo cuore, quello della meccanica.

La spia di un quadro via via più preoccupante, rimasto fin qui sotto traccia, era stata, la scorsa settimana, la crisi improvvisa della trevigiana Breton, il colosso delle macchine utensili e per la lavorazione della pietra, che aveva comunicato ai sindacati 216 esuberi (e cento sarebbero già usciti) sugli 800 addetti degli stabilimenti di Castello di Godego e Vedelago, tradottisi in una procedura di mobilità su base volontaria aperta l’altro ieri. Segnale particolare, Breton, realtà molto solida e votata all’innovazione, indotta da un quadro di calo delle commesse su cui l’azienda non vede un’inversione a breve. E che fa temere che, dopo aver resistito per un anno ad una crisi strisciante, le imprese debbano ora metter mano ai tagli. «Abbiamo differenti situazioni di crisi che si assommano – sostiene il segretario regionale di Fiom Cgil, Antonio Silvestri -. Con comparti in affanno da tempo, come automotive e termomeccanico, che soffre, come la siderurgia, anche per lo stop ai bonus energetici ed edili. Vi si aggiunge la crisi delle macchine agricole e dell’elettrodomestico. Ma ci sono anche casi di aziende che usano la cassa ordinaria come strumento di flessibilità: si lavora due-tre giorni pieni e poi ci si ferma, scaricando il costo sulla collettività. Si vedono già realtà che allungheranno la chiusura con le ferie. Il quadro generale non è rassicurante».




















































I peggioramenti

Di sicuro l’andamento operativo è in peggioramento. Lo mostrano i dati forniti dalla Cgil di Treviso sulle ore di cassa integrazione autorizzate a maggio in provincia, in cui spicca l’aumento del 24% di quelle nell’industria, salite da 1,3 a 1,6 milioni. E nel Trevigiano, oltre alla cassa straordinaria in Breton, Fiom registra cassa ordinaria in Berco e Stiga, alla Sole e in Fonderia Corrà. Il quadro non è meno difficile nella vicina area di Belluno: Fiom segnala che la cassa integrazione ordinaria ha toccato 
, Carlo Gazzi Controls e Videndum, Sest (dove si teme il passaggio alla straordinaria) e Pandolfo alluminio, dove si fa sentire la frenata nell’edilizia.

Le macchine agricole

A Padova la crisi è visibile in particolare nelle macchine agricole, ma anche tra acciaierie e fonderie. «La cassa integrazione aumenta da più di un anno, come richiesta e utilizzo – dice il segretario di Fiom Padova, Michele Iandorio -. Lo si vede nelle macchine agricole, anche perché sono fermi gli incentivi 5.0, ma anche tra acciaierie e fonderie. L’unico segmento senza problemi è quello dell’energia, anche per il traino Pnrr», intendendosi qui prodotti e componenti legati agli impianti di produzione e al trasporto. Nelle macchine agricole, la Cigo si è vista in Carraro Drivetech e, a Rovigo, in Agritalia, in Komatsu (dove si è aggiunta la chiusura di contratti interinali), mentre in Antonio Carraro la cassa potrebbe arrivare a settembre. Ma anche, tra acciaierie e fonderie, in Vdc e Vdz, Acciaierie Venete e Zilmet; e poi nelle cucine di Nuova Lofra e Saga. A Rovigo la Cigo ha toccato Tmb, Asfo, Irsap e Cantieri Vittoria, tra le situazioni difficili, in via di soluzione, monitorate dall’Unità di regionale, insieme alla Speedline, nel Veneziano, dopo il passaggio al fondo tedesco Callista. Nel Veneziano, poi, cassa integrazione segnalata da Fiom in Flag, Lafert e Brieda, a cui si aggiunge il contratto di solidarietà nella sede di San Donà di Piave di Peg Perego. Dall’altra parte del Veneto, nel Veronese, è la termomeccanica a soffrire, con le acciaierie. La cassa integrazione ha toccato Ferroli (attiva la settimana ridotta) e Riello, Acciaierie di Verona, Valsider (resterà chiusa luglio e agosto) e Nlmk; fermate collettive segnalate in Acciaierie Venete e Zanardi, mentre la cassa straordinaria ha raggiunto le barre cromate di Aso-Fdf, dove la solidarietà scade nel 2025.

Acciaierie e fonderie

Situazione non dissimile nel Vicentino, dove la meccanica è presente in tutto i suoi ambiti. La Cigo li ha raggiunti tutti: acciaierie e fonderie, da Valbruna a Beltrame, da Montorso a Cestaro a Corrà a Vdp, i motori, Mecc Alte e Marelli e poi Agco ed Ebara, Polidoro e Metalba, Blb e Askoll Eva, Euroventilatori e Officine meccaniche Ani; contratto di solidarietà in Scm group, cassa straordinaria in Dinoil. «Aumenta la richiesta di cassa integrazione ordinaria e si stanno usando i contratti di solidarietà – dice il segretario di Fiom Verona, Martino Braccioforte -. La frenata generalizzata preoccupa. Al momento l’intenzione è di tutelare l’occupazione senza esuberi. Ma teniamo d’occhio lo scorrere delle settimane di cassa ordinaria: il loro numero non è infinito».

18 luglio 2024

 

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