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“Qua mi sa che probabilmente non hanno capito le difficoltà che noi sindaci stiamo affrontando”. Il primo cittadino di Adria, Massimo Barbujani, non nasconde il proprio rammarico per i tagli disposti nei confronti di Comuni e Province con quello che viene chiamato “concorso alla finanza pubblica”.

Concorso che a Palazzo Tassoni costerà 312.798 euro nei prossimi cinque anni. In particolare, la ripartizione ha previsto una sforbiciata di 61.464 euro per quest’anno, di 61.645 per il 2025, di 62.669 nel 2026, di 63.485 nel 2027 e di 63.534 nel 2028.

“Solo chi indossa una fascia tricolore sa cosa significhi amministrare in questo periodo storico – rimarca Bobo – non ce la facciamo, abbiamo la spesa che aumenta e non riusciamo più a far fronte a nulla. Ormai sono 15 anni che calco i palazzi pubblici e mai come quest’anno ho visto difficoltà nel far quadrare i conti. Non solo aumentano i costi, ma anche tutti gli adempimenti e la burocrazia: basti pensare che è quasi un anno che tentiamo di fare delle assunzioni perché abbiamo bisogno di aumentare l’organico ma non riusciamo. Ora arrivano anche questi tagli pesanti. Ho capito che dobbiamo soddisfare le richieste dell’Unione europea e che tutti devono dare il proprio contributo, ma non si può scaricare sempre tutto sui Comuni, perché fare i sindaci diventa davvero sempre più difficile”.

“Ci stanno chiedendo sempre di più con una coperta che diventa sempre più corta. Anzi, non si riesce più nemmeno a tirare. Fare il sindaco diventa un’impresa impossibile. Non c’è la possibilità di fare programmazione, di pensare a investimenti, di affrontare tutto quello che dovremmo. E in tutto questo c’è anche da rispondere alla gente, che è sempre più arrabbiata”.

Non se la passa meglio il Comune di Porto Tolle, che in virtù di un’alta spesa corrente è quarto nella classifica dei tagli, con 34.297 ai quali bisogna dire addio quest’anno, 34.330 il prossimo, 35.382 nel 2026, 36.528 nel 2027 e 36.556 nel 2028. In tutto fa 177.094 euro. “Non sono noccioline – commenta amaro il sindaco di Porto Tolle Roberto PizzoliE siamo arrivati al punto che stiamo preparando gli equilibri di bilancio e con l’avanzo dovremo coprire una parte di questo contributo. Quindi, dire addio a investimenti e programmazione. Già abbiamo poche risorse per interventi a lungo termine, ora proprio rischiamo di essere azzoppati. E questo perché siamo un Comune virtuoso, con un fondo cassa importante e con una spesa corrente altissima per le dimensioni e le caratteristiche del nostro territorio”. Perché, per decidere poi come ripartire questo carico da 200 milioni di euro l’anno, è stato scelto di utilizzare un doppio criterio: da un lato, l’incidenza della spesa corrente impegnata, al netto dei fondi della “missione 12”, che sono i trasferimenti legati a diritti sociali, politiche sociali e famiglia, e, dall’altro, le risorse ricevute grazie al Pnrr. E se il capitolo Pnrr a Porto Tolle vale 777.536 euro, la spesa corrente nel 2022, depurata delle spese della missione 12, valeva oltre 10 milioni.

“Abbiamo un territorio vasto e 9mila residenti divisi in 11 frazioni, con cimiteri, scuole, strade, servizi – sottolinea Pizzoli – E ogni anno è sempre più difficile far quadrare i conti, perché l’impianto del bilancio è sull’Imu, ma rispetto al passato non ci sono più entrate della centrale Enel. Fino al 2000 l’Ici della centrale garantiva entrate importanti, ora dopo i declassamenti catastali e le demolizioni sono cifre ridicole. Il problema grande è che poi noi abbiamo quasi tutte partite Iva in difficoltà e tantissimi pensionati, quindi la nostra Irpef è quasi irrisoria, circa 300mila euro su un bilancio di diversi milioni. Il fondo di solidarietà nazionale è sempre più risicato e in più, ora, questo contributo che ci penalizza ulteriormente. Per fortuna, in questi anni siamo riusciti ad abbattere il debito, quello pro capite era di 1.300 euro, ora siamo a 285 euro. Siamo stati un Comune virtuoso anche su questo versante, sono riuscito ad alleggerire il bilancio dai mutui di una volta. E ora, eventualmente, possiamo pensare farne di nuovi, perché altrimenti non riusciamo nemmeno a programmare le asfaltature: è così che ci hanno ridotto”.



 

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