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ROSSELLA VILLANI

La chiesa del convento di S. Antonio ad Oppido Lucano conserva, tra altri manufatti, due opere su tavola, il Trittico con Madonna con Bambino tra le SS. Maddalena e Caterina e il polittico con Madonna con Bambino, Cristo risorto e Santi, che probabilmente conteneva anche una predella con gli Apostoli, situata nella stessa chiesa, attribuite ad Antonio Stabile. Antonio Stabile calca la scena, insieme al fratello Costantino, nella seconda metà del Cinquecento quando, tramontato il Rinascimento e con esso la concezione meramente estetica dell’opera d’arte, la pittura e tutta l’arte in generale assurgono a valore strumentale della propaganda controriformista. L’opera pittorica, ora, funge da supporto agli ordini mendicanti che, facendosi portavoce dei rigidi dettami della Controriforma, diffondono i precetti del cattolicesimo attraverso tutti gli strumenti in loro possesso: la predicazione, la liturgia, la musica e l’arte. Primi fra tutti i francescani. Infatti tutte le chiese dove i fratelli Stabile hanno lasciato il segno appartengano, per la maggior parte, a questo ordine la cui presenza capillare in Basilicata gioca un ruolo di primo piano nelle vicende socio-politiche della regione. Ad Antonio Stabile sono state attribuite, sulla base di due sole opere firmate, la pala nella chiesa dei SS. Severino e Sossio a Napoli, del 1582, e la pala nella chiesa di S. Anna a Lavello, eseguita verso la fine degli anni Ottanta, in collaborazione con il fratello, circa trenta opere. Si tratta di opere di chiaro stampo manierista, giocate sulla ripetizione iconica e sulla sintesi formale; rappresentazioni di repertorio, astratte e congelate, dai colori brillanti che conferiscono un senso di estraneamento e fissità all’immagine e che, al contempo, favoriscono la diffusione diun messaggio preciso. La ripetitività dei temi è da ricondurre, oltre che all’efficacia dell’insistenza sugli stessi, ad un’intensa attività di bottega che presuppone l’utilizzo di cartoni preparatori, riutilizzati più volte con  piccole varianti. Una produzione dunque su vasta scala che la dice lunga sulla fortuna goduta dalla bottega degli Stabile nella seconda metà del Cinquecento. Fortuna dovuta non allo stile, ritardatario rispetto alla pittura coeva d’oltreregione, ma alla perfetta identificazione del messaggio contenuto nei loro quadri con i precetti post- tridentini. Le opere eseguite dagli Stabile fanno parte, infatti, di un preciso programma iconografico connesso al tema della Salvezza, di qui le scene legate all’Incarnazione (Annunciazione), Morte di Cristo e Resurrezione; ma anche la rappresentazione di santi dell’ordine francescano (San Francesco e Sant’Antonio da Padova), ma anche santi penitenti (Santa Maria Maddalena). Nel trittico di Oppido la Madonna con Bambino e San Giovannino, affiancata da Santa Caterina e da Santa Maria Maddalena, è sormontata da una Trinità entro un ovale. I pannelli del trittico dovevano, in origine, appartenere ad un polittico di più estese dimensioni ma furono successivamente riadattati nella struttura architettonica in stucco, come si presenta oggi. Il polittico è costituito da due ordini incorniciati da una ricca ed elaborata struttura dorata e intagliata. Nell’ordine inferiore la Madonna affiancata dai SS. Francesco e Antonio, tanto cari ai francescani e altrettanto riprodotti dagli Stabile, è sormontata dall’Annunciata e da Gabriele; nell’ordine superiore la Resurrezione si colloca tra San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena e, infine, nelle tre lunette soprastanti, trovano posto l’Eterno Padre, affiancato dalle SS. Lucia e Caterina d’Alessandria. Entrambe le opere mostrano un chiaro influsso spagnolo filtrato attraverso l’eco napoletana. Esse sono state collocate, da Anna Grelle, ad un periodo anteriore al 1569, anno in cui è datato il polittico nella chiesa della Trinità di Tramutola, pure attribuito ad Antonio Stabile, per “il loro diretto rinvio alle loro opere più giovanili ma ad un tempo con quella loro assonanza con fatti spagnoli evidenziata dalla Miraglia” 1 . Presentano un accentuato cromatismo: le figure sono plasmate attraverso  stacchi netti di zone di colore, l’azzurro si abbina con il rosa, il verde con il rosso, e il rosa con il verde. E’ un periodo di sperimentazione in cui le tinte cupe utilizzate in precedenza dagli Stabile, lasciano il posto ad una tavolozza più luminosa e vivace. Inoltre i personaggi raffigurati, soprattutto nel trittico, hanno l’evidenza corporea delle opere succcessive, il rigonfiamento dei panneggi, la tornitura degli arti e la precisione del disegno parlano un chiaro linguaggio tridimensionale che sarà la nota dominante degli anni successivi.

Bibliografia

A. GRELLE IUSCO, Catalogo della mostra. Arte in Basilicata, Roma, 1981, pp. 94-103.

N. BARBONE PUGLIESE, Contributo alla conoscenza degli Stabile, in “Boll. Della Biblioteca

Provinciale di Matera”, V, 8, 1984, p. 73.

P. LEONE DE CASTRIS, La pittura del Cinquecento nell’Italia meridionale, in AA. VV., La

pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, Milano, 1988.

S. ABITA, Le tracce del sacro. Arte e devozione in Lucania attraverso le opere restaurate nel

decennio 1980-90, in “Catalogo della Mostra di Matera”, Napoli, 1990

A. MIRAGLIA, Antonio Stabile, un pittore lucano nell’età della Controriforma, Potenza, 1992.

M. FRANCIONE, Antonio Stabile: Madonna con Bambino e San Giovannino, Santa Maria

Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria, Santissima Trinità in “Percorsi d’arte tra luoghi di

culto. La diocesi di Acerenza”, cat. Della mostra a cura della S.B.A.S. della Basilicata, Matera,

1997, pp. 47-51.

R. VILLANI, Pittura murale in Basilicata, Consiglio Regionale di Basilicata, 2000, pp. 67-82.

A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Catalogo della mostra. Aggiornamenti all’edizione del

1981. Ristampa anastatica, 2001, p. 298.

1 A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Catalogo della mostra. Aggiornamenti all’edizione del 1981. Ristampa anastatica, 2001, p. 298.


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