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Una class action contro il Comune per aver autorizzato i lavori dei palazzi Trinchese e Panoramico è una delle richieste arrivate al comitato Santa Maria. che ieri ha deciso di organizzare un incontro pubblico per “sensibilizzare l’opinione pubblica cittadina e la politica sulla gravità di un problema che non riguarda solo poche sfortunate persone, ma l’intera città.

“Stiamo parlando – dice il portavoce del comitato, Ettore D’Orazio – di un dissesto che ha portato allo sgombero di undici condomini e di due importanti scuole e alla classificazione come zona rossa (vale a dire ad alto rischio di pericolosità) di una rilevante fetta del quartiere di Santa Maria. Stiamo parlando di centinaia di famiglie costrette a trovarsi una nuova sistemazione abitativa (abbandonando un alloggio acquistato a prezzo dei sacrifici di un’intera vita lavorativa), di tutta un’area cittadina che ha visto crollare il valore commerciale dei propri immobili, di un quartiere che si sta spopolando con conseguenze rilevanti sul suo tessuto sociale e sulle attività commerciali ed economiche che vi si svolgono. Stiamo parlando di una situazione di incertezza e di insicurezza di tutti coloro che risiedono nella zona rossa, consapevoli che, in mancanza di adeguati interventi di messa in sicurezza dell’area, anche i loro alloggi potrebbero essere sgomberati. Stiamo parlando di un dissesto causato da uno scivolamento di tale rilevanza che “un intervento umano non potrà mai fermare ma solo mitigare” (come ci ha spiegato il prof. Sciarra) e che, in mancanza di imponenti opere di messa in sicurezza, coinvolgerà sicuramente anche altre parti della collina della città, interessando altre persone ed attività.

Non crediamo che la comunità cittadina (e la politica…) di Chieti possano oggi permettersi di trascurare questo problema. Noi abbiamo costituito da circa un anno un comitato proprio perché ci siamo accorti delle dimensioni e della gravità del fenomeno che ci coinvolge e abbiamo ritenuto opportuno lavorare assieme per tutelare gli interessi di tutti. Ci siamo concentrati su due filoni principali: i sostegni e i ristori per chi ha perso il proprio alloggio e la messa in sicurezza del territorio. Abbiamo in quest’anno cercato di conoscere meglio le caratteristiche del fenomeno, di approfondire le normative, di contattare e sollecitare gli enti preposti, di avanzare richieste e proposte. Siamo convinti che sia indispensabile farci ascoltare per segnalare i nostri bisogni ed i nostri diritti e, anche, per fare in modo che si tenga conto dei nostri pareri e delle nostre volontà nelle scelte che verranno fatte.

Ci sentiamo perciò oggi in dovere di fare il punto sulla situazione. Il 12 agosto 2023 è stata emanata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’ordinanza 1021 del Capo della Protezione Civile nazionale, ordinanza che ha dichiarato lo stato di emergenza per la nostra area. Si è trattato del primo passo, che prevede interventi urgenti ed immediati, al quale dovranno necessariamente seguirne altri di più ampio respiro. L’ordinanza ha stanziato per l’intera regione poco più di quattro milioni di euro dei quali, ci è stato riferito, solo un milione è stato destinato a Chieti che, senza alcun dubbio, patisce la maggiore e più grave situazione di dissesto idrogeologico. Si tratta di una somma destinata principalmente ai Contributi di Autonoma Sistemazione (circa 400.000 euro) e ad opere pubbliche urgenti per la sicurezza ed incolumità pubblica (circa 600.000 euro). Dobbiamo purtroppo registrare come, alla data odierna, non siano stati ancora erogati, alle famiglie che sin da marzo ne avevano fatto richiesta, i Cas e non c’è alcuna sicurezza sulla data entro la quale verranno erogati. Si tratta di una situazione che molto ci preoccupa perché mostra i limiti della macchina amministrativa che possono ritardare ed inceppare quelle procedure che, invece, dovrebbero procedere speditamente.

L’ordinanza dell’emergenza ha durata annuale e scadrà a fine agosto e dovrà quindi essere rinnovata. Ci auguriamo che il suo testo sia modificato in modo da risultare maggiormente aderente alle necessità della nostra situazione e che preveda stanziamenti economici per Chieti adeguati ad affrontare il dissesto della nostra città. Abbiamo formulato in proposito alcune proposte che abbiamo inoltrato alla protezione civile nazionale e che riguardano l’esenzione totale dell’IMU per i proprietari degli appartamenti degli stabili che sono stati sgomberati a seguito di ordinanza sindacale; la modifica della rendita catastale per tutti gli appartamenti di edifici rientranti nella zona rossa adeguandola alla diminuzione del valore commerciale degli immobili ivi collocati; i rimborsi per le attività commerciali – comprese anche quelle di locazione – che si svolgevano nei locali degli stabili che sono stati sgomberati a seguito di ordinanza sindacale; un indennizzo forfetario di 10.000 € (non alternativo al CAS) a compenso delle spese sostenute per trasloco, allacci delle utenze, ecc. nella nuova situazione abitativa; la previsione che la demolizione e smaltimento materiali degli stabili – sgomberati a seguito di ordinanza sindacale e non riedificati – non sia a carico dei proprietari. In particolare ci preme sottolineare quest’ultimo punto: non è possibile che chi – a causa di una calamità naturale – si è trovato espropriato di fatto di un bene, debba poi farsi carico dei costi della demolizione e smaltimento.

Crediamo poi che sia necessario anche iniziare a pensare a soluzioni non solo emergenziali, ma anche di medio e lungo periodo. Abbiamo perciò chiesto che nel nuovo testo dell’ordinanza della Protezione Civile fossero presenti sia l’avvio del percorso di delocalizzazione per gli stabili sgomberati, con previsione di sovvenzioni e agevolazioni per demolizione e ricostruzione in altra sede, sia la previsione, in alternativa ad agevolazioni per la delocalizzazione, di un indennizzo a risarcimento danni per esproprio della proprietà in base alla stima degli uffici tecnici.

Non vorremmo, però, che l’attenzione fosse rivolta solo ai sostegni e ai ristori di chi ha perso il proprio alloggio. La collina di Chieti è sotto molti aspetti un terreno ‘fragile’, con molte zone a rischio di dissesto idrogeologico. È probabile che gli interventi di urbanizzazione svolti nella seconda metà del novecento abbiano colpevolmente sottovalutato le caratteristiche idrogeologiche del territorio. È necessario che, seguendo una logica di prevenzione e non solo di emergenza, siano previsti interventi importanti di messa in sicurezza della collina per restituire tranquillità e sicurezza a tutta la popolazione coinvolta. Chiediamo, perciò, che vengano cercate e reperite dal Comune di Chieti le risorse necessarie alla progettazione e realizzazione di tali interventi utilizzando anche fonti di finanziamento diverse da quelle previste dalla situazione di emergenza.

Il Comune riveste un ruolo decisivo perché si tratta dell’ente più vicino ai cittadini. La macchina del Comune di Chieti mostra però molta fatica, come dimostrano i ritardi nei pagamenti dei Cas. Va sicuramente rinforzata per essere in condizioni di poter svolgere adeguatamente il suo ruolo. Ha bisogno di ulteriori risorse umane e professionali perché quelle al momento a sua disposizione non risultano sufficienti.

La cosa peggiore che possa capitare in una situazione di difficoltà è quella di sentirsi soli. Per questo abbiamo costituito un comitato: la singola persona o il singolo condominio non possono far sentire adeguatamente la propria voce. Insieme si può, invece, contare di più.

Chiediamo uno sforzo importante alla politica e alle istituzioni. Vogliamo che il problema del dissesto idrogeologico sia preso in carico non come uno dei tanti, ma come uno decisivo anche per le sorti della città. Vogliamo che, in uno spirito di collaborazione, progettino e realizzino le migliori soluzioni per far fronte ai problemi posti dal dissesto. Ne va del futuro di questa nostra città”.

 

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