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Era considerata l’alter ego del fratello, la regista della sua latitanza. Rosalia Messina Denaro lo ha aiutato a sottrarsi alla cattura per quasi 30 anni, gestendo la rete dei pizzini che ha consentito al boss di comunicare con i suoi uomini e dare istruzioni ai suoi fiancheggiatori. Era lei a tenere la cassa della famiglia mafiosa, sempre lei la custode dei segreti del fratello Matteo, arrestato il 16 gennaio 2023 e morto nel settembre scorso per un male incurabile. Per questo la sorella di Messina Denaro è stata condannata dal gup di Palermo Clelia Maltese a 14 anni di carcere per associazione mafiosa aggravata e ricettazione.

Nel processo, che si è svolto con il rito abbreviato, i pm Giancluca De Leo e Pierangelo Padova avevano chiesto la condanna a 20 anni di carcere per Rosalia, arrestata poche settimane dopo il blitz in cui il padrino fu sorpreso e arrestato dal Ros nella clinica di Palermo dove era in cura per un tumore, sotto falsa identità, nel marzo del 2023. Sono partite da lei le indagini che hanno portato all’arresto del boss. Entrando in casa sua per piazzare le microspie, i carabinieri avevano trovato alcuni appunti con riferimenti alla condizione clinica del fratello. L’appunto in cui si parlava della malattia del boss di Castelvetrano era nascosto nella gamba metallica di una sedia. Un «errore» che costerà la libertà al fratello. Dopo aver scoperto la malattia, infatti, gli investigatori del Ros, coordinati dalla Dda di Palermo, hanno cominciato a raccogliere e a incrociare i dati dei malati oncologici, riuscendo ad individuare il latitante. Poco dopo hanno stretto il cerchio anche intorno alla sorella, accusata di associazione mafiosa e ricettazione, reati entrambi aggravati dall’agevolazione di Cosa nostra. È stato anche grazie a lei che Matteo Messina Denaro è riuscito a sfuggire alla cattura per decenni, nonostante i mandati di cattura e le condanne. È stata sua figlia, Lorenza Guttadauro, l’avvocata che ha seguito il capomafia dal giorno del suo arresto fino alla morte. Anche il suo secondo figlio è in carcere con una condanna a 16 anni per associazione mafiosa. La stessa accusa per la quale il marito, Filippo Guttadauro, sta scontando 14 anni.

Respingendo la richiesta di scarcerazione presentata da Rosalia, i giudici del Riesame l’avevano descritta come «una personalità negativa, allarmante».

Nell’ordinanza di custodia cautelare che la portò in carcere il gip parlò di «una stretta, protratta e variegata compenetrazione della donna con Cosa Nostra e di un suo contributo radicato e stabile offerto all’interno dell’associazione in più ambiti, come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario».

 

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