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LANCIANO. È stato approvato all’unanimità il regolamento sulla trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, destinato a tutti i cittadini proprietari di un’abitazione costruita in zone riservate all’edilizia popolare, di entrare nel pieno possesso della loro proprietà. Dopo un secondo passaggio in aula di consiglio per una valutazione più completa, richiesta sia da consiglieri di maggioranza e opposizione, e dopo l’approvazione di un emendamento, il documento ha finalmente visto l’accordo unanime lunedì scorso.
«Un passaggio storico», commenta l’assessore a Patrimonio e Urbanistica Graziella Di Campli, «che si attendeva dal 1998 e che riguarda centinaia di famiglie lancianesi che da anni ci chiedevano un intervento in merito». Le zone urbanizzate con edilizia a canoni concertati o popolare sono nove in città. Oltre diversi immobili nel quartiere Santa Rita (detto anche 167 per la legge del 1962 per la costruzione di alloggi a carattere economico o popolare e di opere e servizi complementari, urbani e sociali, comprese aree a verde pubblico) ci sono anche altri rioni che presentano questo tipo di abitazione, dai Cappuccini a via Tinari e altre zone centrali e periferiche.
«Abbiamo lavorato per un anno a questo documento», aggiunge Di Campli, «sono particolarmente soddisfatta per il lavoro svolto, di cui ringrazio tutti coloro che vi hanno dedicato tempo e studio, e per l’accoglienza in consiglio, visto che questo è un obiettivo che tutti, maggioranza e opposizione, hanno contribuito a conseguire». Il lavoro amministrativo è partito quindi proprio dalla legge 167 e dalla normativa in materia di edilizia popolare e dal fatto che il Comune, cedendo dei terreni a cooperative o imprese per costruire palazzi in condizioni di maggiore agevolazione economica, di fatto cedeva la superficie e non la proprietà piena dell’abitazione a determinate condizioni e vincoli che riducevano la libera circolazione del bene. «Con questo regolamento», rimarca Di Campli, «diamo la possibilità a chi vuole di rientrare nel diritto pieno del possesso dell’immobile e quindi di poter vendere, affittare, lasciarlo in eredità dietro il pagamento di un piccolo contributo economico, in un determinato arco di tempo e solo dopo cinque anni dal primo trasferimento. Ciò ridarà anche ossigeno all’economia cittadina, in una logica dove il Comune e l’amministrazione partecipano non solo al diritto di ognuno ad avere una casa, ma anche di sostegno a chi deve acquistarla con condizioni economiche più vantaggiose».
©RIPRODUZIONE RISERVATA



 

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