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Ennesima tegola sull’economia regionale: fuori anche dalle Zls. Che dovevano compensare l’esclusione dalle Zes. Solita “solfa” di Roma che fa curriculum. Ma il ministro dato per partente in Ue ha le sue colpe

Ci sono Allumiere, Anagni, Aprilia, Cassino, Ceprano, Cisterna di Latina, Civita Castellana, Civitavecchia, Colleferro, Ferentino, Fiano Romano. E poi Fiumicino, Fondi, Formello, Formia, Frosinone, Gaeta, Guidonia, Latina, Monterotondo, Orte, Pomezia, Pontinia. Non è finita: ci sono anche Rieti, Roma, Santa Marinella, Tarquinia, Tolfa e Viterbo. Ecco, questi sono tutti i Comuni del Lazio allegramente briscolati sulla Zls regionale. Su quella Zona logistica semplificata cioè di cui il ministro per l’attuazione del Pnrr Raffaele Fitto si era fatto bardo e garante.

Ma partiamo dal cosa. La Zls è, anzi, in contesto laziale, era, la sola possibilità che zone del Paese necessitanti di interventi mirati avessero di superare un’altra grande tegola: quella del mancato riconoscimento delle Zes. Vale a dire delle Zone Economiche Semplificate in cui agevolazioni fiscali e paracadute di erario sono tappeto ed incentivo allo sviluppo industriale e d’impresa. Messa meglio: con le Zes il Governo Meloni aveva adottato una “leva” europea per rendere più attrattivo il Meridione d’Italia per partite Iva e produzione su vasta scala.

La mission: attrattività per le imprese

Nicola Ottaviani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Lo aveva fatto perché in quelle nicchie territoriali i grandi investitori stranieri ed italiani si sarebbero sentiti allettati a stabilirsi. Ed a creare prodotti, lavoro ed indotto. Dove non fossero state piantate le bandierine delle Zes si sarebbe potuti ricorrere alle Zls, cioè ad una soluzione meno incisiva, più contestualizzata ma comunque foriera di vantaggi, anche se di natura e fruizione diversa. Lo avevano spiegato bene in tre: il deputato di Frosinone Nicola Ottaviani mandato in Aula da Matteo Salvini ad esprimere la posizione del Carroccio sul provvedimento. Subito dopo la decisione, altrettanto chiaro era stato il presidente degli industriali del Lazio, Angelo Camilli. E Poi il Presidente di Confimprese Italia Guido D’Amico quando si era capito che le Zes non avrebbero riguardato le province di Frosinone e Latina.

Camilli ed Ottaviani avevano espresso lo stesso concetto nella sostanza: suggerivano di puntare su «alcune misure parallele che, se non riprodurranno le condizioni delle Zes, almeno attenueranno le differenze». Ricordando che «in tutte le politiche di sviluppo territoriale, da sempre sono previsti strumenti e aree di transizione e compensazione». Un’area cuscinetto, insomma. Per Camilli e per Ottaviani bisognava puntare al modello delle Zls (Zone logistiche speciali), con la concessione di benefici non finanziari ma almeno burocratici (tempi più rapidi, procedure ridotte), capaci di risolvere almeno parte del problema. In particolare per aree che hanno un’incidenza sull’economia regionale.

Avvertiva però Guido D’Amico Le Zone a Logistica Semplificata Zls non scenderanno dal cielo, va costruito un percorso comune e fattibile dal quale si possa ripartire per tutte le altre proposte”.

Il monito di D’Amico in tempi non sospetti

Guido D’Amico

In che senso le Zls non “scenderanno dal cielo”? Nel senso che bisognava attrezzarsi e soprattutto trovare un interlocutore di rango istituzionale massimo che traducesse in realtà una pia ancorché strutturata intenzione.

Il senso era che dal basso ci si sarebbe dovuti “caratterizzare. Il rispetto dell’ambiente è centrale e le nostre attività devono scommetterci”. E dall’alto ci si sarebbe dovuto smarcare dal trito motivo per cui anche le Zes erano saltate: motivo romano. Per accedere alle agevolazioni previste sia da Zes che Zls infatti bisogna avere precisi requisiti di Pil territoriale che motivino l’intervento dell’Esecutivo in chiave di sgravio.

Tuttavia Roma Capitale e la sua spaventosa forza economica “fanno curriculum” anche per quelle zone del Lazio dove neanche arriva il riverbero, di tanta opulenza. Con il risultato che i cittadini di Anagni o di Pomezia pagano pegno ad una ricchezza che non è la loro. Un po’ come con l’Isee che pregiudica bonus anche a membri della famiglia che in tasca hanno le ragnatele.

Stessa solfa: Roma che fa curriculum

Il ministro Raffaele Fitto

E veniamo a Raffaele Fitto, cioè al solo che forse avrebbe potuto trasformare fattualmente un equivoco in un’opportunità, magari con un’azione più incisiva legata al suo ruolo di ministro per gli Affari europei, per le Politiche di coesione e per il Pnrr. Cioè di membro del governo che avrebbe potuto approfittare della quattro giorni sulla Blue Economy di Gaeta per piantare una bandierina di sviluppo. Che non l’abbia fatto è un dato, e che le Zls siano legate strettamente alla portualità ed al mare è dogma normativo.

Il “Piano di sviluppo strategico ZLS” è stato pubblicato in Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri a marzo, ed i relativi regolamenti hanno visto la luce a maggio. Le Zls infatti non sono altro che un’estensione delle Zone Economiche Semplificate nelle aree portuali delle regioni già sviluppate del Nord e del centro. Meno sgravi ma comunque agevolazioni per tenere quello sviluppo costante.

La loro costituzione ed applicabilità sono normate dall’articolo 1, commi 61-65, della legge n. 205/2017. Si tratta di una variazione normativa con cui viene introdotto il credito di imposta per gli investimenti produttivi, “nei limiti sanciti dal Trattato UE per gli aiuti di Stato (all’articolo 107, comma 3, lettera c)”.

Lo scenario: porti e logistica

Insomma, dove ci sono aree portuali, reti ferroviarie ed autostradali vicine, siti industriali dismessi da trasformare in poli logistici c’è il terreno per gettare i semi delle Zls, come accaduto in Veneto ad esempio. Nel Lazio ed in particolare nella provincia di Frosinone sono venuti in tantissimi ad investire sulla logistica: perché c’è la A1 ed accanto a lei c’era una miriade di siti industriali abbandonati che potevano essere riconvertiti, c’è la linea ad Alta velocità che solo in Italia non rende come nel resto d’Europa perché noi le merci continuiamo a farle marciare sulla linea tradizionale dove un tempo camminavano i convogli spinti da locomotive a vapore.

Non fu a caso che l’allora presidente del Consorzio Industriale del Lazio Francesco De Angelis ebbe a dire che in Ciociaria non c’erano più disponibili aree per la logistica. Ci avevano creduto ed investito in tanti. Perché le agevolazioni Zls riguardano, per il Lazio teoricamente, piani d’investimento redatti da imprese di ogni dimensione. Cioè micro o grandi, “già insediate oppure che intendono insediarsi nelle aree ammesse alle deroghe agli aiuti di Stato”, come aveva spiegato bene a suo tempo l’economista di Telematica Italia Michele Montesano.

Ora, non è difficile intuire che posti come Civitavecchia, Gaeta, Cassino ed Anagni altro non sono che lo scenario tridimensionale di una logistica “dal mare all’interno” che calza a pennello con la definizione e le utility della Zls. Né è difficile comprendere che l’assenza di una Zls per quella logistica disegnata in punto di Blue Economy e intermodalità è roba castrante.

Il ministro dato per partente, in Ue

Raffaele Fitto (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Anzi, che sarebbe calzata, e che non potranno godere di quella opportunità anche “grazie” al buio… Fitto di un ministro che tra l’altro è nel novero dei partenti dal team di Giorgia Meloni. Lo sarebbe in favore di una allocazione in Ue dopo il voto di giugno e dopo la formazione della Commissione del prossimo 18 luglio. Una data di cui Fitto ha parlato al “solito” Forum in Masseria da Bruno Vespa. E spiegando che “non è che noi di Fdi votiamo sulla base di simpatia o antipatie, noi votiamo sulla base di un programma”.

Roba concreta e funzionalista dunque, roba empirica che forse il ministro avrebbe dovuto mettere e regime anche con la Zls mancata per il Lazio.

Eppure forse nessuna fetta di territorio come quello che dalla Ciociaria sfocia nel Pontino ha un background, un’impalcatura istituzionale ed operativa che già sottintende il legame mare-entroterra che sta alla base delle Zls. Il tribunale di Cassino è con pertinenze pontine. La camera di Commercio guidata da Giovanni Acampora è di Frosinone-Latina.

E la stessa Università di Cassino è “del Lazio Meridionale”. La Zls avrebbe solo suggellato in punto di strategia economica ciò che di fatto preesiste ed è abbondantemente rodato. Ed avrebbe trovato sovrastrutture che già recintavano ambito, territori ed obiettivi.

L’asse Frosinone-Latina

Una Zls dunque la cui mancata applicazione con il dovuto nerbo forse spiega perché oggi, in Regione e nei territori, sono molti quelli che nell’approdo europeo del quasi ex ministro ci vedono una mezza benedizione.

Una cosa a ben vedere solo formale, perché nella sostanza abbiamo perso l’ennesimo treno per il quale avevamo un titolo di viaggio pienamente in regola. Ma per certi viaggi magari, oltre a buoni binari, servono anche i capotreno giusti.

 

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