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Il Superbonus modificato dal decreto legge 29 marzo 2024 dovrà essere registrato per il momento nei conti pubblici come credito d’imposta non pagabile nel 2024. Così indica l’Eurostat in una lettera inviata all’Istat e pubblicata sul sito dell’ufficio statistico europeo secondo cui la maxi detrazione al 110%, per una serie di lavori di efficientamento energetico degli immobili, dopo la riforma del 2024 dovrebbe essere considerato un credito d’imposta ‘non pagabile’ nei conti pubblici.

Superbonus: le novità del decreto di marzo

Lo scorso marzo il governo ha dato via libera definitivo al decreto Superbonus, prevedendo tra le altre cose che le detrazioni relative a spese sostenute nel 2024 relative al Superbonus, Bonus barriere architettoniche e Sismabonus (compreso il Sismabonus acquisti) sono ripartite in 10 quote annuali, anzichè quattro o cinque come prevista dalla precedente normativa.

Inoltre il decreto ha previsto lo stop totale alle opzioni per lo sconto in fattura o la cessione del credito, allargandosi ai lavori successivi al 30.03.24 che erano rimasti esclusi dalla prima moratoria. Ciò significa che non sarà più possibile scegliere tra le due opzioni, in luogo della fruizione diretta della detrazione nella dichiarazione dei redditi, neanche nel caso dei lavori “effettuati dagli Iacp, dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa e degli enti del Terzo settore”.

Superbonus: cosa ha deciso l’Eurostat

Oggi l’Eurostat ritiene che il Superbonus maturato dopo l’adozione della riforma, debba «essere registrato nei conti pubblici come credito d’imposta non pagabile nel 2024», salvo per le eccezioni previste dalla legge. Confermata invece la classificazione come “credito di imposta dovuto” per il Superbonus attivato negli anni 2020-2023

Ciò significa che la spesa fino a fine 2023 per gli incentivi del 110% rimane contabilizzata nei conti pubblici del passato. Dal 2024 invece, essendo classificata come ’non pagabile’, tale spesa verrà spalmata in più anni, avendo dunque un diverso impatto sul deficit pubblico. Per gli anni passati l’effetto sul deficit rimarrà concentrato negli anni stessi di attivazione della maxi detrazione, mentre a partire dall’adozione delle ultime norme l’impatto del Superbonus sull’indebitamento sarà spalmato negli anni successivi.

Eurostat ha quindi accolto la proposta dell’Istat di proseguire nei conti pubblici la contabilizzazione del Superbonus come credito d’imposta pagabile (esigibile) per gli anni 2020-2023.

Eventuali futuri cambiamenti legislativi, che regolano il credito d’imposta del Superbonus e ne modificano i parametri, ricorda ancora l’Eurostat, un potenziale impatto sulla rilevazione statistica, potrebbero portare a una rivalutazione dell’attuale classificazione del Superbonus nei conti pubblici per il 2020-2024.

 

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