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Mezzo miliardo di euro nel prossimo biennio per evitare che altre aziende lascino il Cratere sismico. E soprattutto per spingerne altre a investire e ad aprire nei 138 comuni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria e creare posti di lavoro. “Resto al Sud”, provvedimento nato sei anni per contrastare la desertificazione industriale del Mezzogiorno, viene esteso anche ai territori del Centro Italia colpiti dal terremoto del 2016. Aree che dopo gli eventi di otto anni fa hanno registrato un costante spopolamento e hanno visto le loro economie correre sempre più verso il baratro. In campo anche Invitalia e l’ente Microcredito nazionale.

Negli anni successivi al terremoto, l’Istat ha stimato nei 138 comuni del Cratere un calo della popolazione residente del 6,3 per cento. Il fatturato delle imprese è sceso di quasi 8 punti. Soltanto nella porzione dell’area sismica Marche hanno chiuso 5mila realtà e si sono persi 1.500 posti di lavoro. Non a caso, le stesse Marche e l’Umbria sono state retrocesse dalla Ue dal club dei più ricchi a quello delle regioni “in transizione”, dove trovano l’Abruzzo e un reddito medio degli abitanti pari al 75 per cento di quello al resto dell’Unione.

Anche per questo il governo ha deciso di introdurre nel decreto Coesione firmato dal ministro alle Politiche europee e al Pnrr, Raffaele Fitto, il pacchetto di misure “Resto al Sud 2.0 – Aree sisma”. Spiega Guido Castelli, commissario alla ricostruzione nel Cratere e uno degli ispiratori del provvedimento: «L’obiettivo è quello di applicare anche in questi territori sempre più deboli le misure già lanciate nel Mezzogiorno, come quelle create con il pacchetto per la Zes unica». Le zone economiche speciali nelle quali rientra al momento soltanto l’Abruzzo. «Anche perché, con la più generale “meridionalizzazione” di vaste aree del Centro Italia, le condizioni tra questi due quadranti sono molto simili.

I FINANZIAMENTI

Resto al Sud 2.0 aree sisma è destinato principalmente agli under35. Ma saranno destinate risorse anche a imprenditori di età maggiore, se sono soci e non amministratori delle imprese che già operano e si insedieranno nel Cratere. Nel pacchetto sono presenti finanziamenti per il rilancio e per l’avvio di attività di lavoro autonomo, imprenditoriali e libero-professionali, in forma individuale o collettiva, comprese quelle che prevedono l’iscrizione ad ordini o collegi professionali. Destinatari sono, come detto, in primo luogo giovani sotto i 35 anni disoccupati, inattivi od inoccupati. Guardando agli incentivi, sono messi in campo un voucher di avvio in regime de minimis, non soggetto a rimborso, utilizzabile per l’acquisto di beni, strumenti e servizi per l’avvio delle attività e per l’importo massimo di 40mila euro. Che sale di 10mila se gli strumenti sono necessari per la transizione energetica. Previsto poi un aiuto in regime de minimis per programmi di spesa di valore non superiore a 120mila euro, per il 75 per cento a fondo perduto per l’avvio dell’attività. Meccanismo che può arrivare anche ai duecentomila euro.

I COMPITI

Invitalia erogherà gli incentivi, Ente Nazionale Microcredito si occuperà di formazione, l’ufficio del commissario per la ricostruzione farà da consulente sul fronte burocratico e coinvolgerà giovani, scuole, stakeholders per aumentare il numero di progetti imprenditoriali da finanziare.

Castelli sottolinea che «l’intervento di sostegno alla creazione di impresa e di lavoro autonomo e professionale promosso attraverso il decreto Coesione e attraverso la creazione di un fondo specifico costituisce un’iniziativa importante. L’aver previsto una intensità di aiuto dell’intervento per le aree del sisma del 2016 parametrata a quella concessa alle aree del Mezzogiorno, peraltro limitrofe, costituisce un segnale di attenzione alla ripresa economica dei territori, che ritengo possa in futuro essere preso in considerazione anche per quanto riguarda l’intensità di intervento di tutte le politiche attive e di incentivo alle assunzioni».

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